Come effetto del conflitto armato tra governo e gruppi separatisti delle regioni anglofone del nord del Camerun, è stato ucciso il 7 novembre scorso Fratel Cyprian Ngeh, un frate infermiere dei Figli dell’Immacolata Concezione.

L’agguato all’arma bianca è avvenuto nel quartiere di Ndamukong, a Bamenda mentre il religioso tornava nella struttura ospedaliera, dopo aver accompagnato a casa un membro della sua équipe. 

Era stato infermiere e direttore del Centro medico cattolico dell’Immacolata Concezione (CFIC) di Njmafor.

Bamenda è il capoluogo della regione del nord-ovest del Camerun, in preda dal 2016 alla guerra per separarsi dal resto del Paese in maggioranza francofono.

L’ospedale dove lavorava fratel Cyprian “è specializzato in attività materno-infantili, è stato concepito per garantire alla popolazione, in particolare a partorienti, madri e neonati, un servizio di qualità e un accompagnamento non solo medico, ma anche umano e spirituale a quanti vivono in una situazione di sofferenza”. 

I ribelli, che si autodefiniscono “Ambazonians” (Ambazonia è il loro pseudo-Stato nel Camerun occidentale), attaccano spesso i civili che accusano di collaborare con il governo di Yaoundé.

Lunedì scorso l’attacco a un villaggio ha causato 25 morti.

 La strage è avvenuta nella notte a Egbekaw, nel sud-ovest. Le vittime sono 19 uomini, 5 donne e un bambino di 8 anni, informa il ministero delle Comunicazioni, che punta il dito contro «il piccolo gruppo terroristico secessionista chiamato Manyu Unity Warriors».

 Gli aggressori hanno appiccato il fuoco a diverse case prima di sparare a bruciapelo contro le persone che cercavano di scappare.

Le Ong internazionali accusano sia i ribelli indipendentisti sia le forze di sicurezza di crimini contro i civili.

Il Camerun, che ha quasi 30 milioni di abitanti, da 41 anni è governato con il pugno di ferro dal presidente Paul Biya, leader repubblicano più longevo nella tenuta del potere nel mondo.