TERRORISMO: Il Burkina Faso, terra martoriata dall’odio e dalla violenza, si trova ancora una volta a piangere le vittime di un attacco terroristico brutale e vigliacco. Nelle prime ore di domenica 25 febbraio 2024, mentre i fedeli si riunivano per pregare, uomini armati hanno scatenato l’inferno sia contro una chiesa cattolica a Essakane che contro una moschea a Natiaboani, seminando morte e distruzione senza pietà.

Le cifre di questa barbarie sono sconcertanti: dozzine di persone innocenti, riunite per celebrare la loro fede, sono state strappate dalla vita in un attimo di follia omicida. Donne, uomini, anziani e bambini sono diventati vittime di un odio cieco e insensato, senza alcuna considerazione per la sacralità della vita umana o per la diversità delle credenze religiose.

L’attacco alle due case di culto, sia cattolica che musulmana, non solo ha portato morte e distruzione, ma ha anche ferito profondamente il tessuto sociale del Burkina Faso. In un paese dove le comunità religiose hanno convissuto in armonia per secoli, questo attacco rappresenta un attacco non solo alla religione, ma anche alla coesione e alla solidarietà tra i cittadini.

Il tessuto sociale burkinabé, tradizionalmente
pacifico è ora profondamente scosso

Ma di fronte a questa tragedia, emerge anche un forte messaggio di speranza e solidarietà. Le parole di Papa Francesco, esprimendo il suo dolore e la sua solidarietà alle vittime e alle loro famiglie, ci ricordano che non importa quale sia la nostra fede, siamo tutti uniti nel rifiutare l’odio e la violenza. Il Papa ci esorta a rispettare i luoghi sacri e a combattere contro qualsiasi forma di violenza, affinché possiamo promuovere i valori della pace e della tolleranza.

Questo attacco barbaro ci ricorda l’importanza di rimanere uniti e solidali nella lotta contro il terrorismo e l’estremismo violento. Dobbiamo continuare a lavorare insieme, a livello nazionale e internazionale, per affrontare le radici profonde di questa violenza e per proteggere la vita e la dignità di tutte le persone, ovunque esse si trovino.

Il Burkina Faso ha subito una ferita profonda, ma la sua resilienza e la sua determinazione nel respingere l’odio e la violenza sono più forti che mai. Ora più che mai, dobbiamo essere al loro fianco, offrendo il nostro sostegno e la nostra solidarietà mentre lottano per costruire un futuro di pace e prosperità per tutti i loro cittadini.

Tutti si chiedono ora movente e mandante di un atto di efferata violenza che si direbbe estraneo a un terrorismo da fondamentalismo religioso.

Dopo che Burkina Faso ha voltato le spalle alla Francia e strizzato l’occhio alla Russia, si trova di fronte a una minaccia crescente contro la sua democrazia e i diritti fondamentali dei suoi cittadini. 

La giunta militare di Traoré arresta e deporta personalità scomode

Non a caso il Burkina Faso è l’unico , tra i Paesi golpisti del Sahel, al quale la CEDEAO ha mantenuto le sanzioni dopo il colpo di Stato.

La tattica utilizzata dalla giunta del capitano Ibrahim Traoré è sempre la stessa: uomini mascherati, che si identificano come “agenti della sicurezza dello Stato”, prendono di mira le personalità scomode e le portano via verso una destinazione sconosciuta.

La popolazione burkinabé vive ora in uno stato di terrore e di intimidazione. La paura di esprimere opinioni contrarie al regime ha paralizzato il dibattito pubblico e ha gettato un’ombra sulla democrazia nel paese. La comunità internazionale non può restare in silenzio di fronte a questa flagrante violazione dei diritti umani e dei principi democratici. 

Si tratta di capire se questa barbarie sia indotta dal governo per mantenere il suo potere di fronte a una perdita di consenso interno e appoggio internazionale o provenga da forze esterne al Paese per accelerare la caduta dell’autarca Traorè.