IL FATTO: La provincia di Bergamo si è nuovamente tinta di dolore e tristezza, mentre un’altra vita è stata tragicamente spezzata nel tentativo di recuperare un po’ di calore e conforto da un cassonetto per la raccolta degli abiti usati. La mattina del 6 maggio, poco prima delle otto, un giovane di circa 30 anni, la cui identità ancora resta un mistero, è stato scoperto incastrato tra le sue pareti metalliche, nella località di Canonica d’Adda.

Si suppone che il giovane, forse straniero, abbia cercato disperatamente un modo per difendersi dal freddo pungente e dalla pioggia battente, sperando di trovare un maglione o una coperta tra gli indumenti abbandonati. Tuttavia, il suo tentativo di sopravvivenza si è trasformato in tragedia quando è rimasto bloccato, incapace di liberarsi dalla stretta mortale del cassonetto.

Questa non è la prima volta che il territorio bergamasco è stato scosso da un evento così tragico. Nel maggio del 2020, a pochi chilometri di distanza, un’altra famiglia ha dovuto affrontare l’indicibile dolore della perdita quando Karim Bamba, un bambino di soli 10 anni, ha trovato la morte in circostanze simili. Anche lui era stato vittima dell’ingranaggio crudele di uno di quei cassonetti gialli, che si era chiuso su di lui, soffocandolo.

La storia di Karim ha suscitato un’ondata di indignazione e dolore, ma purtroppo, non è stata sufficiente a prevenire ulteriori tragedie simili. Dopo la sua morte, almeno altre due giovani vite sono state sacrificate nel 2022 nei meandri di quei cassonetti apparentemente innocui.

Il pubblico ministero ha segnalato episodi simili verificatisi anche prima della tragedia di Karim, mettendo in luce una serie di incidenti che avrebbero dovuto fungere da campanello d’allarme. Tuttavia, sembra che la voce del dolore sia stata soffocata dal clamore delle questioni burocratiche e delle normative.

I cassonetti gialli, simbolo di solidarietà e riciclo, dovrebbero essere una risorsa per la comunità, un modo per ridare valore agli abiti non utilizzati e sostenere coloro che ne hanno più bisogno. Tuttavia, dietro questa facciata di altruismo, si nasconde un pericolo mortale che continua a mietere vittime innocenti.

Mentre il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e gli enti competenti discutono di responsabilità e normative, le famiglie piangono i propri cari perduti, vittime di un sistema che ha fallito nel proteggere i più vulnerabili.

Oggi, mentre riflettiamo su questa tragedia, dobbiamo chiederci se stiamo facendo abbastanza per proteggere la vita umana. Dobbiamo trasformare il nostro dolore in azione, affinché nessun’altra famiglia debba mai sperimentare il tormento di perdere un proprio caro in circostanze così assurde e evitabili.