Nell’ex Birmania, a due anni dal colpo di stato, c’è una recrudescenza della violenza soggiacente alla crisi economica e sociale. Per l’ONU è giunto il momento di intervenire. 

A un mese dal via dell’offensiva militare contro l’esercito del Myanmar nello Stato Kayah, le forze etniche Karen hanno assunto il controllo della capitale Loikaw e della cittadina strategica di Moebye, fondamentale per il controllo e il rifornimento di altre città dello Stato Kayah.

In attesa di istituire una amministrazione che sostituisca gli uomini della giunta, le milizie hanno assunto il controllo della sicurezza a tutela della popolazione.

“Stiamo effettuando attacchi con molta cautela – riferisce il colonnello Phone Naing – per evitare vittime e danni civili”. “Prima rimuoveremo tutte le truppe della giunta, poi istituiremo un meccanismo amministrativo”. 

Di recente la giunta militare aveva bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari alla popolazione, arrivando persino a occupare  la cattedrale nel tentativo di punire ribelli e civili e farsi scudo in un luogo sacro. 

La dissacrazione dei soldati nei confronti dei luoghi di culto ha impressionato anche i buddhisti, raccontano fonti di AsiaNews. 

Nel frattempo la Cina sta cercando di mediare colloqui di pace tra la giunta golpista e le milizie della resistenza, al momento con scarso successo.

Intanto la Karenni Humanitarian Aid Initiative (Khai) riferisce che almeno 82 civili sono morti fra l’11 novembre (inizio dell’operazione 1111) e l’8 dicembre scorso, fra cui 39 uomini, 18 donne, 12 minori, due monaci novizi e 11 persone che non hanno potuto essere identificate. 

Il vescovo, Mons. Celso Ba Shwe, dopo essere stato testimone della devastazione totale della cattedrale di Cristo Re, ha abbandonato la città. 

Era riuscito a tornare alla chiesa per recuperare alcuni documenti e ha trovato la devastazione più totale. “Segni di morte e di dissacrazione sono stati trovati all’interno della chiesa”, hanno detto le fonti, citando anche lo stupro di donne i cui corpi dilaniati sono stati ritrovati nei pressi della cattedrale. 

“Diverse volte le autorità di fatto del Myanmar avevano chiesto al vescovo di Loikaw di utilizzare il compound della cattedrale come base militare operativa”. 

L’esercito si è alla fine preso il luogo di culto con la forza.

Migliaia di sfollati continuano a migrare da una regione all’altra nel tentativo di evitare i bombardamenti. All’interno della diocesi di Loikaw, circa 26 delle 41 parrocchie sono state del tutto abbandonate.

Nel frattempo la Cina, che aveva finora evitato il coinvolgimento diretto nel conflitto, nei giorni scorsi ha dichiarato di aver mediato i colloqui tra l’esercito golpista e le tre milizie etniche che il 27 ottobre  hanno lanciato nel nord del Myanmar l’Operazione 1027, un’offensiva congiunta per la riconquista del Paese.

Dopo la notizia riguardo i colloqui di pace (di cui un secondo round dovrebbe svolgersi entro la fine del mese), però, ieri le tre milizie hanno riaffermato la volontà di sconfiggere il regime militare al potere. 

“Sono stati compiuti progressi significativi, ma raggiungere i nostri obiettivi completi richiede più tempo e sforzi continui”, hanno scritto le tre milizie sul social X, senza menzionare i colloqui. “Il nostro impegno rimane forte nei confronti dell’intera popolazione del Myanmar”.