Il recente insediamento di Anura Kumara Dissanayake come presidente dello Sri Lanka segna un momento cruciale nella storia politica del paese. Leader del Fronte Popolare di Liberazione (Janatha Vimukthi Peramuna, JVP), Dissanayake ha un passato di militanza marxista e ha guidato un movimento politico che, nei decenni passati, ha intrapreso persino insurrezioni armate. Oggi, pur mantenendo una retorica incentrata sulla giustizia sociale e sull’uguaglianza, ha abbandonato l’approccio rivoluzionario in favore di politiche economiche più moderate, sebbene il suo governo resti critico verso le élite corrotte e le politiche neoliberiste che hanno devastato il paese .
La sua elezione arriva dopo anni di crisi economica devastante che ha colpito lo Sri Lanka, culminata con il default del 2022 e la caduta del presidente Gotabaya Rajapaksa. Dissanayake ha promesso un cambiamento radicale, con una particolare attenzione alla redistribuzione della ricchezza e alla rinegoziazione degli accordi con il Fondo Monetario Internazionale, che hanno imposto austerità e sofferenze alla popolazione .
Il suo credo marxista, pur adattato alle necessità attuali, riflette una forte opposizione all’establishment economico e politico che ha dominato il paese. La sua vittoria è vista come un segnale di speranza per molti cittadini che chiedono maggiore equità sociale e una ripresa economica basata su politiche di giustizia distributiva .
Tuttavia, la sfida che Dissanayake dovrà affrontare è enorme: gestire un paese profondamente indebitato e diviso, mentre cerca di bilanciare relazioni geopolitiche complesse con Cina e India, e di risollevare un’economia in crisi.