Quest’anno il vescovo di Padova e il Rettore della Basilica del Santo hanno voluto ricordare in un messaggio congiunto la figura di S. Antonio di Padova.

Le origini del santo più popolare del pianeta, apprezzato anche dai musulmani del Libano e della Turchia, risalgono a Lisbona.

La capitale portoghese accoglierà ad agosto i giovani di tutto il pianeta nel mega-raduno della GMG con Papa Francesco.

S. Antonio come consacrato non nasce francescano. 

Faceva parte dei Canonici Regolari della Santa Croce a Coimbra nella cui università si formò diventando una mente illustre.

Nel 1977 quest’Ordine, nel frattempo estinto, sarà restaurato e trasferirà il prestigioso Institutum Sapientiae ad Anapolis in Brasile.

Padova è invece la città che custodisce le sue spoglie e il luogo dove ha terminato il suo pellegrinaggio terrestre.

Antonio è un santo tanto popolare quanto attuale.

Mons. Claudio Cipolla e fra Claudio Ramina sono ben consapevoli del momento storico che stiamo vivendo.

In questo messaggio congiunto invocano innanzitutto la pace, di cui il popolare frate sepolto a Padova, ne fu promotore.

Ricordano, in modo particolare, l’Ucraina e il Sudan, ma anche i sofferenti dei disastri ambientali, come gli alluvionati della vicina Emilia-Romagna.

Antonio viene descritto come uomo intelligente e coraggioso.

Sapeva interpretare le esigenze del suo tempo e inculturarvi il Vangelo.

Rimase impressionato dai protomartiri francescani che vide partire per il Marocco e ritornare con le teste mozzate.

Volle diventare uno di loro indossando il ruvido sai francescano e recandosi nel Nordafrica.

Le tempeste del Mediterraneo lo fecero però naufragare a Capo Milazzo in Sicilia da dove risalì la Penisola.

Colpisce di lui la grande umiltà.

È una lezione per la nostra epoca dell’apparire e dell’apparenza.

È solo fortuitamente, nel corso di una predica, che si scoprirono le doti intellettuali di fra Antonio.

S. Francesco, che conobbe al Capitolo delle Stuoie ad Assisi, lo designò Maestro dei futuri sacerdoti dell’ordine.

Antonio aveva un grande zelo missionario e predicava di città in città.

Se S. Francesco “predicava agli uccelli”, a Rimini S. Antonio predicò ai pesci!

Sono prodigi di Dio che indicano come questi due alfieri del cristianesimo medievale abbiano vissuto in modo integrale il rapporto dell’uomo con il creato.

Colpisce di lui la grande umiltà.

Il suo udito non era solo sensibile alla Parola di Dio e alla sua voce nella preghiera mentale.

Antonio si metteva all’ascolto del grido dei poveri e degli oppressi.

Lottò contro gli usurai e gli sfruttatori del prossimo.

Sant’Antonio sapeva ascoltare, sapeva parlare, ma sapeva anche agire.

Antonio ci invita a utilizzare la nostra intelligenza, ad avere il coraggio di pensare, non per astrarsi da ciò che accade, ma per dimorare nel mondo con realismo concreto e dedizione appassionata, solidale. 

Raddolcì i potenti, convertì i peccatori, dando loro una nuova possibilità che non li inchiodasse agli errori commessi.

Oggi la condanna facile, l’opinione scagliata come macigno definitivo, il pettegolezzo arcigno e sadico sono tutte piaghe che avvelenano la nostra vita, pubblica e privata. 

Il dono più incredibile e bello che possiamo sempre scambiarci, tra fratelli e sorelle, è quello del perdono reciproco, fatto di abbracci e di sguardi che incarnano la misericordia del Signore per tutti noi suoi figli e figlie.