La prima parte di una riforma costituzionale è passata lunedì 24 luglio, nonostante il concerto di proteste di centinaia di migliaia di israeliani.

“Democrazia o ribellione! Erano almeno 20.000 a protestare fuori dal Parlamento israeliano, con i cannoni d’acqua della polizia antisommossa che a malapena rompevano il caldo torrido dell’estate. 

Nella Knesset climatizzata, al termine di una sessione tempestosa, i deputati hanno finalmente approvato, lunedì 24 luglio, in terza lettura, un testo di legge che riduce i poteri di supervisione del ramo giudiziario sulle decisioni dell’esecutivo.

Questo emendamento, che impedisce alla Corte Suprema di invalidare alcune decisioni perché sarebbero “sragionevoli”,rimuoverà in particolare l’unico contrappeso alla nomina di alti funzionari, aprendo la strada alla politicizzazione di alcune posizioni. 

È la prima pietra della “riforma giudiziaria”che il governo Netanyahu ha deciso di mettere in atto da gennaio, nonostante la feroce opposizione di gran parte della popolazione.

Da mercoledì, più di 10.000 riservisti, tra cui un migliaio di piloti, hanno annunciato che non si presenteranno al loro servizio se la legge fosse stata approvata. 

È clamoroso in una società in cui tutti i cittadini ebrei servono questo “esercito del popolo”.

“È la distruzione del tempio”

Ritengono di non avere scelta e vedono questa riforma come una deriva verso la dittatura e la teocrazia, e quindi un pericolo esistenziale, un tradimento dello spirito del sionismo. 

Lunedì, un enorme striscione anonimo ha accolto gli automobilisti a Gerusalemme – “Non è una riforma giudiziaria. È la distruzione del tempio”– ricordando che da mercoledì sera gli ebrei commemorano Tisha Beav, data della distruzione dei due Templi.

La Corte Suprema israeliana dovrà ora decidere sulla costituzionalità di questo nuovo emendamento. Convalidare è autocastrarsi. 

Il ritocco è dare polvere agli artificieri della riforma, e rischiare di rafforzare l’idea che l’élite decida a spese degli eletti.

 “Questa non è solo la lotta di Israele, si legge nel primo comunicato dei manifestanti dopo il voto.C’è una pandemia di autocrati che vogliono sempre più potere, attaccano la stampa libera, le ONG, smantellano la democrazia… Non abbiamo scelta. Non possiamo lasciar andare nulla. 

Giovedì inizia la tregua parlamentare estiva in un paese sotto alta tensione.