Bambini rapiti, albini massacrati, cadaveri mutilati… Per attirare fortuna e potere, alcuni valutano costose cerimonie macabre o traffico di organi. Indagine su uno scandalo che, stranamente, riemerge prima di ogni elezione.

È una lista da non banalizzare quella delle vittime di barbarie rituali.

In Camerun a Yaoundé nel quartiere Mimboman a più riprese e nello stesso posto si sono ritrovati corpi mutilati e sventrati di donne.

Nella provincia di Simiyu, nel nord della Tanzania, per l’ennesima volta, la polizia procede all’arresto di una coppia di guaritori, assassini di un albino da cui avevano prelevato le gambe dopo averlo massacrato con un’ascia.

Nello stato di Benue, nel sud della Nigeria, lo stesso giorno due adolescenti sopravvissuti per miracolo raccontano come sono stati rapiti sulla strada per la scuola e portati in una radura, dove una decina di giovani attaccati l’uno all’altro aspettavano di essere decapitati per ordine di una vecchia.

A Ibadan, terza città della Nigeria, un’unità antigang dà l’assalto a un edificio abbandonato, ferocemente difeso da miliziani armati di fucili, archi e machete.

All’interno di quella che la stampa chiamerà “la casa dell’orrore”, un incubo di scheletri, corpi tagliati e quindici prigionieri incatenati in uno stato di estrema malnutrizione.

A Makokou, capoluogo della provincia dell’Ogooué-Ivindo, luogo di alta concentrazione feticista nel nord-ovest del Gabon, la polizia ha indagato sul caso di una dozzina di camerunesi scomparse senza lasciare traccia.

Qui come altrove, dalla Costa d’Avorio al Sudafrica, dal Togo al Kenya, bambini, disabili, adulti continuano ad essere inghiottiti nella spirale mortale del fascino per i valori materiali e le questioni di potere.

I crimini rituali e il traffico di organi sono diventati un commercio transnazionale, attraente e fiorente dove tutto si compra e si vende in pezzi: cuore, occhi, pene, clitoride, cervello, arti, capelli, unghie, sangue, lingua… 

In Nigeria il Governo riuscì a smantellare nel 2011 e nel 2012 diverse “fabbriche per bambini”, dove donne disperate venivano a consegnare a pagamento la loro prole a scopo di “smontaggio”. 

Nessuno si fa illusioni: è solo la punta di un iceberg di omicidi rituali.

La paura del vampirismo

Ovunque, il livello di frequenza di questa criminalità aumenta bruscamente con l’avvicinarsi delle scadenze sociali e politiche, soprattutto in tempi pre-elettorali. 

In Gabon, Camerun, nei due Congo, in Africa orientale, in Nigeria e fino alla Guinea-Bissau, la popolazione vive in quell’epoca uno stato di stress permanente.

 Torna la sindrome dell’auto con i finestrini oscurati che attende i bambini isolati all’uscita dalle scuole e la macabra danza dei visitatori notturni dei cimiteri alla frenetica ricerca di ossa umane. 

Si evitano le spiagge e i vicoli poco illuminati.

 La paura del “vampirismo” è onnipresente.

Per quanto sia fondata – gli esempi di uomini politici che ricorrono a questo tipo di pratiche sono numerosi -questa psicosi collettiva ricorrente è comunque accettata come banale e culturalmente integrata dalle popolazioni.

Quasi tutte le personalità che occupano posizioni superiori nel servizio pubblico, i ministri e in primo luogo i capi di stato, passano in Africa centrale per individui a cui la stregoneria è stata favorevole. 

Ed è comune, a Brazzaville, Libreville, Kinshasa o Kampala, che la ricchezza degli uomini d’affari e il potere dei politici siano fondati, come ha analizzato l’accademico gabonese Joseph Tonda, “sulla schema dell’uccisione degli altri e del loro consumo”.

Questo potere stregone, che si detiene dopo aver “mangiato”, in senso letterale o occulto, il principio vitale di una vittima, o addirittura del proprio figlio, spiega spesso agli occhi dell’opinione l’ascesa sociale, la fortuna, o anche il mantenimento indefinito sul trono presidenziale. 

Dopotutto, i capi di stato africani non sono gli ultimi a vagare in un universo esoterico e globalizzato popolato da magia voodoo o indiana, cabala new age e talismani sciamanici. 

L’animale totem di un Mobutu non era la pantera carnivora?

In paesi in cui il feticismo politico convive con disuguaglianze sociali molto forti e dove il successo dipende molto più dall’appartenenza a una famiglia e a un clan che dal lavoro individuale di ciascuno, come in Gabon, Guinea Equatoriale, Congo o anche in Nigeria, non c’è da meravigliarsi che la classe politica sia sistematicamente accusata di sponsorizzare omicidi rituali, che generalmente rimangono impuniti per non risalire agli alti mandanti.

Leggende di antropofagia

Certo, anche qui siamo nel campo avvelenato di false voci, come quella dei “ladri di organi genitali”, rimasta famosa e che ha fatto decine di vittime innocenti linciate a morte in Senegal, Ghana, Gabon e Nigeria, tra il 1999 e il 2001 – e che riapparve a Nkongsamba, Camerun, all’inizio del 2014. 

Certo, la leggenda spacciata dai suoi oppositori secondo cui il presidente equato-guineano Obiang Nguema avrebbe l’abitudine di divorare testicoli umani non ha più realtà dell’antropofagia attribuita a Jean-Bedel Bokassa o del vampirismo dei rabbini russi del XIX secolo, colpevoli, secondo la polizia dello zar, di confezionare pane azzimo con il sangue dei cristiani.

Tuttavia, che ci piaccia o no, i crimini rituali sono una realtà che va denunciata e punita, mentre la giustizia e la polizia sono troppo spesso impotenti, paralizzati o addirittura complici di fronte a questo fenomeno in piena espansione. 

Sarebbe anche auspicabile, se non correre il rischio di vedere le loro analisi costantemente smentite dai fatti, che i diplomatici, le ONG, le istituzioni finanziarie e i media occidentali escano dai loro prismi eurocentrici e prendano seriamente in considerazione questa “altra Africa” in senso lato, soprattutto quando pretendono di decifrare le traiettorie dei politici e le elezioni pluraliste.

La stampa ci sguazza

Mettere in prima pagina, “Crimini rituali”,  fa vendere i giornali.

Tra fantasia e realtà, i racconti e le conclusioni più azzardate oscurano una stampa avida di emozioni forti e che trova senza difficoltà un pubblico paranoico. 

Questi crimini erano trattati normalmente nelle pagine di cronaca.

Oggi le storie si sono moltiplicate, col rischio di arrivare al crimine rituale un po’ in fretta.

In Camerun, un uomo d’affari è stato dato in pasto all’opinione pubblica da un ministro, rovinando in modo duraturo la reputazione dell’uomo d’affari. 

È accaduto, nell’ambito delle espulsioni di migranti RD congolesi verso Congo-Brazzaville, che alcuni di loro sono stati accusati senza prove dai media di aver rubato bambini per scopi rituali.

“Da quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credano in nulla: credono a tutto”.
(Gilbert Keith Chesterton)