È passato poco più di un anno dallo scoppio delle ostilità in Ucraina.
L’esercito della Federazione Russa, in un’operazione militare speciale da blitzkrieg, ha cercato di conquistare la regione del Donbass e spodestare il presidente Zelenski puntando sulla conquista di Kiev.
Grazie al supporto militare anglo-americano ed europeo e grazie soprattutto alla difesa determinata degli ucraini, il disegno di Putin è fallito, almeno secondo le modalità primordiali.

I motivi della guerra sono già stati trattati ampiamente sulla rivista Mediafighter in un articolo del 13 marzo 2022.
Il bilancio delle operazioni belliche mostra oggi gli effetti devastanti sulle persone e cose in una recrudescenza di violenze rappresentate da morti, feriti, stupri e deportazioni.

Crimini di guerra

L’Onu accusa Mosca di aver commesso un numero considerevole di crimini di guerra come il trasferimento e la deportazione di bambini, che viola il diritto umanitario internazionale.
Alle centinaia di migliaia di morti militari e civili da ambo gli schieramenti, si aggiungono i milioni di profughi che hanno trovato rifugio soprattutto in Polonia.
Si è purtroppo parlato anche di solidarietà selettiva e razzista in considerazione del trattamento privilegiato riservato agli ucraini rispetto ai profughi africani ed afghani che negli anni precedenti avevano cercato di entrare in Europa da Oriente.
In questa imprevedibile guerra di logoramento si sono interposti alcuni attori internazionali come la Turchia e la Cina per un negoziato di pace. I loro interessi particolari e le loro alleanze trasversali, tuttavia, li hanno resi poco credibili ed efficaci.
Sorprende, poi, il fatto che proprio l’Europa non abbia ancora capito che la pace non si può imporre con le armi.
Le umiliazioni del mondo tedesco durante la Grande Guerra generarono il revanscismo nazista con tutte le sue mostruosità.

La Santa Sede per la pace

Una voce fuori dalle corti del potere è quella di Papa Francesco.
Sin dall’indomani dell’invasione dell’Ucraina ha personalmente incontrato l’ambasciatore della Russia per un cessate il fuoco e una rapida risoluzione del conflitto. Ha persino contemplato anche un incontro con Putin e Zelenski, ma i tempi non sono ancora maturi.
Papa Francesco ha pianto a piazza di Spagna per il consueto omaggio alla statua dell’Immacolata l’8 dicembre 2022.
Era la commozione di un uomo che avrebbe voluto celebrare la fine dell’anno all’insegna della pace e cha ha dovuto invece continuare a fare la conta delle vittime.
I suoi colloqui con il Patriarca di Mosca Kirill sono andati a finire nel vuoto, dopo che la massima autorità della Chiesa Ortodossa Russa ha parlato in termini jihadisti promuovendo la mobilitazione alle armi e “promettendo il Paradiso” a chi si sarebbe battuto e sacrificato per la madre Russia.
Molte moglie e madri dei soldati prigionieri scrivono al Papa per la liberazione dei loro mariti e dei loro figli impegnando assiduamente l’azione diplomatica e umanitaria della Santa Sede.

Rimane da chiedersi quando si metterà un punto finale al conflitto.

Economia di guerra

Le risorse militari sicuramente sono destinate a scemare benché la guerra sia servita anche a incrementare un’economia per troppo tempo piuttosto virtuale.
I recenti crack finanziari e bancari negli USA e in Svizzera ne sono la prova.
Ciò che già preoccupa è il dopoguerra.
Si sta infatti riscrivendo un nuovo assetto geopolitico dove la superpotenza americana vuole ulteriormente incrementare la sua egemonia umiliando il nemico storico che è la Russia e mandando segnali al nemico emergente che è la Cina.
Preoccupa inoltre la corsa agli armamenti della Germania che vede piuttosto la Polonia come nuovo partner strategico degli USA nel cuore dell’Europa.
Sembra che le alleanze di un tempo cedano il posto alla nuova diffidenza.

Mai più guerra!

Papa Francesco invita al capovolgimento della logica fratricida.
Propone la «civiltà dell’incontro», anche fra fedi, come sola alternativa «all’inciviltà dello scontro».
Papa Francesco il 29 marzo 2022 citava don Tonino Bello, “profeta di pace” dicendo che «tutte le guerre trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti». Quando cancelliamo il volto dell’altro, allora possiamo far crepitare il rumore delle armi. Quando l’altro, il suo volto come il suo dolore, ce lo teniamo davanti agli occhi, allora non ci è permesso sfregiarne la dignità con la violenza.
Di fronte alle immagini di morte che ci arrivano dall’Ucraina è difficile sperare. Eppure, ci sono segni di speranza. Ci sono milioni di persone che non aspirano alla guerra, che non giustificano la guerra, ma chiedono pace. Ci sono milioni di giovani che ci chiedono di fare di tutto, il possibile e l’impossibile, per fermare la guerra, per fermare le guerre.
È pensando innanzitutto a loro, ai giovani, e ai bambini, che dobbiamo ripetere insieme: mai più la guerra. E insieme impegnarci a costruire un mondo che sia più pacifico perché più giusto, dove a trionfare sia la pace, non la follia della guerra; la giustizia e non l’ingiustizia della guerra; il perdono reciproco e non l’odio che divide e che ci fa vedere nell’altro, nel diverso da noi, un nemico.
L’enciclica Fratelli tutti rivelava profeticamente l’insorgenza di conflitti anacronistici che si ritenevano superati.
Viene detto che non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra!