APPROFONDIMENTI: La pace vera, quella duratura e radicata nel tessuto sociale, non può essere urlata, deve trovare il proprio grembo nel cuore dell’uomo e nella coscienza: «La Pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità»

È la via del multilateralismo culturale che guarda ai poveri come fulcro e meta dell’alleanza culturale, fondata sull’umiltà e sulla tenerezza delle debolezze e precarietà, limite alla dignità universale, lente di impegno politico a favore delle persone più deboli, bisognose di autentica promozione di benessere integrale. 

Una visione olistica, globale e locale, nella quale esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. Come si afferma nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium “ La realtà semplicemente è, l’idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell’immagine, del sofisma. Da qui si desume che occorre postulare un terzo principio: la realtà è superiore all’idea. Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtà: i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti più formali che reali, i fondamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza.” 

La realtà semplicemente è, l’idea si elabora

Papa Francesco

Appare necessario proporre un laboratorio culturale dei popoli per una società mondiale aperta nella quale l’integrazione delle deferenti culture, con i differenti stili di vita, radicati nei vari contesti, offre la possibilità di aprire un officina sperimentale di progetti concreti, “ dallo scontro all’incontro” tesi a aiutare la visione di una società mondiale protesa alla sinfonia delle diversità, in ascolto reciproco, capace di praticare una vera ecologia sociale e umana, presupposto di quella ambientale. 

Se l’ecologia è studio delle relazioni tra ambiente e organismi naturali e ambiente e organismi sociali, l’approccio alla problematica ecologica postula necessariamente una visione sinfonica, da realizzarsi mediante l’esercizio concreto dell’interdisciplinarietà, che richiede una metodologia alternativa alla specializzazione, caratterizzante l’impianto scientifico moderno. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. 

In tale prospettiva è vivente l’idea di accompagnare dal basso il pensiero della reciproca scoperta, la meraviglia del conoscersi come abitanti del grande giardino comune, un cammino di promozione culturale della famiglia come luogo, come area geografica, come casa comune.  

I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale. Ma ciò alimenta solo la cultura dello scontro tra blocchi di potere contrapposti e i limiti per una speranza di sviluppo integrale dei popoli e dei territori.

Se riusciamo ad adottare un programma mondiale di nuova collaborazione, con una prospettiva capovolta di sguardo che veda al centro le povertà diffuse, possiamo valorizzare il limite come elemento comune e multilaterale che accompagna il sincero desiderio per un lavoro di ricerca teso ad individuare una concezione giuridica ed economica che trasforma il rapporto con le cose. 

Riprendendo le riflessioni fr. Giuseppe Buffon “La povertà rivoluziona il diritto di proprietà e il diritto di accumulo delle medesime, perché non è solo vuoto di potere, ma anche di possesso; essa relativizza il valore esclusivamente monetario, che le leggi di mercato attribuiscono ai beni. L’opzione per la povertà, introducendo il concetto di uso sobrio delle cose, assegna ad esse un valore sociale, commisurato cioè alla dignità di ogni singola persona, e soprattutto creaturale, stimato cioè sulla base dell’effettiva disponibilità delle risorse fruibili dall’essere umano, custode del giardino. A stabilire il valore delle cose è allora il contesto delle relazioni sociali e quello delle relazioni tra tutti gli esseri umani. La madre terra, che ci nutre e governa, è la nostra casa comune, nella quale tutti godono del pieno diritto all’ospitalità. Per ritrovare l’equilibrio e quindi la piena sostenibilità umana, sociale e ambientale, infondo, sarebbe sufficiente uno sguardo a quel mirabile vincolo che, proveniente da un unico principio, mette in sinergia tutti gli esseri della famiglia cosmica. È proprio questa armonia, ragion d’essere di quanto esiste, il requisito imprescindibile per la vera sostenibilità della vita. Si tratta, perciò, di riconoscere la dimensione relazionale dell’essere, autentica risorsa e condizione, affinché la vita sia davvero sostenibile.”

A stabilire il valore delle cose è allora il contesto delle
relazioni sociali e quello delle relazioni tra tutti gli esseri umani

P. Giuseppe Buffon

La promozione del diritto alla pace può essere favorita proprio da un lavoro comune sulle povertà, un’armonia operativa che parte dalle millenarie culture dell’Oriente e del Mediterraneo, delle Americhe e delle Afriche,  incontrando le bellezze e il desiderio di aiutare una grande possibilità di benessere integrale, costruzione di una società dei popoli all’interno della quale ai rapporti di forza subentrano rapporti di collaborazione, in vista del bene comune. L’attualità prova ampiamente il fallimento del ricorso alla violenza come mezzo per risolvere i problemi politici e sociali. La guerra distrugge, non edifica, svigorisce i fondamenti morali della società e crea ulteriori divisioni e durevoli tensioni. Eppure la cronaca continua a registrare guerre e conflitti armati con vittime senza numero.

Lavorare insieme tra Oriente e Occidente è possibile nella via della sincera cooperazione. 

Queste due semplici parole utilizzate nella migliore diplomazia delle culture,  custodiscono il segreto della vita della comunità internazionale e di ogni singolo Continente, Nazione e Popolo.

Come indicato nella Lectio magistralis all’Università cattolica dell’Africa centrale a Yaoundé del Card. Parolin, “ la sincerità richiama la necessità di porre sul tavolo delle trattative e delle diverse discussioni la realtà dei problemi, senza velare le situazioni con gli interessi privati, ma dichiarando con coraggio la necessità di operare per salvaguardare la dignità e la speranza di un futuro comune. “ La cooperazione risulta un fattore inevitabile se si vuole raggiungere la pace attiva e un nuova alleanza globale fondata sulle culture e tradizioni. La nostra  casa comune è possibile costruirla solo insieme, nell’incontro reciproco tra tutte le culture del mondo, nella valorizzazione integrale dei comuni desideri e speranze di futuro comune. 

la sincerità richiama la necessità di porre sul tavolo
delle trattative e delle diverse discussioni la realtà dei problemi

Card. Pietro Parolin

La collaborazione assume oggi un valore morale, nel senso che chiede di superare le diverse rivalità politiche in vista del bene comune. Nessuno si salva da solo. “Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente (cfr. LS , 236)”.

Un cammino insieme dove è autentica la ricerca comune per la giustizia, la pace e la sincera cooperazione, dove sia possibile mostrare concretamente come queste esigenze sono comuni a tutti coloro che desiderano costruire un mondo più giusto, più vero e rispettoso della dignità dell’uomo. 

Le persone che abitano il mondo hanno bisogno di risposte concrete che favoriscano uno sviluppo finalizzato all’integrità delle persone, delle famiglie e delle comunità. Riequilibrare in questo modo le relazioni della famiglia sociale, cercando un bilanciamento tra dignità e giustizia, è il fondamento della stabilità dell’ordinamento internazionale: «Ciascun popolo deve produrre di più e meglio, onde dare da un lato a tutti i suoi componenti un livello di vita veramente umano, e contribuire nel contempo, dall’altro, allo sviluppo solidale dell’umanità» Comprendere i meccanismi sociali ed economici significa prevenire le violazioni della dignità dell’uomo, in quanto in base alle scelte economiche che un Paese compie emerge su quale scala di valori si fonda. Lo sviluppo infatti non indica qualcosa di generico o liberamente interpretabile, bensì una programmazione capace di ridurre gli squilibri tra ricchi e poveri. “L’economia e la finanza non esistono per sé stesse, esse non sono altro che uno strumento, un mezzo. Il loro fine è unicamente la persona umana e la sua piena realizzazione nella dignità. […] Per questo, la novità sarebbe d’introdurre una logica che farebbe della persona umana, e in particolare delle famiglie e delle persone realmente bisognose, il centro e il fine dell’economia”.

Affrontare il tema della sincera cooperazione significa considerare la povertà estrema, i crimini contro l’umanità, i conflitti che, non conoscendo frontiere fisiche, richiedono una concertazione tra diversi attori in quanto non possono essere risolti con un’azione isolata. Più volte Papa Francesco ci ha richiamato a questa dimensione della necessità di una sincera cooperazione, invitando a: “Trovare nuove strade, per trasformare le possibilità di cui disponiamo in una garanzia che consenta ad ogni persona di guardare al futuro con fondata fiducia e non solo con qualche desiderio”.