Secondo un’inchiesta del quotidiano svizzero Le Temps,  una sessantina di preti della Fraternità Sacerdotale San Pio X (lefebvriani) sono stati identificati come «sacerdoti problematici» e potenziali abusatori. 

A riportare la notizia in Italia è il blog  Settimana News con un pezzo di Lorenzo Prezzi, prete-giornalista dei Dehoniani.

Sembra che agli abusi disciplinari si aggiungano ora quelli sessuali all’interno del movimento separatosi da Roma nel 1988.

Mons. Marcel Lefevbre, fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, metteva in discussione alcuni aspetti dottrinali del Vaticano II fino a rifiutare la riforma liturgica di S. Paolo VI.

Nessuno avrebbe immaginato che l’eccessiva preoccupazione per la “purezza” della dottrina, non coincidesse con la  purezza  morale.

Su 700 preti lefevbriani, infatti, la statistica di soggetti pericolosi è impietosa. Si arriverebbe all’8-9% del totale e cioè il doppio o addirittura il triplo – a seconda dei Paesi – rispetto al clero cattolico.

Premesso che ogni forma di abuso verso minori e persone fragili è un atto riprovevole, lo studio è importante sul rapporto tra morale e moralismo.

L’esperienza e la scienza rivelano che l’eccessiva preoccupazione per il rito, per un certo tipo di paramenti, per alcune norme e per la stessa dottrina… rappresenti in realtà la cortina fumogena per nascondere fragilità e psicopatie personali.

Altro fatto significativo è che, mentre la Chiesa Cattolica è oggi molto severa verso gli abusatori e oculata nell’ammissione al seminario, presso i lefebvriani permane una certa leggerezza sia nella prevenzione che nella correzione.

I predatori non vengono in nessun caso denunciati all’autorità civile né vengono seguiti con terapie adeguate. 
Le loro pene canoniche sono lievi: temporanee sospensioni dal ministero, esercizi spirituali, trasferimenti, ecc.

Nel 2022 è nata in Francia un’associazione delle vittime nelle istituzioni tradizionaliste della Fraternità. 

Il clericalismo tradizionalista fa credere che «accusare un prete è più grave dell’aggressione commessa dal prete».

Si tratta della stessa bolla di onnipotenza nella quale si celano tutti coloro, laici compresi, che ritengono godere di una qualunque forma di impunità.

 L’esercizio abusivo del potere, materiale o morale che sia, dispone al male l’abusatore fino a quando almeno una vittima non abbia il coraggio di procedere in controtendenza.