Il gruppo terroristico Daesh ha rivendicato l’attacco che ha causato un morto, domenica 28 gennaio, a Istanbul nel bel mezzo di una messa in una chiesa cattolica italiana. I due aggressori mascherati, che hanno aperto il fuoco, sono stati arrestati dalla polizia turca.

Le autorità turche all’inizio credevano si trattasse di un agguato  piuttosto che un attentato in luogo di culto.

È stata colpita la chiesa di Santa Maria, situata nel quartiere di Sariyer sulla riva europea di Istanbul.

Identificata la vittima, che stava partecipando alla S. Messa, nella persona del sig. Tuncer Cihan. 

Gli aggressori erano in due e sono stati arrestati mentre cercavano di fuggire, secondo la dichiarazione del ministro dell’Interno.

Una quarantina di persone stavano partecipando alla Messa, secondo i funzionari locali, tra cui il console generale della Polonia a Istanbul, Witold Lesniak, e la sua famiglia.

L’attacco si è verificato intorno alle 11:40 (ora locale). “Dopo il secondo colpo di pistola, l’arma da fuoco non ha più funzionato, quindi gli aggressori sono fuggiti. A quel punto tutti erano sdraiati sul pavimento. C’erano tra 35 e 40 persone all’interno”, ha detto alla stampa il sindaco di quartiere, Sukru Genc.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha assicurato che sono state prese le “misure necessarie” per arrestare gli aggressori, il cui movente rimane sconosciuto.

Papa Francesco ha espresso da Roma la sua ‘vicinanza’ alla comunità di questa chiesa: “Condanniamo fermamente questo ignobile attacco”.

Anche il ministro degli Esteri italiano ha espresso le sue ‘condoglianze’ e la sua ‘ferma condanna’.

L’attacco arriva più di una settimana dopo un incontro a Istanbul tra Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro italiano, Giorgia Meloni.

Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, ha affermato: “Non accoglieremo mai nella nostra città coloro che mirano alla nostra unità e alla nostra pace attaccando i luoghi di culto».

A dicembre, le forze di sicurezza turche avevano arrestato 32 presunti membri del gruppo jihadista dell’ISIS, sospettati di preparare attacchi contro sinagoghe, chiese e l’ambasciata irachena. 

Gli arresti erano stati effettuati in nove città diverse, tra cui Istanbul e Ankara, la capitale.

L’ISIS ha già rivendicato una serie di attentati mortali in Turchia, tra cui uno, il 1° gennaio 2017 in un night-club di Istanbul, che aveva causato 39 morti.