I membri della NATO sono ancora divisi sulla missione Indo-Pacifico, visti da alcuni come la chiave dell’interesse degli Stati Uniti per l’alleanza

Il vertice NATO di Vilnius dell’11-12 luglio 2023 è stato un evento interlocutorio.

Sul tavolo delle trattative l’adesione dell’Ucraina all’alleanza e l’obiezione della Turchia all’ingresso della Svezia.

Più strategico il nuovo dilemma sul ruolo futuro della NATO nella regione indo-pacifica. 

Dopo 74 anni di storia la Nato è divisa su dove dovrebbero finire i suoi confini geografici e chi dovrebbero essere i suoi alleati.

Questa discussione si è concentrata sull’idea apparentemente innocua di aprire un ufficio NATO a Tokyo. 

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg in un incontro del 31 gennaio con il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha proposto un piano audace per farlo già nel 2024. 

Un ufficio della NATO sarebbe l’unica stazione attiva in Asia e un chiaro segnale del sostegno dell’alleanza a qualsiasi impegno militare.

Nel comunicato congiunto finale, però, non si è fatta menzione di un ufficio di Tokyo dopo che la Francia e, nell’ultima ora, la Germania, ha segnalato che potrebbe non essere una buona idea provocare la Cina.

Appaiono delle crepe

Il dilemma sugli impegni della NATO in Asia arriva dopo che gli Stati Uniti hanno abbandonato a se stesso l’Afghanistan e prosciugato risorse nella guerra in Ucraina.

Gli alleati della NATO vogliono assicurarsi che gli Stati Uniti rimangano impegnati per la sicurezza del Nord Atlantico. 

Trump, front-runner dei candidati repubblicani, ha espresso apertamente la sua antipatia per la NATO, sottolineando che la Cina, piuttosto che la Russia, è l’avversario strategico dell’America. 

A margine del vertice della NATO, Margarita Seselgyte, direttrice dell’Istituto di relazioni internazionali e scienze politiche dell’Università di Vilnius, ha detto in un simposio che se i membri della NATO non aumentassero davvero la loro spesa per la difesa al 2% del PIL ci sarebbero conseguenze pericolose. 

Non è sicuro che gli Stati Uniti siano ancora disposti a investire nella sicurezza europea come hanno fatto finora.

Un punto culminante del vertice di Vilnius è stato l’annuncio di una relazione sui progressi compiuti su quattro nuovi documenti di cooperazione con ciascuno dei partner indo-pacifici: Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. 

L’aumento delle esercitazioni e dell’integrazione delle attrezzature di difesa ha uno scopo soprattutto  di deterrenza militare rivolto alla Cina e ai suoi alleati.

Al vertice dello scorso anno a Madrid, Stoltenberg aveva descritto le linee guida dell’alleanza per il prossimo decennio, etichettando la Cina come una sfida sistemica.

Dopo un anno dopo sono apparse delle crepe. 

Quelle crepe derivavano da una differenza tra gli alleati su come affrontare la Cina, così come gli Stati Uniti le preoccupazioni del presidente Joe Biden per la politica interna. 

Biden non vuole per ora l’Ucraina nella NATO per non mettere l’alleanza in guerra con la Russia.

Dietro le porte chiuse

L’obiezione della Francia all’ufficio NATO di segue una visita a Pechino da parte di Macron, dove ha ricevuto un benvenuto sul tappeto rosso.

In un’intervista su Les Echos durante la visita in Cina, il presidente ha dichiarato: “La domanda a cui gli europei devono rispondere è la seguente: è nel nostro interesse accelerare la questione di Taiwan? No. La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dobbiamo seguire l’agenda degli Stati Uniti e provocare una reazione eccessiva cinese”.

“Gli Stati Uniti probabilmente vedono una finestra di opportunità con la Cina in vista delle elezioni di Taiwan di gennaio”, ha detto Ken Jimbo, professore di relazioni internazionali alla Keio University. 

L’isola tiene le elezioni presidenziali e legislative il 13 gennaio. 

Il presidente Tsai Ing-wen del Partito Democratico Progressista che è al potere dal 2016, non è idoneo a candidarsi di nuovo. 

La Cina spera che il Kuomintang, il principale partito di opposizione, guidi un cambiamento geopolitico per essere molto più vicino a Pechino.

Dopo le elezioni di Taiwan, gli stessi Stati Uniti entrano in una stagione elettorale, con i candidati dei due principali partiti che dovrebbero competere, tra le altre questioni, su chi può essere più duro con la Cina. 

La finestra di diplomazia tra i due paesi dovrebbe poi richiudersi.