Mentre il nostro Governo si autocompiace per gli accordi onerosi presi con i Paesi Nordafricani per il “contenimento” dei flussi migratori, aumenta la tragedia nei centri di detenzione provvisoria dove molta povera gente muore per i trattamenti disumani o perché abbandonata a se stessa e rispedita nel deserto senza nessuna risorsa.

Ha fatto il giro del mondo la foto di una mamma e la sua bambina morte per la fame e la sete nel deserto tra Tunisia e Libia. 

Affrontavano un viaggio di sopravvivenza e non d’incoscienza.

Questa donna, forse vedova o ragazza madre, era già morta nel suo Paese d’origine e non aveva più nulla da perdere…

Cercava con la figlia e per la figlia di raggiungere la sponda del Mediterraneo e imbarcarsi per il nostro Paese sulle carrette del mare.

Applicare ai movimenti migratori la retorica dell’invasione islamica, della sostituzione etnica, del rischio terrorismo, serve per la ricerca di consensi elettorali attraverso le paure indotte nei cittadini.

Intolleranza e razzismo sono l’espressione più eloquente della decadenza di una civiltà che non sa cogliere nella diversità delle risorse umane un’opportunità di sviluppo.

La Chiesa, nel suo profetismo, ha capito che la povertà di idee nella politica, è direttamente proporzionale alla fabbricazione di mostri leviatani venuti da terre lontane.

Era il luglio del 1943 quando i giovani del movimento “laureati cattolici” si riunirono ai Camaldoli per decidere il nuovo assetto costituzionale di un paese martoriato da mostri che teneva in casa o sull’uscio di casa: il fascismo e il nazismo.

Solo per citarne alcuni, tra quei giovani c’erano Aldo Moro, Amintore Fanfani, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti…  statisti che hanno fatto la storia repubblicana d’Italia.

Nel rievocare l’evento, il Presidente Cei Matteo Maria Zuppi non ha avuto peli sulla lingua nella sua prolusione.

Il presule, impegnato proprio in questi giorni nella delicatissima missione di mediazione della Santa Sede per la pace in Ucraina,  ha stimmatizzato l’attuale politica italiana di essere “epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati”.

Ad esempio, da anni la Chiesa chiede a tutti i governi che chi fugge da grandi povertà, da pericolo grave o di morte, sia accolto come fratello o sorella, con risposte che siano all’altezza dell’umanesimo vera identità del nostro paese. 

Da anni si chiede una politica di sostegno della natalità e di difesa della vita, tutta, dal suo inizio alla sua fine, nelle sue fragilità e debolezze. 

Papa Francesco sostiene che il futuro demografico dell’Italia ha bisogno dell’apporto degli emigrati. 

Natalità e accoglienza si completano, non si oppongono. 

Questo deve avvenire in modo costruttivo e positivo, che diano dignità alle persone e chiarezza di diritti e di doveri. 

Proprio pochi giorni fa il Pontefice ha finalmente ricevuto Bentolo, un giovane camerunese che riuscì a chiamare via telefono un prete per confortare un suo compagno morente in un lager della Libia. 

Catturato dai trafficanti in Libia mentre si accingeva nel 2020 ad imbarcarsi anche lui sulle carrette del Mediterraneo,  è stato venduto ai guardiani di Stato che lo hanno portato in uno dei centri di detenzione dove ha trovato altri profughi subsahariani cristiani, alcuni dei quali in fin di vita dopo mesi di torture e privazioni.

Furtivamente era entrato in contatto con don Mattia Ferrari cappellano di Mediterranea Saving Humans, ed era riuscito a pregare con i ragazzi prigionieri accompagnando Sami, uno di loro, fino alla morte. 

Papa Francesco aveva saputo di questo accompagnamento di don Mattia Ferrari e già mesi fa aveva espresso il desiderio di poter ringraziare Bentolo salvato da una nave di soccorso dell’organizzazione umanitaria tedesca Sea Watch. Pochi minuti e sarebbero annegati tutti. 

Dalle testimonianze di Bentolo e dalle foto prodotte, è evidente il trattamento disumano verso i  migranti da parte di quei governi o poteri provvisori con i quali anche il nostro governo e l’Europa fa accordi per contenere i flussi migratori.

«Che vergogna in Tunisia, questa donna e la figlia sono morti nel deserto, senza acqua nè cibo» è il testo che la ong «Refugees in Tunisia» accompagna l’immagine pubblicata su Twitter.
Non ci sono dettagli sulla nazionalità delle vittime e il luogo esatto della loro morte. 
Il tenente colonnello Khalifa al Senussi, della guardia di frontiera libica ad Al Jazeera conferma dal canto suo l’accaduto.

Le due morte – per ora senza nome – sono l’emblema della tragedia umanitaria che si sta consumando da settimane nel deserto africano. 

I migranti che dalla Libia (provenienti da Paesi della fascia sub sahariana) tentano l’ingresso in Tunisia vengono duramente rimandati indietro dalla polizia locale: centinaia di persone si trovano così abbandonate in una «terra di nessuno» (soprattutto nella zona a sud di Sfax) privi di qualunque sostentamento. 

La drammatica situazione getta un’ombra anche sull’accordo che Ue, Italia e Tunisia hanno messo sul tavolo per fermare le partenze dal Nord Africa verso l’Europa. Bruxelles ha messo subito a disposizione 150 milioni di aiuti, altri 900 verrebbero sbloccati se Tunisi troverà un accordo con il Fmi che chiede però profonde riforme economiche in cambio di 1,5 miliardi di sostegni.

Il 22 luglio 2023, a rincarare la polemica, la replica di un padre di famiglia verso Matteo Salvini, noto per le sue posizioni anti-immigratorie.

Il ministro leghista, in un lungo post di commiato, aveva infatti elogiato il sacrificio di Feliciana Chimenti, morta a 44 anni domenica, 16 luglio, a causa di un tumore scoperto dopo la nascita della seconda figlia.

Il marito Gabriele ha così replicato sui social:

“Mia moglie ha scoperto ‘la cosa’ solo dopo aver partorito la nostra secondogenita e si è sempre sottoposta a tutte le cure previste. L’amore di mia moglie era, ed è immenso, verso i nostri figli, verso di me e verso gli ‘ultimi’, i più sfortunati, tipo quelli che si imbarcano perché hanno due alternative: morire a casa propria di fame, stenti, guerra, oppure imbarcarsi (essendo anche al corrente dei rischi del viaggio) nel tentativo di ‘svoltare’ e cambiare vita. Noi (io e la mia famiglia), siamo il tuo opposto, bianco e nero, nord e sud, destra e sinistra, salato e dolce. Per cui, se mai dovessimo stilare un elenco di persone da cui non vogliamo abbracci, pietà, compassione, non te la prendere, ma il tuo nome sarebbe sicuramente sul podio. Un’ultima cosa, sai la bambina da voi citata come si chiama? Carola. Nome ispirato da tre guerriere, le due nonne (Carmelina e Laura) e Carola Rackete! Te la ricordi, vero?”, ha concluso.