Dalla sua elezione nel 2013, il Papa ha gradualmente preso coscienza, nel corso dei suoi viaggi, dell’importanza del Mediterraneo, microcosmo ai suoi occhi delle sfide e delle fratture del mondo. Un’analisi dopo il suo ultimo viaggio a Marsiglia

Lampedusa

Il bacino Mediterraneo, culla di antica civiltà, spazio culturale e sociale di un’antica Grecia per la quale l’ospite era sacro, è diventato sotto il pontificato di Papa Francesco un messaggio.

Questo mare in mezzo alle terre di Europa, Africa ed Oriente, riassume ai suoi occhi tutte le fratture e le sfide del mondo.

Figlio di emigranti italiani, Francesco denuncia per la prima volta la globalizzazione dell’indifferenza nei confronti dei migranti a Lampedusa, in un suo primo viaggio fuori dell’Urbe tre mesi doppo l’elezione a successore di Pietro.

È colpito dall’esperienza di desolazione e di morte a Lampedusa a pochi giorni dopo un terribile naufragio che costò la vita a centinaia di migranti.

Il Vicino Oriente

La tappa di Lampedusa rispondeva a un impulso. Quello in Israele e in Palestina suona più come un passaggio obbligato. Secondo viaggio al di fuori dei confini d’Italia, il viaggio in ‘Terra santa’ è una tappa imprescindibile di ogni pontificato, dal viaggio storico di Paolo VI in queste terre bibliche, nel gennaio 1964.

Per Francesco, è quello della consapevolezza delle tensioni e della guerra che scuotono il bacino del Mediterraneo.

Ci sono stati questi gesti molto forti di Francesco, che si è fermato a pregare vicino al muro della separazione tra Israele e la Cisgiordania, come ha fatto il giorno dopo vicino al Muro del Pianto.

Qui come nei suoi altri viaggi nel Mediterraneo, il Papa ha saputo tessere una rete per alimentare la sua riflessione e le sue posizioni

Ha rafforzato il suo legame con P. Pierbattista Pizzaballa, allora custode di Terra Santa, già incrociato a Buenos Aires. 
Nominato patriarca latino di Gerusalemme nel 2020, questo francescano, che vive da trent’anni nella regione e parla perfettamente l’ebraico, sarà anche creato cardinale il prossimo 30 settembre.

All’epoca, Francesco non veniva portando un piano di pace, ma incontra i leader politici israeliani e palestinesi. E invita il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, e il presidente israeliano, Shimon Peres, a recarsi in Vaticano per pregare per la pace.

Entrambi saranno a Roma l’8 giugno 2014, giorno di Pentecoste.

Durante questo viaggio emergono importanti linee guida del pontificato di Francesco:il dialogo interreligioso, i migranti, la pace e l’accesso all’acqua.

Il Papa e il Grande Imam

Una delle chiavi del “pellegrinaggio mediterraneo” del Papa, è il suo viaggio in Egitto. Dal suo viaggio in Terra Santa, aveva continuato, pazientemente, il suo tour del bacino del Mediterraneo: l’Albania nel settembre 2014, la Turchia due mesi dopo, la Bosnia-Erzegovina nel giugno, poi la Grecia nel 2016, da dove riporterà 12 rifugiati siriani.

Ma in questa primavera del 2017, è l’Egitto che ha scelto il Papa. Priorità: firmare, con il grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al Tayeb, una dichiarazione storica sulla fraternità.

Mai un papa e un alto funzionario dell’Islam sunnita avevano siglato un testo comune. Questo atto deriva direttamente dal loro incontro. 

È caratteristico del “metodo Francesco”, che ai grandi dibattiti teologici preferisce gli incontri personali.

Anche in questo caso, preferisce affidarsi a questi incontri da uomo a uomo piuttosto che ai servizi della Curia, molto poco richiesti per organizzare l’evento. 

Bari e la speranza di uno spazio politico

Dopo sette anni dall’elezione Francesco sembra essere ulteriormente interessato al Mediterraneo.

Nel maggio 2017, è in Marocco, e nel marzo 2019 a Bari.

Sono presenti una sessantina di vescovi della regione, dalla Spagna ai Balcani, provenienti da 20 paesi.

L’allora vescovo ausiliare di Marsiglia, colui che non è ancora il cardinale Jean-Marc Aveline è già lì, senza sapere che riceverà lui stesso il papa nella sua città, tre anni dopo, per una riunione dello stesso stile.

Davanti ai vescovi, il papa delinea per la prima volta la sua visione del Mediterraneo, “incrocio di interessi ed eventi significativi dal punto di vista sociale, politico, religioso ed economico”“zona strategica il cui equilibrio riflette i suoi effetti sulle altre parti del mondo”.

L’incontro di Bari, poi quello di Firenze, nel 2022, e quello di Marsiglia, quell’anno, sono fatti per incoraggiare la società civile e politica ad affrontare il problema.

Marsiglia è l’occasione per permettergli di continuare il suo pellegrinaggio iniziato a Lampedusa, con un piano per il futuro che sarà il culmine di una consapevolezza iniziata dieci anni fa.

Cipro e Grecia

Agli inizi di dicembre 2021 il papa si reca a Lesbo.

Entra nel “centro di registrazione e identificazione”locale. 

In questi luoghi circondati da filo spinato, dove le tende e i prefabbricati sono organizzati in quartieri e dove i richiedenti asilo si raggruppano per nazionalità, il campo ha l’effetto di una prigione a cielo aperto.

Nei giorni precedenti, le autorità greche hanno fatto di tutto per limitare al massimo la presenza della stampa. 

Francesco ha rifiutato categoricamente queste condizioni e il Vaticano è riuscito a far entrare l’intera delegazione papale e i 70 giornalisti che lo accompagnano.

Quel giorno, il grido di Francesco, suona come l’ammissione di un fallimento. Il Papa stesso sembra pregare nell’indifferenza che combatte da dieci anni. Prega Dio di “svegliarci dall’oblio”,di “scuoterci dall’individualismo che esclude”. Il Mare nostrumè diventato “Mare mortuum”.

Francesco dice all’Europa: “Voi vivete in una società del benessere. Bisogna pensare ai poveri. Francesco guarda all Mongolia, l’Ucraina, il Marocco, l’Africa. Questo ci riguarda. Il Papa sensibilizza a questo”.

Marsiglia

Il cardinale Roger Etchegaray, arcivescovo di Marsiglia tra il 1970 e il 1985, aveva l’abitudine di dire: “Qui si fa il giro del mondo in ottanta ore”.

È questo carattere multiculturale, al crocevia di un’area del globo rappresentativa di tutte le sfide del mondo attuale, che ha spinto il Papa a venire a concludere gli Incontri mediterranei, il 23 settembre.

Marsiglia è l’occasione per permettergli di continuare il suo pellegrinaggio iniziato a Lampedusa, con un piano per il futuro che sarà il culmine di una consapevolezza iniziata dieci anni fa.