EVENTO: Papa Francesco si è recato oggi alla Biennale d’arte contemporanea di Venezia, per visitare il padiglione del Santo Padre, situato in una prigione femminile nella Città delle acque. Questo gesto sottolinea il suo credo secondo il quale gli artisti costituiscono la “coscienza critica della società”.

Undici anni dopo l’inizio del suo pontificato, Francesco ha guadagnato presso il Vaticano un soprannome: il papa delle sorprese. “Con lui, tutto è possibile”, si dice spesso nella Città eterna. Parole che verranno sicuramente ripetute dopo questa domenica 28 aprile, quando il successore di Benedetto XVI ha varcato le porte della prigione femminile di Venezia.

Il Papa ha scelto di iniziare la sua visita alla Biennale di Venezia proprio da qui, una prima assoluta per un vescovo di Roma. È nello stesso luogo di chiusura e confinamento, sull’isola della Giudecca, che il Santo Padre ha scelto per costruire il suo padiglione ufficiale. Come tutti i visitatori che ammirano le opere esposte, il Papa è stato guidato dalle detenute. Questo approccio è rappresentativo del modo in cui egli considera l’arte e gli artisti. “Per lui, arte e dimensione sociale sono strettamente legate”, si afferma in Vaticano, dove si ritiene che la Chiesa non possa non dialogare con l’arte. Il Papa argentino ha infatti incaricato un noto poeta, José Tolentino de Mendonça, di questa delicata missione.

Alla guida del dicastero per la cultura e l’educazione, c’è questo cardinale portoghese che ha vigilato sul coinvolgimento del Santo Padre alla Biennale di Venezia. “Il Papa non può certamente vedere l’arte come un’affare per un’elite internazionale”, conferma Bruno Racine, direttore del Palazzo Grassi, proprietà di François Pinault, a Venezia. “Per Francesco, l’arte deve aiutarci a cambiare il nostro sguardo, specialmente sulle persone che non vediamo di solito. Ma che hanno anche la loro dignità”, aggiunge colui che è uno dei due commissari scelti dal Vaticano per il padiglione del Santo Padre. Una dignità che Francesco ascolterà nei poemi scritti dalle detenute, sotto la guida della scultrice e poetessa libano-americana Simone Fattal. “Francesco vede la prigione come il fallimento di un sistema”, insiste una fonte vaticana.

“Vi è una volontà di ristabilire un dialogo più costante tra la Chiesa e gli artisti”, prosegue Bruno Racine. “L’arte, con il suo linguaggio e la sua autonomia, può contribuire a far progredire cause legate alla difesa dei diritti umani, il che corrisponde alla sensibilità del Papa”. Questa volontà di dialogare con gli artisti, manifestata da Francesco, si inserisce nella continuità dei suoi predecessori, a partire da Paolo VI. “Paolo VI voleva avere un legame perché era legato al principio stesso del dialogo, Giovanni Paolo II ha incoraggiato gli artisti a tornare alle fonti della loro vocazione, Benedetto XVI a dire la verità e Francesco a farsi portatore delle lotte sociali”, si spiega in Vaticano.

Nel giugno 2023, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei Vaticani, il Papa aveva elogiato la capacità degli artisti di “sognare nuove versioni del mondo”. Davanti a 200 artisti provenienti da 30 paesi riuniti nella Cappella Sistina, aveva continuato: “La vostra arte vuole agire come una coscienza critica della società, svelando l’evidenza. Volete mostrare ciò che fa riflettere, ciò che rende vigili, ciò che svela la realtà stessa nelle sue contraddizioni, nei suoi aspetti che è più conveniente o che è opportuno tenere nascosti.”

Parole che hanno risuonato anche nella prigione femminile di Venezia. Papa Francesco ha celebrato una Messa di fronte alla laguna. È tornato in Vaticano in elicottero dopo aver lasciato il segno alla Biennale di Venezia.