LAGOS: Le riforme legislative sono come una danza tra progresso e compromesso, e in Nigeria, il Cybercrimes Act è al centro di questa coreografia incerta. Sebbene gli emendamenti siano stati accolti con speranza dalla comunità mediatica, rimane un velo di incertezza che continua a gettare ombre sul futuro dei giornalisti nel paese.

Il caso del giornalista Saint Mienpamo Onitsha è emblematico di una realtà in cui la libertà di stampa è minacciata da leggi vaghe e suscettibili di abusi. Il suo arresto e le accuse sotto il Cybercrimes Act del 2015 evidenziano la durezza con cui le autorità possono impiegare la legge per reprimere le voci critiche.

Gli emendamenti recentemente proposti rappresentano un passo avanti, ma la strada verso una vera protezione dei giornalisti è ancora lunga e tortuosa. La sezione 24, che criminalizzava il “cyberstalking”, è stata modificata, ma persistono preoccupazioni riguardo alla possibilità di abusi e interpretazioni soggettive delle nuove disposizioni.

La reazione della comunità legale e dei difensori dei diritti umani è stata mista. Mentre alcuni vedono gli emendamenti come un miglioramento, altri esprimono dubbi sulle possibilità di un’applicazione equa e non discriminatoria della legge. Solomon Okedara, un avvocato per i diritti digitali con sede a Lagos, ha sottolineato che, nonostante l’onere della prova sia diventato più alto, rimane lo spazio per arresti arbitrari e persecuzioni.

Una delle principali lacune della legge riguarda la sorveglianza, con la sezione 38 che non richiede alle forze dell’ordine di ottenere un mandato prima di accedere ai dati dei cittadini dai fornitori di servizi. Questo apre la porta a potenziali abusi e violazioni della privacy, come evidenziato dal caso dei giornalisti monitorati attraverso le loro comunicazioni.

La necessità di una legislazione che protegga i diritti umani e la libertà di stampa è urgente non solo in Nigeria, ma in tutta l’Africa. I casi di giornalisti perseguitati attraverso leggi sulla criminalità informatica sono diffusi in diverse nazioni, mettendo in pericolo non solo la libertà di stampa, ma anche la privacy e la sicurezza dei giornalisti stessi.

Mentre i legislatori nigeriani hanno dimostrato una volontà di riformare, il compito rimane incompleto. Ulteriori azioni sono necessarie per garantire che le leggi siano in linea con gli standard internazionali sui diritti umani e che proteggano efficacemente i giornalisti da persecuzioni ingiustificate.

La questione che ora si pone è se i legislatori nigeriani saranno pronti ad afferrare questa opportunità per promuovere una stampa libera e responsabile nel loro paese, inviando un messaggio di rispetto per i diritti umani e la libertà di espressione oltre i confini nazionali. L’occasione è ora sul tavolo. Spetta a loro decidere se coglierla.