ANNIVERSARIO: Piero Calamandrei, politico e accademico, ma soprattutto uno dei maggiori protagonisti della Resistenza italiana, il 26 gennaio 1955, riferendosi alla Costituzione italiana, pronunciò a Milano davanti a centinaia di studenti un celebre discorso: ” … non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione”.
Celebrare il 25 aprile, significa ricordare il sacrificio di chi liberò il nostro paese dai nazi-fascisti.
Da quando è in carica il governo di centrodestra sta emergendo la provocazione dell’adeguato omaggio celebrativo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, per tradizione politica, deriva da un partito che si ispira a molti degli ideali mussoliniani.
Tensioni e polarizzazioni non aiutano il clima di solidarietà e costruttività all’interno del Paese.
I cittadini, infatti, si chiedono quale possa essere la controproposta del centrosinistra e quanto le battaglie che intaccano la coscienza, la vita e l’etica possano essere identificabili con le istanze delle classi meno abbienti che l’opposizione di governo vorrebbe oggi rappresentare.
L’Italia, purtroppo, non sempre ha affrontato adeguatamente la sua guerra civile perché tale fu la Resistenza.
C’è quindi il costante tentativo di riscrivere la storia in maniera tendenziosa e poco scientifica.
Tutti sanno, infatti che la guerra porta morte e distruzione, violenza e abusi.
Non tutti i partigiani furono stinchi di santi e di eroi.
Se Tina Anselmi fu una delle prime donne ad entrare in politica mossa dal triste spettacolo di partigiani impiccati dalle “giubbe nere”, è altrettanto vero che in alcune regioni d’Italia vennero uccisi preti e seminaristi innocenti come Rolando Rivi da parte delle “giubbe rosse”.
Italo Calvino scrisse il suo primo romanzo, “Il Sentiero dei Nidi di Ragno” guardando la Resistenza con gli occhi di un bambino.
Costretto a crescere in fretta, il piccolo Pin scopre che i partigiani incontrati – che aveva idealizzato – sono in realtà persone con i loro vizi, debolezze, paure, egoismi che, tuttavia, sono migliori di chi ha disertato e non ha lottato per la Patria.
Oggi la libertà, intesa come diritto della persona, ci sembra un valore scontato.
In realtà, è qualcosa di preziosissimo, per cui le generazioni che ci hanno preceduto hanno dovuto lottare, e spesso sacrificare la propria vita, per ottenerla ed assicurarla alle generazioni future.
Così scontata, proprio come l’aria, ma anche tanto importante, proprio come la stessa atmosfera che ci circonda, indispensabile per garantire la vita degli esseri umani. Come dice Calamandrei, solo quando la libertà viene a mancare, ci accorgiamo del suo reale valore.
Sandro Pertini diceva: “meglio la peggiore delle democrazie che la migliore delle dittature”.
Possiamo allora chiamare in causa Benedetto Croce su quanto scrisse a Giovanni Gentile in risposta al manifesto fascista:
Gli intellettuali fascisti, riuniti in un congresso a Bologna, hanno redatto un manifesto rivolto agli intellettuali di tutto il mondo, con l’intento di illustrare e difendere davanti a loro la politica del partito fascista.
Tuttavia, nel compiere tale impresa, sembra che questi signori non abbiano tenuto conto di un famoso precedente: il manifesto pubblicato dagli intellettuali tedeschi all’inizio della prima guerra mondiale, il quale ricevette all’epoca una diffusa condanna universale e in seguito fu ritenuto un errore persino dai tedeschi stessi.
Gli intellettuali, in quanto studiosi della scienza e dell’arte, hanno il compito di dedicarsi alla ricerca, alla critica e alla produzione artistica, contribuendo così all’elevazione spirituale di tutti gli uomini e dei vari partiti, affinché possano combattere le battaglie necessarie per il progresso con effetti benefici.
Superare i limiti del proprio ruolo per mescolare politica e letteratura, politica e scienza è un errore, soprattutto quando si fa per sostenere violenze deplorevoli, prepotenze e la soppressione della libertà di stampa, il che non può essere considerato un errore generoso.
Inoltre, l’azione degli intellettuali fascisti non mostra un particolare rispetto per la patria, poiché trascura i suoi interessi specifici al di là delle questioni politiche nazionali.
In sostanza, il manifesto degli intellettuali fascisti mostra confusione dottrinale e ragionamenti poco convincenti, che mescolano concetti del XVIII secolo con idee del XIX secolo, senza una chiara coerenza o fondamento logico. Inoltre, l’uso strumentale della parola “religione” per giustificare odio e divisioni interne alla nazione appare come una manipolazione della realtà.
Questa “religione” proposta dagli intellettuali fascisti sembra essere un miscuglio incoerente di concetti autoritari e demagogici, violando leggi e abbracciando idee ultramoderne e antiquate allo stesso tempo.
Nonostante alcune iniziative positive del governo attuale, non si intravede alcuna vera innovazione politica derivante dal fascismo.
Di fronte a questa confusione ideologica proposta, non possiamo abbandonare la nostra antica fede nel progresso, nella verità, nella giustizia e nella libertà, che hanno caratterizzato l’Italia moderna sin dal Risorgimento.
Guardando alle figure del Risorgimento, coloro che hanno lavorato, sofferto e sacrificato per l’Italia, ci sentiamo chiamati a difendere i valori che hanno reso grande il nostro paese.
Gli intellettuali fascisti affermano che il Risorgimento italiano è stato portato avanti da una minoranza, ignorando che questa stessa minoranza ha rappresentato una debolezza del nostro sistema politico e sociale, che avrebbe dovuto coinvolgere un numero maggiore di cittadini nella vita pubblica.
Questa lotta politica in Italia servirà a riaffermare i valori liberali e a farli apprezzare ancora di più dalla nostra società, portando alla luce il loro vero valore e rendendo il popolo più consapevole dei propri doveri civili.
Nonostante le sfide attuali, guardando al futuro, potremmo giungere alla conclusione che questa prova è necessaria per rinvigorire la vita nazionale italiana e consolidare la nostra educazione politica.
Oggi siamo al 79esimo anniversario della Festa della Liberazione, commemorando la lotta partigiana dalla dittatura nazifascista. Giornata simbolo della resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale, fu scelto il 25 aprile 1945. La festa della liberazione e del riscatto del nostro paese.
“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”. (Lilana Segre)
Articolo ben costruito. Con onestà intellettuale attualizza il significato del 25 aprile ricordandoci che non abbiamo ancora imparato la lezione della storia.
ottimo articolo. Grazie!