Il mistero della Santissima Trinità si può contemplare in una prospettiva ecclesiologica.
La comunione ecclesiale è infatti specchio della comunione trinitaria.
La Chiesa è a immagine della Trinità nella molteplicità dei carismi e dei ministeri.
L’amore da cui nasce la Chiesa è lo stesso che hanno vissuto il Padre e il Figlio nell’evento della croce, corrispondente al loro amore intra-trinitario: il Figlio si consegna e il Padre non risparmia ciò che gli è proprio.
L’amore con cui il Padre dona per noi il Figlio non è nient’altro che l’amore con cui il Figlio dona sé stesso per noi.
La Chiesa è, infatti, opera comune dei Tre, ma ciò non toglie che ognuno di essi le imprima un’impronta particolare: il Padre le indica il Regno come sua destinazione ultima; il Figlio le offre un modello umano e storico a cui riferirsi in maniera permanente; lo Spirito Santo la spinge continuamente a rinnovarsi, per rimanere fedele a sé stessa nelle sempre cangianti condizioni storiche e culturali entro cui essa si trova a vivere.
Il nesso tra Chiesa e Trinità non è una “scoperta” del Vaticano II.
Sempre vivo all’interno della celebrazione liturgica, tale nesso è stato costantemente richiamato dai Padri, dai maestri della Scolastica e – ciò che è più sorprendente – anche dagli autori della manualistica del XIX secolo.
Vi sono, tuttavia, alcuni teologi che vale la pena ricordare a proposito dell’ecclesiologia trinitaria, che sembrano aver ispirato particolarmente la riflessione della Commissione teologica internazionale di qualche anno fa a proposito della sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa.
La Trinità è il fondamento della vita cristiana.
Non l’amore al prossimo: anche gli altri – lo sappiamo – fanno del bene.
Non la preghiera: anche i musulmani pregano.
Non la fede in Dio: l’hanno anche i pagani.
Non basta credere in Dio, importante è sapere in quale Dio si crede.
È un “qualcosa” o un “qualcuno”?
È un padre che vuole comunicare la sua vita o un padrone che cerca nuovi sudditi?
Gli Islamici dicono: Dio è l’assoluto.
È il creatore che abita lassù, governa dall’alto, non scende mai, è giudice che attende per la resa dei conti.
Gli Ebrei – al contrario – affermano che Dio cammina con il suo popolo, si manifesta dentro la storia, cerca l’alleanza con l’uomo.
I cristiani celebrano oggi l’aspetto specifico della loro fede: credono in un Dio Trinità.
Credono che Dio è il Padre che ha creato l’universo e lo dirige con sapienza e amore; credono che egli non è rimasto in cielo, ma, nella sua immagine, il Figlio, è venuto a farsi uno di noi; credono che egli porta a compimento il suo progetto di amore con la sua forza, con il suo Spirito.
Ogni idea o espressione di Dio ha una ricaduta immediata sull’identità dell’uomo.
In ogni cristiano deve essere riconoscibile il volto di Dio che è Padre, Figlio e Spirito. Immagine visibile della Trinità dev’essere la chiesa che tutto riceve da Dio e tutto gratuitamente dona, che è tutta proiettata, come Gesù, verso i fratelli, in un atteggiamento di disponibilità incondizionata. In essa la diversità non è eliminata in nome dell’unità, ma è considerata un arricchimento.
Si deve cogliere l’impronta della Trinità nelle famiglie divenute segno di un autentico dialogo d’amore, d’intesa reciproca e di disponibilità ad aprire il cuore a chi ha bisogno di sentirsi amato.
Eloquente teologicamente è l’icona della Trinità di Rublev.
Attorno a una tavola che è un evidente altare, tre angeli richiamano il racconto di Abramo che riceve questa visita. Una visita alla quale lui è impreparato, ma subito trova attraverso l’offerta del pane e di una giovenca di un agnello, una riparazione.
Questa accoglienza, come a dire un piccolo simbolo di quello che sarà l’Eucaristia e Andrei Rublev riprende questa tradizione aggiungendo però alcuni particolari.
Il primo personaggio a sinistra e il Padre lo troviamo nella sua forma eretta seduto perché è il Padre della vita, al principio creatore.
È accomunato dagli altri tre, da un colore azzurro, è il colore della divinità e la stessa sostanza che tutti e tre condividono la natura divina.
Ciascuno di loro ha delle particolarità.
Il vestito che il padre indossa è un color rosaceo, ci ricorda la creazione e questo padre e con la sua mano.
Benedice la Coppa che sta in mezzo al tavolo, ricordando che è lì il luogo della salvezza, il luogo dove tutto trova uniformità. Ed è proprio un mandato, perciò lo sguardo tra il Padre e la figura centrale che è il Figlio, ci ricordano che tra i due esiste una comunione profonda.
Uno dentro l’altro, dice Giovanni al capitolo 14.
Al centro troviamo proprio la figura di Cristo, una bella figura, un bel giovane, vestito anche lui di un manto azzurro, la sua divinità, e poi una fascia d’oro da potenza, da gloria, perché tutto è stato dato in mano al figlio dell’uomo.
Nel suo braccio che benedice la coppa abbiamo questo bel manto rosaceo quasi un bruno che ci ricorda l’amore versato, il sangue.
È interessante che questo vestito sia gonfio.
Come è stato l’amore per Cristo?
Dal costato uscì il profondo amore che Dio ha avuto per l’umanità e poi nell’angolo.
Alla destra di chi osserva l’icona abbiamo la figura dello Spirito Santo.
Anche lui condivide il manto azzurro, la sua natura divina.
Però ha una particolarità, ha un manto color verde che ci ricorda la vita.
È interessante che alcuni vedano in questo manto verde anche un piccolo rigonfiamento, come se fosse incinta, che lo Spirito Santo è il datore della vita.
La vita è sempre incinta. Sempre offerta.
Tanti autori hanno visto letto dello Spirito Santo che il Signore della vita, ma anche il Signore della comunione dell’amore.
Tra i Tre c’è un dialogo silenzioso, fatto di sguardi, di gesti, di colore, de un dialogo al quale anche noi siamo invitati a partecipare.
I Tre sono seduti attorno a un tavolo, ricorda anche il luogo vero dove la Trinità si manifesta che è l’Eucarestia, allora tra i due personaggi, il Padre e lo Spirito Santo, possiamo ricreare una linea immaginaria riproducendo un calice che ci ricorda l’Eucaristia è il luogo dove si manifesta l’amore.
È significativo che i profili interni dei due angeli laterali formino anch’essi una coppa, come a dire che «l’economia della salvezza emana dalla vita intima di Dio. Dio è amore in sé, nella sua essenza trina, e il suo amore per il mondo non è che il riflesso del suo amore trinitario.
La Trinità economica è la Trinità immanente!
È ancora interessante che questi tre personaggi non siano chiusi tra i tre e la relazione è fondamentale.
Condividono la stessa natura perché sono tre persone relazionali.
Il quarto ospite è colui che guarda come ospite, siamo noi invitati a questa mensa per diventare corpo nuovo. Che cos’è l’Eucaristia?
La tradizione della teologia e della spiritualità cristiana ha costantemente e meravigliosamente illuminato l’impronta di questa dinamica trinitaria e trinitizzante che è presente in ogni creatura e nella relazione che le diverse creature vivono l’una rispetto all’altra.
Grazie per questa bella meditazione con rigore teologico.