Malgrado i gravi colpi che la magistratura e le forze dell’ordine infliggono alle organizzazioni criminali con una frequenza ormai quotidiana, queste sono ben lontane dall’essere sconfitte. Sono di certo validi gli interventi degli organi di polizia e della magistratura, ma per sperare di sconfiggere le piaghe della delinquenza e dare più sicurezza alla cittadinanza occorre agire sul tessuto sociale che l’alimenta.

Laddove vi sono sacche di sottosviluppo, le organizzazioni criminali proliferano e si muovono completamente a loro agio; perciò, operare sul tessuto sociale ed economico significa promuovere efficaci interventi nei settori ove agisce la criminalità. E’ proprio questo il punctum dolens da toccare e da sanare, oggi. 

Vi è allora l’ esigenza di giustizia vivente, plenitudo iuris.

Ciò richiede la sinfonia delle diversità per la sicurezza attiva e il coinvolgimento di tutte le componenti educative – famiglia, scuola, Istituzioni – per una crescita della cultura del noi, un desiderio di costruzione di speranza per la casa comune.

Bisogna partire dal basso, dagli ultimi, operando in periferie urbane degradate, quartieri lasciati nell’incuria e nell’abbandono da parte delle Istituzioni, caratterizzati da fenomeni quale l’alto tasso di dispersione scolastica, forme diffuse di microcriminalità e diverse forme di illegalità quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, le lesioni e le percosse.

Qui l’illegalità è diventata abito quotidiano, spesso una normalità sostenuta da un generale atteggiamento di indifferenza, una sorta di anestesia percettiva che annulla e sfuma la linea di confine fra lecito e illecito. E’ inquietante quanto sia diffusa la perdita di percezione dell’ingiustizia e dell’illegalità: non c’è più la consapevolezza di infrangere la legge e ancora più preoccupante non vi è coscienza ed esercizio dei diritti da parte di molti. 

La forme diffuse di disvalore civico – trasporto pubblico senza biglietto, danneggiamento dei beni pubblici, inosservanza delle regole della strada –  sono forme di illegalità che cominciano ad appartenere anche a fasce di popolazione insospettabili. Tutti risentono di una debolezza culturale di analisi della complessità sociale e di una carenza di un’etica pubblica costituzionalmente orientata. Spesso comportamenti illegali stabili vengono ritenuti idonei alla sopravvivenza in zone che non offrono opportunità lavorative adeguate a soddisfare i bisogni degli abitanti.

La lotta a ogni illegalità inizia dalla scuola, dal rispetto dell’altro e delle regole della convivenza civile

Sovente i giovani percepiscono il loro territorio come luogo di diffidenza, violazione e prevaricazione nei rapporti interpersonali e con le Istituzioni. Teppismo, bullismo, piccolo spaccio di stupefacenti e altri aspetti della criminalità minorile sono continuo oggetto di studio da parte degli specialisti. Per contrastare il fenomeno criminoso non è più sufficiente una attività di repressione, ma è necessaria una costante azione di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione.

Per vincere la criminalità in modo definitivo, come dichiarò pubblicamente Giovanni Falcone, sarebbe stato necessario sì un esercito, ma di maestri delle scuole elementari.

La lotta a ogni illegalità inizia dalla scuola, dal rispetto dell’altro e delle regole della convivenza civile. L’obiettivo è allora quello di educare alla giustizia vivente con nuovi linguaggi,  con azioni didattiche innovative, trasformando gli studenti in diplomatici del cambiamento, testimoni viventi di diaconia istituzionale, agenti generativi di feconde sinergie sul territorio e tra istituzioni diverse. 

L’azione può essere “esemplare”, ma se è compiuta da un singolo rimane testimonianza, non produce effetti. Serve un approccio integrale che risvegli le coscienze.

Cosa  significa  giustizia vivente? 

Rifacendoci alle parole del procuratore Giancarlo Caselli, significa dialogo perché consente di escludere il ricorso alla violenza nei rapporti tra le persone; significa libertà perché le regole comuni assicurano lo spazio in cui ogni individuo può agire senza essere sottoposto al potere altrui; significa democrazia perché non è possibile nessuna partecipazione politica quando si è posti sotto la minaccia criminale; significa sviluppo economico perché la criminalità soffoca la concorrenza e impedisce l’iniziativa di chi lavora e di chi dà lavoro.

Se l’ambiente scolastico assume la sfida di un patto educativo di sistema, innesco di sussidiarietà integrale tra le generazioni e le diverse istituzioni, si può confidare che i giovani avranno una speranza di futuro, esercitando il diritto di sognare un’opportunità di vita nella dignità e nella pace sociale, non andando sotto il giogo dalla criminalità organizzata. 

Quando tutto si muove egualmente, diceva Pascal, nulla si muove in apparenza, come su una nave. Quando tutti vanno verso la follia, nessuno sembra andarci. Solo fermandosi si rileva il movimento degli altri.