Il Sudafrica, col sostegno di altri stati come la Turchia, porta Israele alla Corte dell’Aja con l’accusa di genocidio ai danni del popolo palestinese. Israele da vittima del nazismo, si trasforma in genocida dei palestinesi. È la storia alla rovescia…

L’11 gennaio 2024 è iniziato alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu il processo per genocidio.

Sul banco degli imputati è lo Stato di Israele.

I quasi trenta mila civili innocenti uccisi in tre mesi a Gaza col pretesto di colpire i militanti di Hamas ha superato ogni livello di tollerabilità. Altri diecimila sono i dispersi sotto le macerie e non si contano i feriti gravi e i mutilati, specie tra ii bambini.

Due milioni di palestinesi vengono praticamente esodati verso un Egitto che non apre le frontiere. 

Sono privi anche dei beni di prima necessità e gli aiuti umanitari arrivano con il contagocce.

Centinaia di migliaia di bombe israeliane hanno praticamente raso al suolo i territori colpendo le abitazioni civili, le scuole, gli ospedali, gli esercizi commerciali e persino i luoghi di culto.

Difficilmente si potrà tornare alla normalità in tempi brevi in un crescendo di odio verso Israele.

È stato il Sudafrica a trascinare Israele davanti al Tribunale dell’Aja.

Il presidente Cyril Ramaphosa ha dichiarato che non poteva rimanere indifferente, nel ricordo di quanto il suo popolo abbia patito per mano dei “coloni bianchi”.

Israele si è formato come Stato dopo la Seconda Guerra Mondiale ottenendo un riconoscimento internazionale grazie alla tragedia del suo genocidio per mano dei nazisti.

Da vittime della storia contemporanea gli ebrei si rendono ora carnefici.

Un’eventuale condanna avrebbe ricadute sconvolgenti sotto il profilo dell’immagine e della onta storica.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha mobilitato la crema dei suoi avvocati per difendere gli interessi di Israele, consapevole della posta in gioco.

La speranza è che si fermi il genocidio in corso visto l’allargamento degli affronti sia in Mar Rosso per mano degli Houthi, sia nel sud del Libano per mano di Hezbollah.

Il problema è che a Netanyahu interessa prolungare il conflitto per non essere processato da un tribunale nazionale, sia per malversazioni durante il suo governo, sia per l’incapacità di assicurare la protezione dei suoi connazionali durante gli attacchi di Hamas.

Nel frattempo, anche tra le fila dell’esercito israeliano ci sono vittime e numerosi ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas con una speranza sempre più debole di ottenere la liberazione e uscire vivi da un inferno che l’odio e il revanscismo degli uomini ha creato in Terra Santa.