Il Caso: Ilaria Salis, attivista italiana antifascista, è attualmente detenuta nelle carceri ungheresi da oltre un anno, accusata di aver aggredito dei manifestanti neonazisti a Budapest. La sua detenzione ha suscitato scalpore internazionale, con immagini televisive che la mostrano in catene come una criminale pericolosa.

Questo caso è diventato uno strumento di pressione politica da parte dell’autocrate Viktor Orban nei confronti dell’Italia, dell’Europa e anche di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano e della CRI, Conservatori e Riformisti Europei, gruppo in cui Orban vuole entrare dopo le elezioni europee, e di Matteo Salvini, tra i leader europei di Identità e Democrazia.

Ilaria, originaria di Monza, partecipava a una manifestazione contro il cosiddetto “giorno dell’onore”, una celebrazione neonazista che il governo ungherese di fatto permette nonostante il divieto ufficiale. Dopo il corteo, è stata arrestata insieme a due attivisti tedeschi e accusata di quattro aggressioni, nonostante due di esse siano avvenute mentre non era ancora in Ungheria. Nonostante si dichiari innocente, il procuratore ungherese ha richiesto una condanna di 11 anni di carcere, una pena sproporzionata rispetto ai reati contestati.

Alla prima udienza, Ilaria è stata presentata in tribunale con manette ai polsi e ai piedi, un trattamento restrittivo riservato solitamente a detenuti violenti e pericolosi. Questo gesto, orchestrato da Orban, è un chiaro messaggio alle destre europee, sottolineando la sua presunta difesa contro coloro che attaccano l’ordine stabilito.

Orban ha anche inviato un messaggio chiaro alla politica italiana, in particolare a Giorgia Meloni, indicandola come una figura chiave per la sua politica europea. Mostrare Ilaria in catene è un tentativo di costringere Meloni a collaborare con lui per sbloccare i fondi europei necessari per affrontare la crisi economica dell’Ungheria. Salvini, tra i leader europei di Identità e Democrazia, ha accolto Orban come un alleato prezioso, rinforzando il sostegno a Orban.

Il comportamento di Orban non è nuovo e si inserisce nel suo modello di “democrazia illiberale”, che prende ispirazione da paesi come Russia, Turchia e Cina, con il controllo serrato sui media e sull’opposizione politica. La sua riforma giudiziaria del 2020 ha ulteriormente consolidato il suo potere, con tribunali speciali che hanno il controllo su molti aspetti della vita pubblica.

Ilaria Salis, quindi, è diventata una pedina in questo gioco politico di Orban, una mossa per mettere sotto scacco l’Europa e le sue democrazie. La sua storia è emblematica delle sfide che l’Europa deve affrontare di fronte all’autoritarismo emergente.