Nel complesso scenario diplomatico tra Ungheria e Unione Europea, l’accordo sui 50 miliardi di euro sembra una vittoria apparente. Tuttavia, dietro le quinte, emergono dinamiche di minacce, ricatti e un ruolo frainteso attribuito a Giorgia Meloni. Sicurezza Internazionale.com , diretta dal prof. Alessandro Orsini, rileva come la sottomissione dell’Ungheria riflette una realtà intricata e le implicazioni di una politica internazionale spesso più oscura di quanto appaia.

Zelensky riceverà l’importo di 50 miliardi di euro assegnato dall’Unione Europea, precedentemente ostacolato da Orban. Questo finanziamento è suddiviso in 33 miliardi come prestito e 17 miliardi a fondo perduto, distribuiti nel corso di quattro anni. Durante l’ultimo Consiglio europeo, il primo ministro dell’Ungheria ha ceduto alle pressioni.

Le minacce della Commissione Europea e la sottomissione di Orban.
Meloni erroneamente celebrata come mediatrice

I media italiani hanno erroneamente attribuito la vittoria a Giorgia Meloni, ipotizzando un ruolo di mediazione, mentre in realtà il risultato è stato ottenuto tramite minacce e ricatti. Le doti diplomatiche di Meloni non hanno avuto alcun impatto sulla risoluzione della controversia.

La Commissione europea ha chiaramente minacciato Orban, avvertendolo che persistere nel veto avrebbe portato a conseguenze negative sull’economia ungherese e sul suo governo. I leader dell’Unione europea hanno suggerito implicitamente di destabilizzare il governo ungherese. Le misure punitive annunciate dalla Commissione sono state considerate eccessive, ma Orban ha dovuto accettarle, poiché tutte le sue richieste sono state respinte.

Strategia americana e continuità di subordinazione nella Von der Leyen

La stampa italiana ha erroneamente sostenuto che Orban abbia ottenuto concessioni in cambio del suo assenso. Tuttavia, la sua richiesta principale di poter discutere annualmente il finanziamento all’Ucraina, mantenendo il diritto di veto, è stata rifiutata. La liquidazione di Orban non rappresenta un successo per Meloni, ma al contrario, la minaccia e il ricatto contro l’Ungheria la mettono in una posizione di sottomissione verso la Commissione europea.

La guerra in Ucraina è stata utilizzata dalla Casa Bianca per separare l’Unione europea dalla Russia e impedire il completamento del North Stream 2, minacciando l’egemonia americana sull’Europa. Biden ha svolto il ruolo di provocatore, alimentando e complicando la guerra, mentre Trump cerca di scaricare i costi sulla Europa, bloccando i finanziamenti al Congresso americano.

Il prossimo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, viene presentato come garanzia di continuità nella subordinazione all’amministrazione americana. Questo scenario evidenzia che, nonostante le apparenze, l’Unione europea si trova in una posizione di crescente dipendenza dagli Stati Uniti, il che costituisce un notevole cambiamento rispetto alle dinamiche geopolitiche degli ultimi secoli.