IL FATTO: Aaron Bushnell, venticinquenne statunitense membro delle forze armate degli Stati Uniti, si è dato fuoco fuori dall’ambasciata israeliana a Washington, nel pomeriggio del 25 febbraio, in segno di protesta contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza. Le autorità locali hanno spento le fiamme e trasportato l’uomo in un ospedale della zona, dove è stato ricoverato in condizioni critiche per morire poco dopo.
Un portavoce dell’Aeronautica Militare ha confermato che l’incidente coinvolgeva un aviatore in servizio attivo.
“Non sarò più complice del genocidio”, ha urlato l’uomo, vestito in uniforme militare, in un video trasmesso in diretta su internet, prima di cospargersi di un liquido infiammabile e darsi fuoco, gridando “Free Palestine”, come riportato dal New York Times.
La polizia locale sta indagando sull’incidente. L’ambasciata di Israele è stata oggetto di continue proteste contro la guerra nell’enclave palestinese, che è iniziata il 7 ottobre scorso quando militanti di Hamas hanno fatto irruzione nel Sud d’Israele, uccidendo circa 1.200 persone e catturando oltre 200 ostaggi. Da allora, le forze israeliane hanno attaccato quasi ininterrottamente la Striscia, causando migliaia di vittime civili, sfollamenti e distruzione delle infrastrutture. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, circa 30.000 palestinesi sono stati uccisi e oltre 70.000 feriti. Le autorità israeliane stimano che circa 134 israeliani e cittadini stranieri rimangano prigionieri nella Striscia, mentre oltre 100 sono stati liberati in una tregua nei combattimenti attivi dal 24 novembre al primo dicembre.
Nonostante gli Stati Uniti si siano schierati fermamente al fianco di Israele dall’inizio delle ostilità, negli ultimi mesi si sono intensificati gli appelli americani per pause umanitarie, maggiori aiuti e richiami per una maggiore attenzione verso i civili palestinesi. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno posto il veto, il 20 febbraio, ad una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sostenuta da Paesi arabi, che chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario nella Striscia. Gli USA hanno inoltre posto il veto a tre bozze di risoluzione del Consiglio dal 7 ottobre, una il 18 ottobre, una l’8 dicembre e l’ultima del mese in corso. Si sono astenuti due volte, permettendo all’istituzione dell’ONU di adottare risoluzioni che fanno appello per maggiori aiuti a Gaza e chiedono pause umanitarie nei combattimenti.
L’atto di autoimmolazione di un soldato americano davanti all’ambasciata israeliana a Washington, gridando contro il genocidio, ha scosso la stampa americana. Aaron Bushnell, venticinquenne statunitense, è stato descritto come una persona di buon cuore e gioiosa dalla sua comunità nell’aeronautica militare. La sua morte tragica ha sollevato interrogativi su come trattare e coprire storie così complesse e controverse. Il New York Times ha ricevuto critiche per la sua decontestualizzazione del titolo, che ha omesso il contesto politico dell’incidente. Questo evento rimane un promemoria delle tensioni e delle complessità del conflitto israelo-palestinese, spingendo a una riflessione più approfondita sulle lamentele e sulle tensioni sottostanti coinvolte.
השם של החייל הזה הוא שם יהודי
מבקש סליחה עבור עמנו
Una vergogna mondiale e storica quello che sta succedendo a Gaza. Gli israeliani hanno perso la credibilità guadagnata dopo la Shoa.