Il messaggio di Sua Santità Francesco per la LVII Giornata Mondiale della Pace pone l’attenzione sul dovere di allargare lo sguardo intorno al tema dell’ intelligenza artificiale,  sui progressi dell’informatica e lo sviluppo delle tecnologie digitali che negli ultimi decenni hanno già iniziato a produrre profonde trasformazioni nella società globale e nelle sue dinamiche.

Una visione della complessità che richiama un preciso modus procedendi capace di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio. E’ un nuovo approccio di sviluppo normativo, proprio del diritto vivente, dove l’uomo e l’ambiente procedono in un respiro empatico nel sentiero del Noi proteso verso il futuro della costruzione della nostra cosa comune. 

I nuovi strumenti digitali stanno cambiando il volto delle comunicazioni, della pubblica amministrazione, dell’istruzione, dei consumi, delle interazioni personali e di innumerevoli altri aspetti della vita quotidiana. Nell’ ambito della vita istituzionale, le applicazioni dell’IA possono semplificare l’accesso e lo sviluppo di nuovi servizi per i cittadini e le imprese, aiutano a ridurre il peso della burocrazia, a rendere più fluidi i processi amministrativi e a migliorare il lavoro di gruppo.

Ma per adottare i modelli IA e disegnare servizi affidabili è fondamentale un approccio responsabile allo sviluppo, un nodo che può essere sciolto solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità. 

In tale direzione il Parlamento Europeo ha preso atto della crescente diffusione delle tecnologie basate sull’IA e ha dato il via libera all’AI Act, con lo scopo di introdurre una regolamentazione per garantire che lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA in Europa siano pienamente conformi ai principi e ai valori dell’Unione Europea. 

Questi principi includono il controllo umano, la sicurezza, la privacy, la trasparenza, la non discriminazione e il benessere sociale e ambientale. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione contribuirà a migliorare l’efficienza, l’accessibilità e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese. Tuttavia, l’implementazione e l’acquisizione di soluzioni basate sull’IA da parte della PA presenta, in questa prima fase di adozione, importanti sfide in termini dei requisiti tecnologici, etici e di sicurezza.

In questo contesto, diventa fondamentale comprendere l’impatto degli standard tecnici che vengono stabiliti a livello europeo e globale per regolamentare questa tecnologia in continua evoluzione. Evoluzione che rende cruciale un approccio fondato sul diritto vivente e sulla diplomazia digitale nella consapevolezza di cogliere nell’ elaborazione dei processi giuridici i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, come àncora di salvezza e garanzia globale per il diritto al futuro nella dignità universale.

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “L’intelligenza artificiale sta già cambiando la nostra vita quotidiana. E non è che l’inizio. Utilizzata in modo oculato e diffuso, l’IA promette benefici enormi per la nostra economia e la nostra società. Accolgo pertanto con grande soddisfazione l’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sulla legge sull’intelligenza artificiale.

La legge dell’Unione europea sull’IA costituisce il primo quadro giuridico globale in assoluto a livello mondiale in tema di intelligenza artificiale. Si tratta quindi di un momento storico.

La legge sull’IA recepisce i valori europei e li traspone in una nuova epoca. Concentrando la regolamentazione sui rischi individuabili, l’accordo odierno promuoverà l’innovazione responsabile in Europa. Garantendo la sicurezza e i diritti fondamentali dei cittadini e delle imprese, sosterrà lo sviluppo, la diffusione e l’adozione di un’IA affidabile nell’UE. La nostra legge sull’intelligenza artificiale contribuirà in misura sostanziale allo sviluppo di norme e principi globali per un’IA antropocentrica.”

Le nuove regole prodotte in chiave europea, che saranno applicate direttamente e nello stesso modo in tutti gli Stati membri, sulla base di una definizione di IA adeguata alle esigenze future, seguono un approccio basato sul rischio. 

Tale approccio europeo è un punto di arrivo capace di assicurare un accompagnamento giuridico pieno per la nostra casa comune? 

Ascoltando il messaggio pontificio Intelligenza artificiale e pace, dobbiamo ricordare che la ricerca scientifica e le innovazioni tecnologiche non sono disincarnate dalla realtà e «neutrali», ma soggette alle influenze culturali. In quanto attività pienamente umane, le direzioni che prendono riflettono scelte condizionate dai valori personali, sociali e culturali di ogni epoca.

Dicasi lo stesso per i risultati che conseguono: essi, proprio in quanto frutto di approcci specificamente umani al mondo circostante, hanno sempre una dimensione etica, strettamente legata alle decisioni di chi progetta la sperimentazione e indirizza la produzione verso particolari obiettivi. Non è sufficiente nemmeno presumere, da parte di chi progetta algoritmi e tecnologie digitali, un impegno ad agire in modo etico e responsabile. 

Accanto al un quadro giuridico vocato all’integralità del diritto è opportuno cogliere la sfida di costruire strumenti di pace attiva, istituendo organismi incaricati di esaminare le questioni etiche emergenti e di tutelare i diritti di quanti utilizzano forme di intelligenza artificiale o ne sono influenzati. In tale ambito, la dignità intrinseca di ogni persona e la fraternità che ci lega come membri dell’unica famiglia umana devono stare alla base dello sviluppo di nuove tecnologie e servire come criteri indiscutibili per valutarle prima del loro impiego, in modo che il progresso digitale possa avvenire nel rispetto della giustizia e contribuire alla causa della pace.

L’immensa espansione della tecnologia deve quindi essere accompagnata da un cammino di diplomazia digitale,  di conoscenza delle culture, delle diverse tradizioni giuridiche con un’adeguata formazione alla responsabilità per il suo sviluppo integrale. 

Un movimento vocato alla sinfonia delle diversità, al sistema del diritto internazionale fondato sulla dignità universale dove rendere effettive le libertà e la convivenza pacifica, minacciate quando gli esseri umani cedono alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto e della sete di potere. 

In tale direzione emerge con forza l’impegno di allargare la riflessione sulla governance dell’ IA cogliendo appieno il dovere sancito dall’articolo 2 della Costituzione, riconoscendo e garantendo i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiedendo l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. “Abbiamo perciò il dovere di allargare lo sguardo e di orientare la ricerca tecnico-scientifica al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità”.