Nella notte tra il 22 e il 23 luglio, la cattedrale della Trasfigurazione di Odessa, recentemente dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è stata parzialmente distrutta da attacchi russi. 

La città di Odessa e la sua cattedrale furono costruite alla fine del XVIII secolo. Quest’edificio fu eretto da Caterina II e dall’Impero russo.

Distrutta da Stalin nel 1936, fu ricostruita negli anni 2000 dagli ucraini con l’aiuto del Patriarcato di Mosca.

La popolazione ucraina si definisce in stragrande maggioranza come cristiana, da oltre mille anni, ancor prima della venuta dell’Impero russo solo alla fine del XVIII secolo.

In seguito alla guerra, il 27 maggio 2022, la Chiesa ortodossa ucraina – fino ad allora collegata al patriarcato di Mosca – ha ritirato ogni riferimento alla Chiesa russa nei suoi statuti.

È stato uno schiaffo terribile per il Patriarcato russo, ma non è per questo che ha guadagnato l’autonomia, che è uno status specifico.

Più che una distruzione del patrimonio storico dell’Ucraina, è la distruzione delle relazioni internazionali tra Ucraina e Russia certamente, ma anche delle relazioni inter-ortodosse. 

Già erano state fatte proposte per giudicare canonicamente il patriarca Kirill, ma bisogna anche chiedere che venga inserito nella lista delle sanzioni europee. 

Il sindaco di Odessa ha detto che i russi non stanno misurando l’enorme rabbia provata dai residenti dopo questi bombardamenti. 

Questa cattedrale, simbolo della fede ortodossa in Ucraina, diventerà anche uno dei simboli della resistenza dell’Ucraina.

Perché non c’è nulla di più anti-cristiano e anti-europeo che bombardare la popolazione civile. 

Questi sono crimini di guerra.