La quarta ondata di contagi da Covid-19 ha nuovamente messo a dura prova la capacità ricettiva delle strutture ospedaliere in Italia e all’estero.
In nessuna parte del mondo può esistere infatti un pronto soccorso che da solo sia in grado di accogliere centinaia di pazienti in uno stesso ravvicinato lasso di tempo.
Ogni soccorritore sa bene che le situazioni di emergenza vanno gestite con la lucidità e la tempestività di cui la coscienza e il protocollo si fanno carico.
Medici e infermieri seguono la procedura di accoglienza in ospedale non considerando l’ordine di arrivo dei malati, ma la gravità del loro problema con un diverso codice-colore che parte dal rosso e sfuma fino al bianco.
Nella saturazione di posti in rianimazione, quando tutti i pazienti si ritrovano nella identica situazione di gravità, si pone il dilemma morale su chi accettare e chi lasciare a un inevitabile e infausto destino.
È il dramma frequente dei vigili del fuoco, dei militari e delle forze dell’ordine, dei guardacoste e persino di qualche genitore o figlio che in qualche situazione limite della sua vita ha dovuto scegliere quale familiare salvare nell’imminenza di un crollo, un affondamento o un irreversibile incendio a case, veicoli o imbarcazioni che avrebbe impedito un successivo intervento salvavita.
Interrogato nel merito, il p. Mauro Cozzoli, assistente spirituale dei medici di Roma e professore di Teologia Morale e Bioetica all’Accademia Alfonsiana dell’Urbe e al Master di Bioetica dell’Università di Torino non ha avuto dubbi sull’applicazione del principio etico del favor vitae, volto a dare la precedenza a chi dai mezzi ancora disponibili può trarre il maggiore e più coerente beneficio di vita per sé e per gli altri.
Potrà sembrare un paradosso, ma il primo beneficiario dei soccorsi è il soccorritore stesso.
Il favor vitae induce ad esempio a rivolgersi per primo al vigile del fuoco che si è ferito nel compimento del proprio dovere di mettere in salvo vite altrui, rispetto a chi ha scelto, ad esempio, di praticare sport estremi esponendosi consapevolmente a rischi anche gravi per la propria salute.Nel caso delle cure dovute per gravi complicazioni da Covid-19, stante il comprovato valore di profilassi dei vaccini, deve essere curato in priorità chi ha scelto di vaccinarsi a protezione della salute propria e altrui rispetto a chi ha scelto di non vaccinarsi correndo volontariamente il rischio anche letale di ammalarsi e d’infettare altri.
L’applicazione di questo principio etico si armonizza con i principi del Diritto contenuti negli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo dell’Unione Europea su “dignità umana”, “diritto alla vita” e “diritto all’integrità della persona”.
L’incipiente dibattito polarizzato tra i Governi che in diversi gradi di precettività inducono alla vaccinazione e la scelta vaccino-astensionista dei cosiddetti cittadini no-vax, non è pertinente alla corretta interpretazione del principio etico del favor vitae.
Il triage di ricovero ospedaliero, inoltre, viene subordinato alla vaccinazione solo nell’ambito pratico del confronto di un medesimo rispetto clinico e assiologico tra due o più pazienti.
L’assioma rischi, costo e benefici legati all’opportunità della cura, inoltre, non viene snaturato dal cosiddetto “privilegio per i vaccinati” grazie all’ineludibile principio della complementarietà tra giustizia-misericordia.
Da questo consegue anche la differente posizione morale tra chi non può vaccinarsi e chi non vuole vaccinarsi di cui in un giudizio a posteriori tenerne conto nell’ambito degli interventi medici.
È intellettualmente disonesto, infine, mettere in discussione l’efficacia dei vaccini anti-covid.
Premesso che nessun vaccino copra dal contagio di qualunque infezione al 100%, le statistiche mostrano come in questa fase pandemica le rianimazioni siano occupate piuttosto da chi non è vaccinato.
Le varianti del Covid-19 e il loro depotenziamento dimostra piuttosto come il virus stesso lotti per la sua sopravvivenza agendo in modo più contaminante ma decisamente meno letale.
I prossimi mesi rappresenteranno un interessante laboratorio sull’andamento del virus, dei contagi e sulla bontà delle differenti scelte dei Governi sulle soluzioni politiche, oltre che sanitarie, con le quali si è lottato contro questa crisi planetaria.
Lo stallo della riforma del sistema sanitario, la sperequazione Nord-Sud del mondo anche sulla distribuzione dei vaccini, lo sciacallaggio politico a mezzo della disinformazione mediatica contraddicono la consapevolezza di una solidarietà globale, di una cooperazione continentale organizzata e di una lezione storica da trasformare in opportunità.