L’Italia è il paese europeo più esposto ai rischi di alluvione. 

Secondo l’associazione ambientale Legambiente, 6,8 milioni di italiani sono esposti alle inondazioni, 1,3 milioni alle frane. Il numero di eventi climatici estremi è aumentato del 9% negli ultimi venti anni. 

E il 57% degli italiani vive in zone alluvionali. L’ultima alluvione molto devastante nella valle del Po risale al 1951.

Case distrutte e danneggiate, auto portate via dall’acqua, cittadini impauriti e travolti dalle piogge che chiedono aiuto: questa è stata la situazione in Emilia-Romagna, regione che nelle ultime settimane è inondata e duramente messa alla prova dalle alluvioni. 

Nella seconda metà di maggio 2023 la regione è stata vittima di una serie di alluvioni mai osservate prima. 

Le grandi quantità di acqua cadute nella regione all’inizio di maggio hanno favorito la saturazione del suolo, e la siccità che ha preceduto ha ridotto la loro capacità di assorbimento.

Un evento catastrofico classificato come estremo in base ai dati degli ultimi 20 anni, è che ha insistito nella stessa area già colpita due settimane prima.

A causare lo stato di emergenza sarebbe stata la saturazione del terreno, che gli avrebbe impedito di assorbire l’acqua in eccesso derivata dalle forti alluvioni. 

Dunque, complice degli eventi traumatici è senza dubbio il cambiamento climatico; eppure, come specificato all’agenzia AGI da Francesca Giordano, ricercatrice dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), quest’ultimo non è l’unico fattore scatenante. “Dare la colpa solo al cambiamento climatico è un modo per non volerci prendere la responsabilità di quanto sta accadendo. Questi fenomeni derivano da una combinazione di eventi, e il cambiamento climatico amplifica le conseguenze dei dissesti di un territorio molto fragile. 

Senza dimenticare gli errori legati a una gestione non attenta del territorio stesso, dalla insufficiente manutenzione dei corsi d’acqua all’eccessivo consumo di suolo”. 

Non a caso secondo Polaris – Popolazione a rischio da frana e da inondazione in Italia, un sito web gestito dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), si sono succeduti in Italia dal 1950 una lunga serie di eventi catastrofici: Calabria (1951 – 68 morti), Polesine (1951 – 101 morti), Reggio Calabria (1953 – 101 morti), Salerno (1954 – 325 morti), Sarno (1998 -160 morti).

Per questi motivi, in una condizione di crescente incertezza meteorologica, è importante avere piena consapevolezza sul funzionamento, le cause e i pericoli dei fenomeni connessi al cambiamento climatico. Si tratta di fattori che occorre conoscere profondamente, soprattutto se considerato che il problema non è solo italiano: le zone del mondo esenti dalle alluvioni sono poche. Qualsiasi area in cui avvengono precipitazioni, infatti, è potenzialmente soggetta a inondazioni. Ma la pioggia non è l’unico fattore scatenante!

Gli allagamenti, nelle pianure fluviali in particolare, fanno parte del corso naturale degli eventi atmosferici come la pioggia, e avvengono da milioni di anni. Alcune famose pianure fluviali particolarmente fertili, come la valle del Mississippi, la valle del Nilo in Egitto e il Tigri-Eufrate in Medio Oriente sono state il pilastro dell’agricoltura per millenni, grazie al fatto che le alluvioni annuali lasciavano al loro passaggio tonnellate di limo ricco di nutrienti. Il rischio di morte e danni è dovuto all’azione dell’uomo, con la costruzione di case, aziende e infrastrutture in pianure fluviali vulnerabili.

Per mitigare il rischio, molti governi prescrivono ai residenti di aree soggette ad alluvioni di stipulare polizze di assicurazioni e promulgano norme edilizie che mettano le costruzioni in grado di resistere meglio alle alluvioni, con un grado di efficacia abbastanza variabile.

Il massiccio impegno dedicato a mitigare e ridirigere le alluvioni inevitabili ha dato vita a opere di ingegneria inedite ed estremamente ambiziose, come l’enorme sistema di dighe di New Orleans, oppure le grandi dighe e argini dei Paesi Bassi. Tutti questi sforzi sono più che mai necessari anche ai giorni nostri dato che il cambiamento climatico non cessa di mettere a rischio le aree vulnerabili.

Tornando alla situazione italiana, come dichiarato da Paride Antolini – presidente dei geologi dell’Emilia-Romagna – l’alluvione rappresenta un evento straordinario, ma è ormai evidente quanto una gestione ordinaria del problema non basti più. Del resto, paghiamo il prezzo dei ritardi: rispetto alla promessa di 23 nuove opere anti-alluvione nella regione, solo la metà sono state messe in funzione. Ciò che davvero occorre, allora, è una strategia nazionale nel Paese per la gestione delle emergenze, che sia pienamente delineata prima che si verifichino tali catastrofi, e non solo a disastro avvenuto.

Il governo intende adottare misure di emergenza. Martedì 23 maggio in occasione del Consiglio dei ministri,“la sospensione delle scadenze fiscali e contributive”per le aziende colpite dalle intemperie in Emilia-Romagna sarà all’ordine del giorno. Il piano di rilancio post-pandemia di cui beneficia l’Italia, con 190 miliardi di euro di fondi europei impegnati per la penisola, ‘è una buona occasione’per accelerare questa transizione, secondo Stefano Bonaccini.

Nel 2021, 100 milioni di euro sono stati stanziati per la regione per combattere i rischi idrogeologici. Ma questo è insufficiente, deplora Paride Antolini, presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna.“C’è una carenza di personale qualificato, a livello decisionale, bisogna capire che la gestione di una rete così complessa come quella dei corsi d’acqua non ha nulla a che fare con l’ordinario. »

Nella stampa e sui social network, funzionari eletti ed esperti cercano già le responsabilità politiche. Nel 2014 il capo del governo Matteo Renzi aveva creato un organismo chiamato Italia Sicura (L’Italia sicura), incaricato di combattere le inondazioni e le frane. Quasi 8,4 miliardi di euro dovevano essere destinati alla costruzione di dighe, canali e argini. Ma in tre anni di funzionamento, Italia Sicura ha speso solo 114 milioni di euro, una piccola parte della somma inizialmente prevista.

Poi nel 2018, come ricorda il quotidiano La Repubblica, il successore di Matteo Renzi, Giuseppe Conte, a capo di un esecutivo eterogeneo che riunisce il Movimento 5 Stelle (antisistema) e la Lega anti-immigrazione dell’attuale vice primo ministro Matteo Salvini, ha scartato il progetto. Da allora, 11 000 progetti di riqualificazione sono rimasti in stallo.