Le nuove scoperte della fisica rispondono a delle domande sull’origine e i meccanismi dell’universo, ma ne riformulano altrettante.
All’inizio del XXI secolo, chi avrebbe immaginato che le scoperte della relatività, della meccanica quantistica, dell’espansione dell’Universo, del Big Bang, della complessità della vita, avrebbero rimesso in gareggiata l’idea vincente di un Dio creatore?
Ma la scienza può fornire le prove dell’esistenza di Dio?
Come scrisse Galileo, la fede ci insegna «come si vadia al cielo, non come vadia il cielo».
Già in passato si è fatta troppa confusione e la Chiesa cattolica in particolare ha preteso di invadere il campo degli scienziati per evitare che fossero poste in discussione le proprie teorie cosmologiche.
Viceversa, è accaduto che il mondo della scienza abbia preteso di poter pervenire a una “teoria del tutto” ridicolizzando la Rivelazione e confondendo la Bibbia con un’enciclopedia scientifica.
Gli scienziati intellettualmente onesti sanno bene che c’è sempre qualcosa che rimane inspiegabile…
Nel panorama serrato delle spiegazioni del mondo permangono dei vuoti, degli interrogativi aperti, in particolare il passaggio dalla materia inerte alla materia vivente. Ma nulla dice in anticipo che rimarranno tali.
Questo ci riporta alla difficile questione dell’azione divina nel mondo, almeno nel mondo fisico.
Giovanni Paolo II nel 1988 disse: «La scienza può purificare la religione dall’errore e dalla superstizione; la religione può purificare la scienza dall’idolatria e dai falsi assoluti».
Conoscere un oggetto fisico e conoscere Dio non appartengono allo stesso ordine.
Già nel Medioevo Giovanni Duns Scoto parlava di scienza dimostrativa: essa deduce da premesse le conseguenze che ne derivano necessariamente, come aveva mostrato Aristotele.
Il francescano scozzese però andava oltre quando affermava a tal proposito che con i suoi soli mezzi naturali l’uomo non può pervenire ad una conoscenza adeguata del suo fine.
In questo caso Duns Scoto si riferiva più alla filosofia che alle scienze naturali, ma il suo concetto è importante perché durante la Scolastica la filosofia era considerata “l’ancella della teologia”.
Sicuramente la metafisica può fornire strumenti e linguaggi alla sistematizzazione della “scienza su Dio”, ma è poi necessario un salto di qualità dalla logica e dalla metafisica alla Rivelazione divina per capire come ciò che è deciso e voluto liberamente da Dio non presenta alcuna traccia di necessità.
Questa distinzione evita la confusione dei generi che conduce ad appropriazioni indebite, come quando si sostiene che la scienza proverebbe la verità della religione o a metterle in radicale opposizione, così come quando si afferma che la scienza dimostra che Dio non esiste.