INCHIESTA: Nel vasto panorama delle migrazioni, le storie delle donne spesso si perdono dietro stereotipi e narrazioni riduttive. Camille Schmoll, geografa e direttrice all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi, invita a guardare alle migrazioni attraverso gli occhi delle “dannate del mare”. Questo invito non è solo un esercizio di stile, ma una necessità di riscrivere una narrazione che spesso riduce le donne migranti a vittime passive o compagne degli uomini con cui viaggiano.

Schmoll, nel suo libro “Le dannate del mare. Donne e frontiere nel Mediterraneo“, ci porta dentro il mondo complesso e variegato delle esperienze femminili nelle migrazioni. Attraverso racconti come quello di Julienne, una donna camerunense che ha attraversato l’inferno libico e il Mediterraneo, l’autrice evidenzia l’alternanza tra passività e attività nelle vite delle donne migranti, intrappolate in sistemi di potere molto più grandi di loro ma sempre protagoniste del proprio destino.

Le politiche europee hanno un impatto diretto su queste donne, che si trovano ad affrontare ostacoli enormi nella ricerca di un futuro migliore. Dal difficile accesso ai titoli di soggiorno alla violenza subita lungo il percorso migratorio, le donne migranti si trovano spesso immobilizzate e private della capacità di agire. Tuttavia, Schmoll sottolinea l’importanza delle “scale dell’autonomia”, piccoli atti di resistenza quotidiana che permettono loro di mantenere un minimo di controllo sulla propria vita.

La ricerca di spazi di intimità, l’attenzione al proprio corpo e persino le attività estetiche diventano fondamentali per riprendere il controllo della propria narrazione migratoria. Anche l’uso dei social network diventa uno strumento importante per raccontare le proprie storie e per riappropriarsi della propria identità.

Tuttavia, il cammino delle donne migranti è costellato di sfide e ostacoli. Nel mercato del lavoro italiano, ad esempio, le donne straniere sono il gruppo più penalizzato, con salari medi inferiori sia agli uomini stranieri che alle donne italiane.

Schmoll ci invita a “femminilizzare lo sguardo sulle migrazioni”, mettendo in luce gli effetti poco studiati delle politiche migratorie sulle donne. È un invito a guardare oltre i cliché e a riconoscere la complessità delle esperienze femminili nelle migrazioni, sempre in bilico tra vulnerabilità e resistenza, tra il desiderio di autonomia e le forze che cercano di limitarla.