Dopo una scia di oltre venti milioni di morti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente la fine dell’emergenza sanitaria globale Covid-19 il 5 maggio 2023.
Si è trattato a livello planetario di un’esperienza senza precedenti nella storia recente che ha provato da un punto di vista esistenziale in modo notevole.

Si era tutti chiusi in casa paranoici, si sperava l’arrivo dei vaccini, si è scatenato il mainstream complottista dei no vax, è sceso in campo Papa Francesco e il Pontificio Consiglio per la salute per rasserenare gli animi e infondere fiducia nella medicina e nelle istituzioni…

Il 2020 è stato davvero un anno particolare che ha decimato i soggetti più fragili.

Quando si sperava nella cosiddetta immunità di gregge spuntavano varianti del virus ancora più infettive, anche se meno letali, grazie ai vaccini.

Negli Stati Uniti, il negazionista (del Covid) Donald Trump sfidava al ribasso il suo virologo Anthony Fauci che prevedeva uno scenario – purtroppo avveratosi – superiore al milione di morti negli USA.

La Gran Bretagna ha avuto una gestione altalenante nella messa in pratica delle restrizioni, registrando alla fine 225 mila morti.

L’Italia, quando gli altri Paesi nascondevano ancora la pandemia, si era ritrovata vulnerata a partire dalle regioni settentrionali e sembrava abbandonata a sé stessa.

A vaccino pronto, l’organizzazione della sua distribuzione a un generale dell’Esercito esperto in logistica, ha fornito risultati eccellenti.

L’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha restituito al nostro Paese un ruolo di autorevolezza nell’Unione Europea che ha varato un piano di aiuti in modo coeso e solidale.

La curva del contagio e della mortalità da Covid-19 è scesa progressivamente registrando gli ultimi ritorni di fiamma dal focolaio d’origine cinese.

Nei Paesi più poveri rimane la sperequazione sanitaria che ha visto solo il 23% delle persone accedere al vaccino.

All’inizio della pandemia, si diceva spesso che i paesi più poveri del mondo stessero andando meglio dei più ricchi, soprattutto perché le loro popolazioni sono molto più giovani e quindi meno vulnerabili. 

Questa sorta di “apartheid vaccinale”, tuttavia ha invertito quella tendenza. 

Sebbene i paesi più ricchi siano andati peggio durante il primo anno della pandemia, entro il 2023, i paesi ad alto reddito, medio-alto reddito e basso-medio reddito erano tutti raggruppati abbastanza strettamente insieme in eccesso di mortalità cumulativa. 

Non si è ancora alla situazione di zero Covid, ma si può lasciare alle spalle la fase pandemica per parlare piuttosto di una situazione endemica.

Le ripercussioni sul piano economico sono state notevoli durante la fase acuta della pandemia e non si sono ancora studiati gli effetti a lungo termine in chi è stato contaminato o vaccinato.

L’umanità ha fatto l’esperienza di una resilienza globale e la macchina dell’economia è ripartita con una riscoperta voglia di vivere e di socializzare.