Papa Francesco ha nominato monsignor Víctor Manuel Fernández, finora arcivescovo di La Plata, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede e presidente della Pontificia Commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. 

Monsignor Fernández, vescovo argentino di La Plata, è il nuovo Prefetto del dicastero per la Dottrina della Fede.

Succede al settantanovenne cardinale Ladaria Ferrer ringraziato dal Papa a conclusione del suo mandato per superati limiti di età. 

Biblista di formazione e dottore in Sacra Teologia ha rappresentato i Vescovi argentini alla Conferenza di Aparecida del 2007.

È stato Parroco nella sua Diocesi di Cordoba, formatore del seminario, decano e poi rettore pro tempore alla Pontificia Università Cattolica Argentina.

Il 13 maggio 2013 papa Francesco, eletto da un paio di mesi, lo ha elevato alla dignità di arcivescovo. 

Fernández ha quindi partecipato ai Sinodi dei vescovi del 2014 e del 2015 sulla famiglia, nei quali ha fatto parte anche dei gruppi di redazione. 

Nell’Assemblea della Conferenza episcopale argentina del 2017 è stato eletto presidente della Commissione dottrinale. 

Nel 2018 Francesco lo ha nominato arcivescovo di La Plata.

Papa Francesco è legato al novello Prefetto da amicizia e stima reciproca.

Sembra che il prof. Fernandez sia stato anche un importante ghost writer  o comunque un efficace collaboratore nella stesura di documenti pontifici.

Fernández «tra libri e articoli scientifici, ha più di 300 pubblicazioni, molte delle quali tradotte in varie lingue». 

In essi mostra una solida cultura biblica e un’apertura all’interdisciplinarietà che ormai è il nuovo paradigma delle Università Pontificie.

Come si evince dai suoi scritti, mons. Fernandez è aperto anche alla missione evangelizzatrice, la spiritualità e le questioni sociali. 

Il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede pubblica una lunga lettera del Papa al nuovo prefetto. 

In essa il Pontefice riconosce che «il Sant’Uffizio in altre epoche arrivò ad utilizzare metodi immorali».

 «Furono tempi – scrive Francesco – dove più che promuovere il sapere teologico si perseguitarono possibili errori dottrinali. Quello che spero da voi è senza dubbio qualcosa di molto differente».

Il Papa quindi precisa che oggi il Dicastero deve avere la finalità centrale di custodire l’insegnamento che nasce dalla fede per dare ragione della nostra speranza, non come nemici che puntano il dito e condannano (cf. EG 271). 

Nella lettera del Papa, che porta la data del 1° giugno scorso, in particolare raccomanda come «criterio fondamentale» quello di «considerare inadeguata qualsiasi concezione teologica che in ultima analisi metta in dubbio l’onnipotenza stessa di Dio, e in particolare la sua misericordia», così come si trova scritto nel documento pubblicato dalla Commissione teologica internazionale nel 2007 su “La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo”.

Venerdì scorso Fernández ha postato sui social una foto con Francesco spiegando di aver passato l’ultima settimana a Roma vicino al Papa e scrivendo che il Pontefice «lavora tutto il giorno, ha udienze e riunioni la mattina e il pomeriggio, lavora più ore di chiunque altro in Vaticano, lo vedono stanco dopo cinque ore di impegni ma dopo la siesta era perfetto e felice».

Con questa nuova nomina si rafforza anche a livello sistematico l’assetto dottrinale del Magistero attuale.

Papa Francesco sta mettendo in atto ciò che lo Spirito trasmise ai padri del Concilio Vaticano II. 

Dopo oltre sessant’anni da quell’evento l’assimilazione si innesta nel percorso sinodale della Chiesa e del suo popolo in cammino per il Regno.