Il Segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede insiste sulla necessità di aprire il dibattito sul celibato dei presbiteri cattolici.

Il segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Charles Scicluna, non ha problemi ad affrontare di nuovo la sua riflessione sul celibato sacerdotale obbligatorio, come ha già fatto all’inizio di questo mese. Lo ha espresso in un’intervista con National Catholic Reporter.

È probabile che questa sua apertura, oltre ad incuriosire e polarizzare l’opinione pubblica, creerà nuove polemiche benché si tratti di un suo punto di vista personale, ma dall’alto del suo ruolo istituzionale con incarichi ricevuti nel gestire gli abusi sui minori.

L’arcivescovo sessantaquattrenne ha detto che la Chiesa dovrebbe imparare dalle Chiese orientali, che consentono agli uomini sposati la possibilità di essere ordinati al sacerdozio.

“Perché dovremmo perdere un giovane che sarebbe stato un buon prete, solo perché voleva sposarsi? E abbiamo perso buoni sacerdoti solo perché hanno scelto il matrimonio”, ha detto.

“Un uomo può maturare, impegnarsi in relazioni, amare una donna. “Deve scegliere tra lei e il sacerdozio, e alcuni sacerdoti lo affrontano impegnandosi segretamente in relazioni sentimentali””, ha aggiunto.

Per Scicluna, permettere l’uxorato sacerdotale potrebbe impedire ai chierici di perdersi in un’incoerenza di vita. “Una delle mie preoccupazioni è che le persone si trovino in una situazione in cui si sentono a loro agio con una doppia vita”, afferma l’arcivescovo maltese che qualifica che “questo non ha lo scopo di diminuire la bellezza del celibato o l’impegno eroico delle persone che hanno accettato il celibato come un dono e lo vivono”. “Penso che sia un bene che ne discutiamo”, espone con naturalezza e sottolinea: “Non sto dicendo che si tratta di una specie di bacchetta magica”.

La crisi degli abusi

Per Scicluna, uno dei più grandi specialisti nella lotta anti-abuso della Chiesa, la sua proposta non può essere giustificata da un legame tra celibato e pederastia, ma ammette che affrontare questa crisi in prima persona lo ha fatto riflettere a fondo. 

“Quando viaggi molto e incontri altre persone, ti rendi conto che le persone si trovano in diversi stati di vita”, dice nell’intervista con i media cattolici americani. Inoltre, assicura che “ciò che si impara attraverso l’esperienza è che bisogna tenere conto della fragilità umana e del fatto che le persone maturano in situazioni diverse; si trovano in un contesto psicologico e spirituale diverso”. 

In ogni caso, al di là della sua opinione personale da portabandiera di questo dibattito, riconosce che “questo è qualcosa che la Chiesa nella sua massima autorità, dovrà decidere”.

Nell’intervista con National Catholic Reporter, in occasione dei cinque anni dello storico vertice vaticano convocato da Francesco per applicare la ‘tolleranza zero’ agli abusi, Scicluna sottolinea che “abbiamo bisogno di connetterci con le vittime”. In relazione al quadro giuridico che il Papa ha imposto alla Chiesa universale, condivide che “per il fatto che abbiamo la legge, non è che abbiamo fatto bene tutto il nostro dovere”.

Quanto al celibato Papa Francesco ribadisce la stessa linea di Paolo Vi quando, sotto la spinta della rivoluzione sessantottina, si voleva abbattere il celibato sacerdotale..

È una questione della Chiesa di rito latino perché in alcune Chiese di rito Orientale è permessa ad uomini già sposati di ricevere il sacramento dell’Ordine.

L’ordinazione sacerdotale dei “vir probati” sarebbe stata utile in regioni come l’Amazzonia promuovendo a presbiteri catechisti di provata virtù. Sul Sinodo per l’Amazzonia ci fu però un’alzata di scudi da parte di alcuni vescovi e cardinali più conservatori perché temevano un’apertura in questo senso anche in Occidente.

Quanto al ridondante argomento della crisi vocazionale a causa del celibato, l’uxorato dei pastori luterani non ha certo aumentato il numero dei loro ministri.