Ci sono voluti trentaquattro anni per togliere la polvere a un cult del cinema militare con controtrama sentimentale come Top Gun.
L’abile pilota Pete Mitchell (Tom Cruise), il cui nome di battaglia è Maverick, continua a farci provare le vertigini
con le sue acrobazie in dogfight a diecimila metri di altitudine o rasoterra per supporto tattico.
In Top Gun – Maverick – , uscito nelle sale a maggio 2022 dopo lo stand-by pandemico, ritroviamo sempre protagonista Tom Cruise nel ruolo dell’ufficiale dell’Aviazione di Marina.
Ha preso degli anni, ma il sorriso smagliante e la forma atletica gli sono rimasti.
E’ invece cambiato il velivolo che questa volta è un Boeing F/18 Super Hornet al posto del Grumman F/14 Tomcat.
Il personaggio di Maverick è l’esempio dell’uomo di azione, l’operativo per eccellenza, infatti salire di grado non gli interessa; una promozione da ammiraglio lo renderebbe militare da scrivania, non proprio l’habitat naturale di uno spirito audace come il suo.
Ha tanto bisogno di volare perché forse non ha niente che lo tenga a terra: niente famiglia, niente amore, niente persone da cui tornare.
È un lupo solitario, uno spirito libero in apparenza che si dedica al lavoro per dedizione ma anche per sfuggire a vecchi fantasmi che ritornano con prepotenza quando viene chiamato a dirigere una nuova squadra di giovani Top Gun per addestrarli in vista di una missione al limite del suicidio.
Il nuovo regista Joseph Kosinski riesce nell’impresa di far crescere il personaggio svelando un’interiorità arricchita anche dall’età.
Nella squadriglia che addestra, Maverick si ritrova infatti con il figlio del suo compianto navigatore Nick Bradshaw, nome di battaglia Goose (Anthony Edwards) morto nell’eiezione da un jet fuori controllo mentre proprio Maverick era ai comandi dell’aereo.
Pete Mitchell ne porta ancora le ferite e quindi si sente padre putativo di quel giovane tenente, Bradley Bradshaw, conosciuto da bambino e che oggi porta il nome di battaglia “Rooster” (Miles Teller).
Consapevole della pericolosità della missione che consiste nel distruggere un impianto iperdifeso di arricchimento di uranio di uno “Stato canaglia”, farà di tutto per salvargli la vita utilizzando il suo aereo come scudo da missili lanciati contro l’aereo di Rooster.
Abbattuti entrambi e salvi per essersi catapultati in tempo, in una rocambolesca azione finale i due piloti appiedati, riescono a “rubare” dall’aeroporto degli avversari un vecchio F/14 con il quale si esfiltrano dalle linee nemiche e rientrano sulla loro portaerei non prima aver abbattuto caccia ostili più avanzati tecnologicamente sfruttando la maggiore abilità nel pilotaggio con il colpo segreto di Maverick, cioè il controverso “Cobra di Pugachev”.
Questa manovra da attacco ed elusione ravvicinata in verità è stata inventata dai russi grazie al doppio getto di tipo vettorabile dei loro vecchi Mig, ma a livello cinematografico diventa ancora più coinvolgente se fatta da un pilota ed un aereo americani.
La scena finale del film mostra Rooster mentre aiuta Maverick nella messa a punto del P 51 Mustang, il vecchio aereo americano della II Guerra Mondiale, con il quale il pilota più anziano si allontanerà verso il sole di un romantico tramonto estivo con la sua vecchia fiamma Penny (Jennifer Connelly) la citata figlia dell’ammiraglio Benjamin del primo Top Gun, passaggio obbligato di sceneggiatura vista l’indisponibilità dell’attrice che nel primo Top Gun interpretò l’ammiccante astrofisica “Charlie” (Kelly McGillis).
Maverick depone la sua armatura di guerriero e si concede un volo ad elica da serio innamorato mentre i titoli di coda sono accompagnati dal canto “Hold my hand” (Prendi la mia mano) un valore aggiunto del film grazie a una riuscita performance musicale e testuale di Lady Gaga.