I nuovi strumenti della comunicazione hanno il potere di trasformare la cultura e la percezione della realtà.
Marshall McLuhan ne fu convinto assertore meno di un secolo fa quando sosteneva che “il mezzo è il messaggio”.
I social e quindi la facilità di accesso a una rete globale come consumatori o produttori di contenuti crea la “metamorfosi della conoscenza” trasformando persone imperite e prive di conoscenze specifiche fino a qualche istante prima del post in improvvisati esperti delle più disparate materie dello scibile umano.
È un fenomeno insostenibile che cederà presto il passo a un sempre più accurato discernimento di cui le testate più blasonate si stanno attrezzando attraverso il fact cheking, la verifica dei fatti.
Nel frattempo, sulla giostra dell’informazione e della disinformazione, così come già avvenuto per la pandemia, ci confrontiamo ad assertori e negatori della guerra stessa e delle sue vittime, come se ci si trovasse tutti su un set cinematografico.
Una delle domande ricorrenti che tante persone angosciate mi rivolgono, è l’attendibilità sulla minaccia di utilizzo di armi nucleari da parte della Russia.
Per non scadere nella “sindrome del tuttologo” ho quindi interpellato esperti militari e giornalisti specializzati in geopolitica, dai quali ho ricavato elementi che ritengo utili per una comprensione del reale rischio di escalation nucleare.
Nell’immaginario collettivo l’attivazione di un missile nucleare è affidata al destino di una persona che preme il pulsante rosso di un joy stick.
La realtà è ben più complessa ed esiste una scala di comando e di procedure classificate affidabili ed elaborate fino alla cassaforte inviolabile della coscienza di ogni responsabile.
Nel 2020 Vladimir Putin stesso firmò il primo documento ufficiale russo, elencando quattro casi in cui Mosca poteva permettersi di utilizzare il suo arsenale nucleare.
Sono tutti difensivi e non producono il ricorso alle armi nucleari per sostenere una guerra di invasione o come misura di ritorsione contro le sanzioni internazionali.
La minaccia timidamente paventata nei giorni scorsi non rientra nei casi previsti per l’uso della forza deterrente della dottrina nucleare russa.
La cosa più probabile è invece l’ordine di semplificazione delle procedure di lancio e lo stato di allerta nei centri di controllo e comando missilistico.
Vladimir Putin non ha ancora esplicitato l’uso delle armi nucleari.
Nel caso avrebbe dovuto spostare in massa i sottomarini nucleari e caricare i bombardieri strategici per questo tipo di guerra.
Operazioni del genere non passano inosservate agli “occhi dal cielo” dei satelliti spia e dei droni ricognitori.
Vladimir Putin sa che nel conflitto con l’Ucraina il nucleare può essere usato solo per retorica diplomatica altrimenti Mosca verrebbe probabilmente bombardata in cambio.
L’amministrazione americana ha reagito con una certa calma, “prendendo atto” della decisione russa di aumentare il livello di allerta ucraina, mentre il presidente Volodymyr Zelensky non ha nemmeno menzionato la minaccia nucleare russa.
Vladimir Putin si trova in una situazione delicata.
Le sanzioni si stanno accumulando, l’offensiva sul campo non va come previsto, il che lascia solo le armi nucleari in vantaggio.
Brandire il nucleare a ogni pié sospinto, è un terribile errore che danneggerà molto la Russia e Vladimir Putin.
Il presidente russo passerà per qualcuno imprevedibile, pericoloso e pronto a brandire la minaccia nucleare. Questo serve solo a rafforzare l’isolamento russo sulla scena internazionale.
L’escalation nucleare russa ha però creato anche un clima di incertezza in cui può verificarsi un tragico incidente.
Una parte significativa dei missili russi, infatti, sono “a doppio scopo”, vale a dire che possono fungere da missili convenzionali o nucleari.
Come essere sicuri, nel caso di lancio di un missile russo, che non sia equipaggiato con una bomba nucleare?
Per le altre potenze nucleari potrebbe essere grande la tentazione di lanciare attacchi preventivi che porterebbero il conflitto in una dimensione completamente nuova.
Putin ha avvelenato non solo se stesso, ma anche la Russia. Ha determinato il disprezzo con cui tutti nel mondo guarderanno non solo a lui, ma anche ai russi e cittadini della Federazione russa. Per molti anni la credibilità sarà bassa e il Paese sarà obbligato politicamente a dotarsi di un sistema sociale libero da finzioni e manipolazioni politiche.
La Russia ha già perso questa guerra, moralmente, anche solo cominciandola.
Indipendentemente dagli eventi sui campi di battaglia, ha perso come entità politica, economica e sociale, come paese, come parte del mondo.
Una volta con la parola guerra – senza specificazioni – ci si riferiva alla grande guerra patriottica (vedi la seconda guerra mondiale).
Ora questa parola ha un significato diverso.
Una guerra senza qualifiche o aggettivi è la guerra che Putin ha scatenato e che ha coinvolto tutti i russi – e non solo – in tale catastrofe.