Con colpi di scena chiaramente politico-negoziali, Patrick Zaki ha ricevuto la grazia dal presidente Al-Sisi. Dopo 22 mesi di carcere cautelare e torture, era stato condannato senza appello dal tribunale egiziano di Mansura, a tre anni di carcere appena lo scorso martedì 18 luglio. Capo d’accusa la diffusione di notizie false per un articolo scritto nel 2019 su un attentato dell’Isis e due casi di discriminazione ai danni dei copti, i cristiani d’Egitto.

Dopo tre anni, finisce il calvario di Patrick Zaki, il trentaduenne di Mansura incarcerato in Egitto da un regime che non ammette sconti per gli attivisti dei diritti umanitari.

Il caso aveva mobilitato Amnesty international ma anche il nostro paese visto che Zaki stava frequentando un master all’Università di Bologna.

Il Governo italiano si intesta il merito della grazia accordatagli dal presidente Abdel Fattah al Sisi dopo la condanna definitiva per la quale gli sarebbero rimasti da scontare altri quattordici mesi.

La sentenza infausta di appena due giorni fa era stata accolta con sorpresa e angoscia da familiari e amici, specialmente la madre e la fidanzata con la quale convolerà a nozze questo settembre.

In occasione delle elezioni presidenziali egiziane del 2018, Patrick fu uno degli animatori della campagna elettorale di Khaled Ali, avvocato e attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani che in seguito ritirò la candidatura denunciando le minacce e gli arresti di molti suoi collaboratori. 

Secondo i mezzi d’informazione governativi egiziani, Zaki sarebbe stato attivo all’estero per scrivere una tesi sull’omosessualità e per incitare contro lo stato egiziano.

Queste accuse non sono rimaste in piedi nella sentenza definitiva di condanna.

Il caso di Zaki, se da un lato fa emergere la forza della stratocrazia egiziana, dall’altro rivela la forza dei gruppi di pressione ai quali Zaki si riconduceva.

I finanziamenti già accordati alla Tunisia per il contenimento dei flussi migratori dal Nordafrica, hanno inoltre rappresentato la ghiotta occasione per il governo di Egitto di accreditarsi presso l’Italia e l’Unione Europea in generale per il contenimento dei flussi migratori in Mediterraneo.

Il giudizio di condanna rimane sul ricercatore, ma il Presidente si è avvalso delle sue facoltà per graziarlo: pecunia non olet (i soldi non puzzano).

Sebbene la possibilità di espatriare sia ancora subordinata a una successiva sentenza di un giudice, la presidente Meloni ha assicurato che entro domani Zaki sarà di ritorno in Italia.

Arrestato il 7 febbraio del 2020 all’aeroporto del Cairo, Zaki ha subito torture ed interrogatori anche in merito a presunti legami con la famiglia del ricercatore italiano Giulio Regeni, il cui caso – va detto – non è stato per nulla risolto.

Solo nel settembre 2021, cioè  oltre un anno dopo l’arresto, Zaki ha potuto beneficiare della prima udienza.

Il 7 dicembre di quello stesso anno, al termine della terza udienza, il tribunale ha ordinato la scarcerazione di Zaki, affermando che l’imputato sarebbe rimasto in libertà per la restante durata del processo.

In effetti era rimasta in piedi solo l’accusa di “diffusione di false notizie dentro e fuori il Paese”, riferendosi ad un articolo pubblicato nel 2019 sul giornale libanese Daraj. 

Durante il periodo pre-processuale Zaki aveva subito lo stillicidio di ben 18 udienze in cui furono decisi prolungamenti della sua custodia cautelare trascorsa quasi per intero nel carcere di Tora al Cairo.

Si è trattato di un periodo nero in cui l’allora solo studente dell’Alma Mater ha rischiato 25 anni di reclusione.

Soprattutto nei primi mesi della pandemia, nella primavera 2020, il ragazzo è stato costretto a dormire sempre per terra, usando coperte come materasso e soffrendo forti dolori alla schiena. Ricevette la prima visita dei parenti solo dopo cinque mesi e mezzo di reclusione. 

Patrick Zaki può ormai lasciare alle spalle questo passato.

Appena due settimane fa, il 5 luglio, Zaki ha conseguito la laurea presso l’Università di Bologna, discutendola da remoto.

Reny, la sua fidanzata, ricordando a Patrick il sostegno che il giovane sta ricevendo sia in Italia che in Egitto. gli aveva scritto recentemente: 

«Patrick amore mio, buon anniversario, oggi completiamo il nostro quarto anno insieme. Anni che sono passati con i loro alti e bassi, non so come. Anni di amore, calore e donazioni infinite. Sono molto eccitata per una vita piena con te con tutte le sue esperienze, difficoltà e facilità. Il matrimonio si svolgerà in tempo e sarà più bello di quello che abbiamo sognato. Celebreremo il nostro amore, sfideremo il destino che è stato così ostinato con noi e vinceremo»

(…)

« Io sono con te e tutto il mondo è dalla tua parte. I tuoi professori di master e dottorato ti inviano tutto il sostegno e l’amore, colleghi, compagni di classe, amici e persone care da tutto il mondo, specialmente in Piazza Maggiore sono al tuo fianco. State tranquilli e state bene, non siete soli. Ti amo, Reni».