Dal 2014 al 2023 il regista Antoine Fuqua ha dato vita in tre film alla storia di un singolare giustiziere interpretato da un convincente Denzel Washington. L’ex agente DIA Robert McCall, antieroe per eccellenza, incarna il recondito desiderio di tanti di opporsi al male. Lascia sospesi l’utilizzo degli stessi strumenti di chi fa il male. Cambia il fine, che è il bene, ma lo strumento è violenza e morte. Saga spettacolare in una logica machiavellica, pur con un significato morale finale, rimane poco aderente all’antropologia cristiana e ai codici di uno Stato di diritto.

La storia

Equalizer è una saga cinematografica diretta da Antoine Fuqua avente come protagonista principale l’attore Denzel Washington.

Il film, giunto già al terzo lungometraggio, si ispira all’omonima serie televisiva dove però la protagonista è una donna.

Denzel Washington, che veste i panni di Robert McCall, è un ex militare e agente della DIA.

È rimasto vedovo e porta con sé un passato misterioso, che vorrebbe lasciare alle spalle.

Usa le sue vaste abilità per aiutare chi non ha nessun altro a cui rivolgersi, agendo come un angelo custode e un difensore per coloro che non possono difendersi e perseguendo la propria redenzione.

Nel primo film, “Il Vendicatore”, sembra condurre una vita ormai ordinaria lavorando come commesso all’interno di un megastore di ferramenta.

Per riscattare un’adolescente entrata nel giro della prostituzione, sfida la mafia russa di Boston che sfrutta gli immigrati.

Con mosse mirate e cronometrate, elimina i pericolosi criminali fino a sabotare le loro attività più macroscopiche minando le petroliere dell’oligarca mafioso.

Grazie all’ex collega della CIA Susan Plummer risale all’indirizzo del “capo dei capi” che elimina con una scarica elettrica nel bagno che poco prima aveva allagato di proposito.

Nel secondo film dal sottotitolo “Senza Perdono”, ritornano gli spettri del passato.

Tre membri del suo plotone di forze speciali, sono diventati killer professionisti e uno di questi, Dave York, uccide proprio la sua unica amica Susan Plummer che li aveva scoperti.

McCall li sfida in un singolar tenzone nel villaggio balneare dove viveva con la moglie defunta.

Proprio in quel momento un uragano imperversa nella regione.

York appostatosi sulla torre dell’acqua fa da cecchino e provoca McCall giocando al tirassegno contro Miles Whittake, un ragazzo che i tre hanno rapito come ostaggio e che invece il protagonista aveva strappato alle gang delle periferie.

L’ex DIA eliminerà i criminali con le sue tecniche da soldato speciale, salverà Miles che riprenderà con interesse gli studi.

Dulcis in fundo, come controtrama, favorirà l’incontro di un fratello e una sorella di origine ebrea che si erano persi di vista durante l’Olocausto dei nazisti.

La saga per ora si chiude con un terzo film, “Senza Tregua”, nel quale McCall si reca in Sicilia dove elimina, con i soliti metodi rapidi e spietati, un’intera cosca mafiosa.

Stava aiutando un pensionato degli Stati Uniti a recuperare la liquidazione rubatagli da hackers.

Durante le indagini scopre un grande movimento di denaro tra la Sicilia e il Medioriente.

Terroristi siriani producono droga sintetica per il mercato italiano distribuito da Cosa Nostra e la Camorra.

Con i soldi guadagnati fanno attentati in Italia.

Nel frattempo, McCall segnala i traffici criminali alla giovane agente della CIA, Emma Collins, la figlia di Susan Plummer.

Nel ricordo della mamma, vuole offrirle l’opportunità di risolvere il caso e fare carriera.

Eliminata la cosca siciliana, viene però fucilato alle spalle. Riesce comunque ad imbarcarsi sul traghetto e guidare in auto fino alla Costiera Amalfitana.

Ormai esamine, Robert viene soccorso da Giorgio, un brigadiere dei carabinieri di Atrani (Altomonte nel film) che lo fa curare da Enzo, il bonario medico condotto del paese.

Robert McCall, durante la convalescenza, scopre il modo di vivere onesto e solidale del sobborgo campano godendo di tante premure da parte dei suoi concittadini.

Altomonte, però, è sotto il gioco di un boss della camorra, soprannominato “il Barbaro” per le sue atrocità.

Attraverso il fratello, il criminale costringe i commercianti a pagare il pizzo, li picchia ed umilia e, in caso di ritardo, il negozio è messo a fuoco, come nel caso del pescivendolo del paese.

McCall non ci sta ed elimina i manovali camorristi.

La vendetta del loro capo non tarda, ma l’agguato teso a McCall fallisce perché tutti gli abitanti diffondono on line sui social, quanto sta accadendo facendo in tal modo intervenire rapidamente le forze dell’ordine.

Occasione persa, sconfitta subita.

McCall, penetra furtivamente nel covo dei camorristi e dopo aver eliminato tutti i guardaspalle e sodali del capo, fa trangugiare al “Barbaro” le amfetamine che spaccia a scala industriale, provocandogli la morte.

Il tutto avviene mentre in paese c’è la processione della Santa Patrona che “fa miracoli”.

Il film si conclude con il paese in festa per la vittoria calcistica della loro squadra, ispirata evidentemente al terzo scudetto del Napoli, visto che le riprese si sono svolte anche nel capoluogo partenopeo.

La filosofia

Se volessimo omaggiare il cinema, la storia si ispira a personaggi come “il Giustiziere della notte”, “Taxi driver” o “Peppermint”.

Al posto dei supereroi oggi in auge, c’è la figura dell’antieroe nella quale ognuno si può identificare.

Per Equalizer, il cui nome ispira l’equilibrio di una bilancia, di un dare e un avere, c’è la dicotomia tra il rispetto formale delle regole e la giustizia sostanziale.

McCall prescinde dall’azione repressiva dello Stato, si trasforma in uno spietato giustiziere con licenza di uccidere.

Solo una logica machiavellica potrebbe giustificare le sue azioni, eppure la sua efferatezza, addolcita dallo humor del cronometro e anche dal carattere improbabile delle sue mosse, è direttamente proporzionale al cinismo gratuito dei criminali che elimina.

Da un passato sanguinario omologato dalla ragion di Stato, McCall passa a un presente dove trova redenzione nel liberare gli oppressi con mezzi leciti e illeciti.

Benché l’ultimo film sia stato criticato dagli arcisinagoghi del cinema per imprecisioni da story editor e il ruolo marginale dei coprotagonisti, il personaggio di Equalizer incontra nella borgata di Altomonte la sua umanizzazione definitiva.

Non si tratta più di reagire al sopruso di uno contro uno o di pochi contro pochi, ma a un riscatto più universale dove “Roberto”, così chiamato familiarmente dai cittadini che lo ospitano si sente a casa sua, si sente al posto giusto e fa la cosa giusta.

Libera un’intera regione da un sistema criminale schiavizzante.

“Ci vorrebbe un miracolo” dice Enzo il medico e, in effetti, “il Barbaro” muore mentre in una notte d’estate, finita la processione della Santa Patrona, il cielo buio è illuminato dai fuochi pirotecnici.

Lodevole la scelta della location, sempre apprezzata all’estero e forse meno dagli italiani assuefatti alle bellezze del proprio Paese.

Le ingenuità di sceneggiatura sono suffragate da dialoghi coerenti e frasi emblematiche sulle quali aleggia la buona fotografia alla quale ci ha abituati Antoine Fuqua e le scene mozzafiato con effetti speciali degne dei migliori film di azione hollywoodiani.

Benché il regista aspiri a un prequel – visti i lauti incassi del box office – Denzel Washington non è sicuro di cimentarsi in una nuova produzione di Equalizer.

Il personaggio ha infatti esaurito la sua parabola narrativa ed estetica la cui distanasia produrrebbe un film da “geriatric action” simile a Samaritan di Sylvester Stallone.

Equalizer è la soluzione inconscia dell’uomo di oggi alla corruzione e alla cattiveria con il metodo del “chiodo schiaccia chiodo” e la novità di un intelligente e forte Robert McCall che direotta le sue capacità verso l’impegno “civico” e soprattutto rinuncia alla tentazione della glorificazione personale uscendo dagli standard della nostra civiltà narcisista.