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Dopo ventuno giorni di silenzio, di finestre chiuse e di preghiere ininterrotte, Piazza San Pietro ha potuto riascoltare la voce di Papa Francesco. Non più solo nei cuori dei fedeli, nelle invocazioni quotidiane o nelle suppliche serali, ma nella realtà tangibile del suono che si è diffuso tra le colonne berniniane.
Un messaggio breve, meno di trenta secondi, registrato direttamente dal Policlinico Gemelli, dove il Pontefice è ricoverato dal 14 febbraio. Una voce affaticata, ma inconfondibile, carica della forza che viene non dal corpo, ma dall’anima. “Ringrazio di cuore per le vostre preghiere per la mia salute dalla Piazza, vi accompagno da qui. Che Dio vi benedica e che la Vergine vi custodisca. Grazie.”
Un applauso spontaneo ha rotto il silenzio della piazza, commossa e sorpresa. Un momento intenso, carico di emozione, che ha riportato la presenza del Papa tra il popolo che non ha mai smesso di stringersi attorno a lui con la preghiera.
Un legame che va oltre la malattia
La malattia di un Papa è sempre un momento delicato nella vita della Chiesa. Le finestre chiuse dell’Angelus, l’assenza del Pontefice dalle celebrazioni liturgiche, i bollettini medici che scandiscono l’attesa: tutto questo può generare un senso di vuoto. Ma in queste settimane, quel vuoto si è riempito di fede. Ogni sera, senza interruzione, i fedeli si sono radunati in Piazza San Pietro per recitare il Rosario, affidando Francesco alla protezione di Maria.
La preghiera del popolo di Dio è diventata il filo invisibile che ha unito il Papa alla sua gente, in un cammino di sofferenza e speranza condivisa. È il cuore stesso della Chiesa come comunione, una realtà viva che non si esaurisce nelle strutture, ma che trova la sua essenza nell’amore reciproco e nella vicinanza spirituale.
La Chiesa, famiglia che prega per il suo Pastore
Il cardinale Ángel Fernández Artime, pro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, ha definito il messaggio del Papa “un bellissimo dono”. E in effetti lo è. Non solo perché placa le ansie di chi si interrogava sulle condizioni del Pontefice, ma perché restituisce alla Chiesa un’immagine potente: il Pastore ferito che continua ad accompagnare il suo gregge, anche dalla stanza di un ospedale.
Nel mistero della Chiesa, c’è qualcosa di profondamente familiare. Come in ogni casa, quando il padre è malato, i figli si stringono attorno a lui. Così, in queste settimane, il popolo cristiano ha vissuto una sorta di veglia silenziosa, una notte di attesa in cui la speranza non è mai venuta meno. E ora, quel legame si rafforza nel segno della gratitudine.
Affidato a Maria, affidato alla preghiera
Il messaggio vocale del Papa ha aperto la preghiera del Rosario, guidata dal cardinale Artime. Ancora una volta, la piazza si è raccolta sotto lo sguardo di Maria Mater Ecclesiae, l’icona che dall’alto veglia sulla Basilica di San Pietro. “Ci raccogliamo in preghiera per la salute del Santo Padre Francesco con Maria, Madre della Chiesa e del Buon Consiglio”, ha detto il cardinale, introducendo la recita dei Misteri Luminosi.
Le mani si sono strette intorno ai grani del Rosario, i cuori si sono uniti in una sola voce. Tra i presenti, religiosi e laici, giovani e anziani, uomini e donne di ogni nazionalità. Una Chiesa che prega insieme, che si fa carico della fragilità del suo Pastore, che lo accompagna non solo con le parole, ma con la fede.
Un segno di speranza
La voce del Papa è tornata a San Pietro come un segno di continuità e speranza. La malattia non interrompe la missione, anzi, la rende ancora più vera. Francesco continua ad accompagnare il suo popolo, anche dalla sua stanza di ospedale, proprio come Gesù ha vissuto la sua missione fino all’ultimo respiro.
E la Chiesa continua a camminare con lui. Con la preghiera, con la fiducia, con quell’amore che va oltre le barriere dello spazio e del tempo. Perché, come dice il Papa, “Vi accompagno da qui”.
E noi, in attesa del suo ritorno, continuiamo ad accompagnarlo da qui, con la nostra preghiera.