Un saluto semplice, disarmato, evangelico: “La pace sia con voi”. Così si è presentato al mondo Papa Leone XIV, al termine della Messa solenne e dell’elezione avvenuta all’ottavo scrutinio, l’8 maggio 2025. Una data segnata da un simbolo mariano forte – la Supplica alla Madonna di Pompei – e da un segno nel cielo: pioggia battente su Roma durante l’attesa, poi sole caldo e improvviso all’apparizione del nuovo Pontefice. Segni piccoli, ma che parlano alla fede del popolo.
Un nome che evoca due giganti della storia della Chiesa: Leone I, il Papa che nel 452 fermò Attila alle porte di Roma, difendendo la città con la sola forza della parola; e Leone XIII, il pontefice della Rerum novarum, che alla fine dell’Ottocento inaugurò il magistero sociale della Chiesa. Pace e giustizia: due coordinate del nome scelto.
Papa Leone XIV – l’agostiniano statunitense Robert Francis Prevost – ha rivolto il suo primo messaggio con voce ferma, interrotta a tratti dall’emozione e dalla gratitudine. Le parole pronunciate dalla Loggia della Basilica di San Pietro hanno vibrato di fede e umanità, evocando la memoria del suo predecessore: “Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma. Il Papa che benediva a Roma”. Non ha avuto bisogno di aggiungere altro: bastava lo sguardo, la preghiera dell’Ave Maria detta con il popolo, le mani giunte.
Un Pontefice pastore, costruttore di ponti
Nel suo primo discorso, Leone XIV ha mostrato chiaramente quale sarà il tono del suo pontificato: un pontefice-pastore, fedele al Vangelo, uomo di sinodo e di carità, chiamato a costruire ponti e non a chiudere porte. Le sue parole hanno toccato il cuore di Roma, dell’Italia, del mondo. Ha parlato dei migranti, dei poveri, delle periferie, ma soprattutto del bisogno di camminare insieme: “Vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, la carità, e che sta vicino a chi soffre”.
Ha ricordato con accorata gratitudine la città di Chiclayo, in Perù, e le sue origini spirituali agostiniane: “Con voi sono cristiano, per voi vescovo” – parole di sant’Agostino che il nuovo Papa ha fatto sue.
I riti della tradizione e la novità dello Spirito
L’elezione di Leone XIV al quarto scrutinio ha segnato anche il compimento dei riti solenni e antichi che accompagnano la scelta di un Papa. Dalla Domus Sanctae Marthae alla Cappella Sistina, i cardinali hanno votato in clausura. Dopo l’elezione, il Papa è stato accompagnato nella “stanza del pianto”, detta anche Stanza delle lacrime, dove ha ricevuto la talare bianca. Lì, come da tradizione, si consumano le lacrime di chi, consapevole della gravità del compito, si affida a Dio.
Poi la vestizione e il momento dell’apparizione: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!”. Una Piazza San Pietro commossa, piena di fedeli sotto l’acqua e poi baciata dal sole, ha ascoltato in silenzio e con cuore aperto.
Un Papa figlio del Concilio, ponte tra Francesco e il futuro
Nel segno di Francesco, ma anche con il profilo proprio di chi porta il carisma agostiniano, Leone XIV apre un pontificato che si annuncia di continuità e di rinnovata interiorità, con attenzione particolare alle periferie esistenziali, alla comunione ecclesiale e al dialogo. In tempi segnati da guerre, polarizzazioni e crisi spirituale, il messaggio del nuovo Pontefice ha offerto pace, coraggio e profezia: “Dio ci vuole bene, Dio vi ama a tutti. E il male non prevarrà”.
La Chiesa ha un nuovo Vescovo di Roma. Il mondo un nuovo riferimento spirituale. Leone XIV, un figlio di Sant’Agostino, ha cominciato a parlare da pastore. E la Chiesa intera si è rimessa in cammino.
Ma lo sapevate già che fosse stato eletto? Siete dei mostri! Compòimenti!