IL CASO: Ilaria Salis, un’insegnante italiana di 39 anni, originaria di Monza, si trova attualmente in carcere a Budapest, in Ungheria. Il suo caso ha attirato l’attenzione internazionale dopo che è stata arrestata per la sua presunta partecipazione all’aggressione di due neonazisti durante una manifestazione denominata “La Giornata dell’Onore“.

Il 28 marzo, il giudice ungherese ha respinto la richiesta di concederle gli arresti domiciliari avanzata dalla sua difesa. Salis, detenuta da quasi 13 mesi, è accusata di aver partecipato all’aggressione dei due estremisti di destra durante la manifestazione, che celebra annualmente il battaglione che nel 1945 si oppose all’assedio di Budapest.

Ilaria Salis è una figura poliedrica: diplomata con voti altissimi al liceo classico Zucchi di Monza, ha conseguito una laurea in Storia all’Università Statale di Milano, per poi diventare insegnante in una scuola elementare milanese. La sua passione per la storia e il suo impegno sociale l’hanno portata a partecipare a manifestazioni di contro-protesta contro gruppi neonazisti.

Salis è stata arrestata insieme ad alcuni militanti antifascisti tedeschi. L’accusa principale si basa su alcuni video che mostrano individui non riconoscibili che colpiscono le vittime con manganelli. La donna rischia fino a 24 anni di carcere, con l’accusa di aver aggredito i due estremisti di destra.

La sua detenzione è stata caratterizzata da condizioni disumane, denunciate dalla sua famiglia, che ha riportato la mancanza di igiene, letti infestati da cimici e abbigliamento non adeguato. Nonostante le denunce, le autorità ungheresi non hanno risposto alle richieste di chiarimento.

Durante le udienze processuali, Salis è stata presentata in aula con manette, catene a guinzaglio e ceppi ai piedi, suscitando polemiche riguardo al trattamento ricevuto. Il rifiuto degli arresti domiciliari è stato giustificato con il presunto pericolo di fuga, nonostante l’avvocato della donna abbia sottolineato la presenza di un domicilio a Budapest.

Il caso di Salis ha suscitato reazioni politiche in Italia, con diverse figure politiche che hanno condannato il suo trattamento e chiesto interventi governativi. Tuttavia, il governo italiano sembra non aver ottenuto risultati significativi nel migliorare le condizioni della detenuta o nel modificare la decisione delle autorità ungheresi.

Parallelamente, un altro accusato nel medesimo processo, Gabriele Marchesi, è stato rilasciato dalle autorità italiane, che hanno respinto la richiesta di estradizione presentata dall’Ungheria, citando la sproporzione tra la pena prevista e il reato commesso, nonché il rischio di trattamenti degradanti.

Nel frattempo, si è discusso della possibilità di una candidatura di Ilaria Salis alle elezioni europee con il Partito Democratico italiano. Una tale candidatura potrebbe portare a conseguenze significative, poiché, in caso di elezione, Salis potrebbe ottenere l’immunità parlamentare e quindi essere scarcerata, sebbene dovrebbe affrontare ulteriori procedimenti giudiziari in Ungheria.

La famiglia tuttavia teme un effetto boomerang in caso di sconfitta elettorale e la stessa segretaria di partito Elly Schlein non è più tanto possibilista alla candidatura.

Il caso di Ilaria Salis solleva questioni cruciali riguardo ai diritti umani, alla giustizia e all’immunità parlamentare.

Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella ha telefonato alla Salis e ha assicurato il suo interessamento.

Il governo italiano è nell’imbarazzo per la vicinanza politica della premier Meloni all’omologo ungherese Orban e alla strumentalizzazione politica a pochi mesi dalle elezioni europee.

La sua situazione continua a destare preoccupazione e ad attirare l’attenzione internazionale, mentre si attendono ulteriori sviluppi nel suo processo legale e nel suo destino.

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