Il drastico calo della popolazione in Italia è tema di riflessione nei think tank degli intellettuali e tema di preoccupazione per il governo.
La coincidenza di longevità e di denatalità all’interno di un Paese ne ipoteca il calo di capacità produttiva ed assistenziale.
Al baby boom degli anni Sessanta, propiziato dal benessere della ricostruzione del Dopoguerra, seguì per il rovescio della stessa medaglia il cambio di paradigma sulla genitorialità.
Un crescente edonismo, infatti, accompagnato dallo sviluppo degli strumenti contraccettivi e contragestativi studiati soprattutto per la donna, segnò il passaggio dalla fecondità naturale a quella programmata e procrastinata.
La Chiesa fu profetica nell’individuare anche le conseguenze della separazione tra l’atto unitivo e procreativo attraverso l’enciclica Humanae Vitae voluta da S. Paolo VI.
Più tardi Giovanni Paolo II volle un’università pontificia dedicata agli studi sul Matrimonio e la Famiglia e sotto il suo pontificato nacque anche la Facoltà di Bioetica.
Papa Francesco, sia la Congresso Eucaristico di Matera, sia al meeting di Confindustria nel 2022, ha esplicitamente invitato le coppie italiane a fare più figli.
Il compito era valorizzare l’amore e il rispetto mutuo dei coniugi anche nella sfera della sessualità usata con intelligenza e responsabilità nella delicata missione della procreazione.
Fu sempre la Chiesa che incoraggiò gli studi per il riconoscimento dell’ovulazione.
I suoi sforzi furono gratificati dall’adozione dei metodi naturali a livello dell’organizzazione Mondiale della Sanità.
Questo aiutava le coppie che si credevano sterili ad aprirsi alla vita e, nello stesso tempo, permetteva la fruizione delle gioie del matrimonio assecondando la natura nei giorni di infecondità naturale delle donne.
Il mistero della vita, che si iscrive nel mistero dell’amore, non è qualcosa di banale.
È la collaborazione dell’uomo al piano creativo di Dio e all’interno di uno Stato rientra in un piano di solidarietà e sviluppo nazionale.
Se oggi in Italia il matrimonio avviene in un’età al limite della fertilità, è curioso sapere che nell’antica Roma imperiale, attraverso le Leges Iuliae Augustee e la Lex Papia Poppaea veniva esplicitamente promossa la progenie all’interno del matrimonio legale e discriminato il celibato.
Se negli Stati Uniti e in Europa ad inizio del secolo scorso si propagavano le teorie neomalthusiane del controllo delle nascite, in Italia il Duce andò in controtendenza ispirandosi proprio all’Impero Romano e alle sue leggi sulla famiglia.
Il fascismo non inventò nulla di nuovo, ma le sue leggi pronataliste non ebbero molto effetto perché la migrazione interna era ormai incontrollata con l’abbandono della campagna, nel cui sistema economico i figli numerosi rappresentavano una risorsa.
Iniziava ormai la fuga verso la città che prometteva lavoro nelle nascenti fabbriche che presto avrebbero girato a pieno regime in un’economia di guerra.
Per decisione di Mussolini, gli arruolamenti di massa degli uomini durante lo sforzo bellico, non solo ridusse le nascite, ma aumentò le vedove.
I corsi e ricorsi storici hanno riportato in auge il tema della natalità proprio nella presente legislatura.
I dati statistici per l’Italia non sono tra i più confortanti, ma si può egualmente vedere il bicchiere mezzo pieno.
La stragrande maggioranza delle coppie non rifiuta infatti la prole come principio, anzi c’è una prolificazione di centri per la fertilità e la PMA di cui Mediafighter ha già trattato in un precedente articolo.
Incoraggiare le nascite in un Paese non può però limitarsi al “bonus” per il figlio.
È necessario investire molto considerando realmente risorsa e non bene di consumo i bambini.
Occorre creare condizioni di sicurezza lavorativa alle aspiranti mamme, spesso combattute tra carriera e famiglia.
È necessaria la sdrammatizzazione culturale della gravidanza oggi sempre più medicalizzata alla stregua di una malattia.
Il calo demografico italiano, quindi, non è ineluttabile a condizione che si creino i presupposti politici, sociali ed economici per formare una rinnovata mentalità della natalità, come già in Svezia, in Francia e timidamente in Germania.
Previo un consenso unanime tra i vari schieramenti politici, che sostituiscono alle idee la critica distruttiva, è necessario agire su due fronti temporali.
È necessario un provvedimento a breve termine e una strategia a medio e lungo termine.
Il fenomeno della dislocazione sociale addebitato agli immigrati, fa perdere di vista la risorsa che essi rappresentano per il Paese.
Conti alla mano, l’Italia ha bisogno del loro lavoro, del loro potere d’acquisto e delle loro transazioni di moneta.
Qualche rivista teocon semplifica la soluzione demografica attribuendo il calo delle nascite a divorzi, aborti e contraccezione.
Con la stessa semplicità si può rispondere affermando, sempre dati alla mano, che la maggioranza dei divorzi si consumano proprio all’interno di coppie già con figli.
Quanto all’aborto, premesso che tale delitto è stato sempre presente nella storia dell’umanità, viene eccome praticato anche nei Paesi dove non è regolamentato dalla legge.
In contesti di sottosviluppo sociale e materiale, esistono pratiche abortive invasive e rudimentali che spesso con il feto uccidono tanto mamme di famiglia che giovani minorenni, nonché pratiche meno pervasive come l’assunzione di sostanze abortive naturali, in barba alla sofisticata e nociva RU468.
In Italia le statistiche indicano un calo di IVG, ma non è semplicemente dovuto alla contraccezione.
È in forte calo la fertilità sia maschile che femminile e accanto ad essa anche la libido.
L’ambiente insalubre, la vita stressata, le prolungate ore da seduti, la mancanza di dialogo e quindi di incontro intimo anche all’interno della coppia, si riverbera sul calo delle nascite.
Poiché non ci troviamo ancora nella cosiddetta “trappola della fecondità” è ancora possibile riportare la popolazione italiana al suo equilibrio demografico.
Accanto all’azione di governo dello Stato e la funzione educativa della Chiesa, l’attore principale di questo cambiamento rimane la famiglia e il soggetto stesso al quale nel racconto biblico genesiaco Dio disse: «crescere e moltiplicatevi».
L’articolo non può esaurire la riflessione su un fenomeno così interdisciplinare, ma mi è piaciuto l’approccio chiaro e coraggioso .