La storia infinita

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022, più di qualcuno ha pensato, come rappresaglia, alla messa al bando degli scrittori e degli artisti russi negli eventi, strade e monumenti a loro dedicati.

Gli uomini di cultura hanno alzato un muro di protesta per difendere patrimoni dell’umanità come le opere di Dostoevskij. Nel 2023 la Prima della Scala è stata un’opera russa, il capolavoro di Modest Musorgskij, Boris Godunov”.

È necessario separare la politica e il suo prolungamento, che è la guerra, dalla universale bellezza creativa dell’uomo.

Viceversa, accade che ideologie di partito politico si approprino dell’arte, delle opere letterarie, adulterandone il messaggio e travisando i personaggi.

Molti sono incuriositi dalla identificazione di Atreju con le manifestazioni politiche dei giovani di Fratelli d’Italia.

Atreju, il protagonista del romanzo “La Storia Infinita” di Michael Ende, non ha nulla da dividere con un programma politico di destra.

Il nostro non è un giudizio politico o polemico sulla Destra italiana.

Nella società liquida, in cui viviamo, anche la Sinistra italiana presenta contraddizioni sulla propria identità.

Un conto sono i gusti letterari, le storie e i personaggi dei libri in cui qualcuno si può identificare; altro è il nesso simbolico tra la storia e il personaggio di un romanzo con il successivo innesto maldestro all’interno di un pensiero politico.

L’invito all’onestà intellettuale e lo stimolo al discernimento nell’opinione pubblica, è il servizio che l’umanista, lo studioso o il giornalista offre in scienza e coscienza alla società.

Atreju, creato da Michael Ende, è quanto di più estraneo ci possa essere con i valori della Destra.

Impossessarsene fa male alla Destra stessa.

Atreju infatti non ha famiglia, è cresciuto dalla comunità Pelleverde.

Non c’è padre, non c’è madre, non c’è famiglia tradizionale nella sua vita.

Il nome Atreju, infatti, nella lingua del suo popolo, significa proprio “cresciuto da tutti” in un posto che si chiama Fantàsia.

Nel mondo della storia infinita, tutti i popoli parlano lingue incomprensibili, ma tutti conoscono l’altofantasico, la lingua fondamentale per comprendersi e accogliersi.

La crescita del personaggio Atreju avviene grazie al rapporto con Falkor, un mitologico drago buono che ha l’abilità di parlare ai serpenti perché tutte le voci della gioia sono simili.

Il Drago insegna ad Atreju che non esistono popoli e culture nemiche e che la parola della gioia è comprensibile a tutti. Quando i serpenti sono felici, anche se sono nemici, è possibile parlargli e capirli.

Quale sarebbe quindi la vicinanza di Atreju con una dichiarata agenda politica di chiusura dei confini, blocchi navali, liberalizzazione di vendita delle armi?

Quali contatti con la diffidenza verso lo straniero e le altre culture?

Michael Ende, l’autore di “La storia infinita”, fu costretto ad arruolarsi nella gioventù hitleriana a quindici anni. Durante la guerra riuscì però a disertare e a sostenere i gruppi di resistenza bavaresi che sognavano la possibilità di prendere il potere in Baviera e consegnarlo agli americani senza subire l’invasione.

Ende racconta delle sue pagine autobiografiche che passando in bicicletta dinanzi ai corpi impiccati di ragazzi, che avevano disertato come lui, leggeva la scritta appesa al loro collo: “sono stato preso dai cani alla catena”. Così venivano definiti i reparti dell’esercito alla ricerca di giovani disertori da uccidere.

L’immagine dei cani alla catena la ritroveremo nel mostruoso lupo Gmork, figura fondamentale ne’ “La storia infinita”, emissario del nemico di Fantàsia che si chiama Nulla e vuole togliere i sogni agli esseri umani.

Dove c’è il sogno c’è infatti la speranza e una libertà insopprimibile.

Il Signore degli anelli

Un’altra appropriazione indebita della gioventù di Destra è stato l’uso dei libri e personaggi de’ “Il Signore degli Anelli” di Tolkien.

Lo scrittore inglese era un buon cristiano di stampo tradizionale, ma in più occasioni dimostrò la propria contrarietà al fascismo.

In una lettera criticò l’impianto razziale del regime nazista e più volte parlò male di Hitler.

Una volta paragonò il dittatore tedesco a Sauron, il signore oscuro che contribuì a forgiare gli anelli del potere e che governa gli eserciti degli orchi.

Da dove nasce allora questa impertinenza simbolica?

Le destre radicali europee, specialmente quella italiana, ancora negli anni Settanta, stavano attraversando un lungo periodo di crisi in cui dovettero reinventarsi.

Quasi ovunque erano state emarginate politicamente a seguito della sconfitta del nazifascismo: in Italia il partito erede di quella cultura politica, il MSI, faticava a trovare un nuovo immaginario a cui rifarsi, mentre in Germania qualsiasi partito di estrema destra che cercava di costituirsi veniva dichiarato illegale.

il filosofo francese Alain de Benoist teorizzò una nouvelle droite (“nuova destra”) antimodernista, anticapitalista, nazionalista, contro l’immigrazione e a favore dell’omogeneità culturale europea.

Questa nuova destra influenzò tutte le culture politiche europee e nel caso italiano portò i militanti a sviluppare una nostalgia per il passato, per una sorta di fascismo primigenio, considerato più puro rispetto a quello degli ultimi anni e più vicino alle idee del barone Julius Evola.

L’associarsi a personaggi comunque vicini al nazifascismo, condannati dalla storia e persino esoterici, non avrebbe reso un buon ritorno di immagine.

L’uso successivo e più recente dei simboli religiosi nelle campagne elettorali è stato fortemente condannato dalla Chiesa cattolica dal cui bacino si sperava invece di attingere voti.

Roger Scruton

Dalla letteratura, quindi, la Destra italiana passa alla filosofia riconoscendosi nel pensiero di un contemporaneo.

Roger Scruton, scomparso solo pochi anni fa, è diventato l’ennesimo soggetto del desiderio.
L’appropriazione affrettata del suo pensiero, però, rischia di produrre l’ennesima cantonata per la Destra.

È dal presupposto che non esistono verità ma solo interpretazioni, che tutto è relativo, che la metafisica e la trascendenza sono oppio dei popoli, che i progressisti e le sinistre, ricavano argomenti per le loro proposte politiche, giudicando superate, se non logicamente e filosoficamente infondate, quelle dei conservatori.

Il problema è che Scruton, per chi lo conosce bene, alla metafisica preferisce la fenomenologia, ispirata alla lezione di Kant!

La realtà conoscibile dall’uomo è fatta di fenomeni; ciò che sta oltre i fenomeni, l’essenza ontologica delle cose, è un noumeno inconoscibile.

Questa attitudine intellettuale si traduce in un conservatorismo che non postula niente, che non presuppone alcuna idea in qualche iperuranio, ma che ricava la propria giustificazione dall’osservazione della fenomenologia sociale.

Sotto questa luce, la teoria filosofico-politica proposta da Scruton si scopre debole e lacunosa.

Un altro filosofo contemporaneo, il francese Rémi Brague afferma: «Il pensiero moderno […] cerca di risolvere i problemi posti dalla coesistenza umana e propone una varietà di soluzioni che si sono rivelate efficaci. Ma evita la questione preliminare, quella della condizione dell’esistenza umana.

[…] La metafisica, lungi dall’essere una sovrastruttura superflua, si rivela allora come l’infrastruttura indispensabile alla continuazione della vita degli uomini. […] Per ogni uomo, le ancore sono nel cielo. È in alto che bisogna cercare quello che ci salva dal naufragio».

Scruton sostiene che il vero conservatore prova anzitutto affetto, se non amore, per le cose che gli sono care e la religione dovrebbe far parte di queste.

Ma l’amore verso il cristianesimo è intrinsecamente fede nel Dio cristiano, altrimenti è solo un simulacro vuoto, un insieme di valori e una prassi etico-comportamentale che, come tali, possono tranquillamente essere negoziati nella dialettica sociale.