IL CASO: Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha lanciato una bomba politica il 14 marzo, affermando che l’Italia ha continuato a esportare armi in Israele nonostante le precedenti assicurazioni circa la sospensione delle vendite di armamenti allo Stato ebraico. Crosetto ha chiarito al Parlamento che questi scambi riguardavano esclusivamente ordini effettuati prima del 7 ottobre e che, dopo verifiche, si è stabilito che non sarebbero state utilizzate contro i civili della Striscia di Gaza.

Questa rivelazione giunge dopo la dichiarazione del 20 gennaio del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che aveva annunciato la sospensione delle forniture militari ad Israele a partire dal 7 ottobre 2023, per tutta la durata del conflitto. Tale mossa ha destato sorpresa sia nell’opinione pubblica che nelle cerchie militari israeliane, poiché esperti ritengono che gli armamenti italiani non avrebbero avuto un impatto significativo sul conflitto.

La legge italiana proibisce al vendita di armi nei Paesi in conflitto

La decisione annunciata da Tajani è stata associata alla legge italiana n. 185 del 1990, che proibisce la vendita di armi ai Paesi coinvolti in conflitti. Tuttavia, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, il Parlamento italiano ha fatto un’eccezione, consentendo l’approvvigionamento di armamenti all’esercito ucraino. Tajani ha dichiarato che la sospensione delle vendite di armi ad Israele era in linea con questa legge.

Ma nonostante l’annuncio di Tajani, analisti hanno riferito questa settimana che l’Italia ha esportato 2,1 milioni di euro in armi e munizioni verso Israele solo negli ultimi 3 mesi del 2023, con un aumento significativo rispetto all’anno precedente. Crosetto ha sottolineato che i contratti siglati prima dell’inizio del conflitto sono stati attentamente valutati e non coinvolgono materiali che potrebbero essere usati contro i civili a Gaza.

L’Italia mostra solidarietà a Israele, ma la vendita di armi alimenta la carneficina

L’Italia si trova ora in una posizione ambigua, mostrando solidarietà a Israele ma anche sospettata di essere coinvolta in un commercio di armi che potrebbe alimentare il conflitto. Il Paese si è astenuto dal votare due risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a favore di una tregua umanitaria e di un cessate il fuoco immediato, entrambe disattese da Israele.

Più recentemente, l’Italia è tra i Paesi che hanno sospeso i finanziamenti alla United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees (UNRWA), l’agenzia dell’ONU che fornisce aiuti ai palestinesi. Questa sospensione degli aiuti è stata decisa a seguito di accuse di collusioni con Hamas, avanzate da Israele contro 12 dipendenti dell’Agenzia.

In questo contesto complesso, l’Italia si trova ad affrontare critiche interne ed esterne sulla coerenza della sua politica estera, mentre il conflitto in Medio Oriente continua a destabilizzare la regione.