L’invito a pregare con fiducia e a riflettere il volto del Padre celeste nella vita quotidiana. Appelli per la pace e vicinanza ai nonni nel giorno a loro dedicato.
CITTÀ DEL VATICANO — Domenica 27 luglio 2025, in una Piazza San Pietro gremita di fedeli e pellegrini, Papa Leone XIV ha tenuto l’Angelus domenicale soffermandosi sul brano evangelico in cui Gesù insegna ai discepoli la preghiera del Padre nostro (Lc 11,1-13). Il Pontefice ha offerto una riflessione intensa sul senso della preghiera cristiana, che ci rivela la paternità di Dio e, insieme, la nostra identità di figli amati.
«Dio è un Padre che non ci volta mai le spalle — ha detto il Papa — nemmeno se arriviamo tardi a bussare alla sua porta, magari dopo errori, occasioni mancate, fallimenti». Citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, Leone XIV ha ricordato che nella preghiera del Signore «siamo rivelati a noi stessi, mentre ci viene rivelato il Padre» (CCC, 2783). L’invito rivolto ai cristiani è quello di pregare con semplicità, fiducia filiale, audacia, nella certezza di essere amati.
Rivolgendosi ai fedeli, il Pontefice ha richiamato anche i Padri della Chiesa: san Cipriano di Cartagine ricorda che, chiamando Dio “Padre nostro”, dobbiamo comportarci da figli; san Giovanni Crisostomo ammonisce che non si può pregare Dio come Padre se si conserva un cuore crudele. «È importante — ha spiegato il Papa — lasciarsi trasformare dalla bontà del Padre per riflettere, come in uno specchio, il suo volto nel nostro».
Al termine della riflessione, Leone XIV ha lanciato un duplice appello: alla preghiera fiduciosa e alla carità concreta. «La liturgia ci invita oggi a sentirci amati e ad amare come Dio ci ama: con disponibilità, discrezione, premura vicendevole, senza calcoli». Ha poi invocato l’intercessione della Vergine Maria perché i cristiani possano manifestare nella quotidianità la dolcezza del volto del Padre.
Appelli per la pace
Dopo la recita dell’Angelus, Papa Leone XIV ha rivolto il suo pensiero alle molteplici situazioni di sofferenza nel mondo. Ha ricordato la V Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, sottolineando il loro ruolo di «testimoni di speranza» per le giovani generazioni e invitando a costruire con loro un’alleanza di amore e preghiera.
Il Papa ha espresso viva preoccupazione per i conflitti in atto: in particolare, ha menzionato gli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, le violenze nel sud della Siria e l’emergenza umanitaria a Gaza, dove «la popolazione civile è schiacciata dalla fame e continua ad essere esposta a violenze e morte». Da qui il suo appello: «Rinnovo il mio accorato appello al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi e al rispetto integrale del diritto umanitario». Ogni persona umana — ha ribadito — ha una dignità intrinseca, conferita da Dio, e dev’essere riconosciuta e rispettata.
Il Santo Padre ha affidato alla Vergine Maria, Regina della pace, le vittime innocenti dei conflitti e ha invitato i governanti a percorrere con coraggio la via del negoziato e della riconciliazione.
Saluti e vita della Chiesa
Nel consueto saluto ai presenti, Papa Leone XIV ha menzionato vari gruppi provenienti dall’Italia e dall’estero, tra cui i nonni di San Cataldo, i giovani frati cappuccini d’Europa, i cresimandi dell’Unità pastorale Grantorto-Carturo, gli scout di Licata, i pellegrini di Montecarlo di Lucca e i giovani convenuti a Roma per il Giubileo dei Giovani.
In particolare, ha salutato i fedeli di Kearny (New Jersey), il gruppo del Catholic Music Award e gli studenti dell’EWTN Summer Academy. Rivolgendosi a tutti i giovani, ha auspicato che il Giubileo sia per ciascuno «un’occasione per incontrare Cristo ed essere da Lui rinsaldati nella fede e nell’impegno di seguirlo con coerenza».
Infine, il Papa ha ricordato la tradizionale processione della Madonna “fiumarola” sul Tevere, in programma la sera stessa, augurando che i partecipanti sappiano, sull’esempio di Maria, praticare il Vangelo nella vita di ogni giorno.
Con un affettuoso saluto e l’augurio di una buona domenica, Leone XIV ha congedato la folla, lasciando un messaggio forte e chiaro: la preghiera che ci unisce come figli ci chiama anche a vivere da fratelli.