Il presidente neo-eletto inizia a seppellire le discordie e invita il Pontefice a visitare l’Argentina, che governerà dal prossimo 10 dicembre.

Javier Milei ha iniziato a seppellire discordie ora che è diventato capo di Stato in Argentina.

L’estrema destra ha ricevuto martedì una telefonata da Papa Francesco.

Milei, che durante la sua ascesa pubblica aveva descritto il pontefice come un “rappresentante del maligno sulla terra” e che poi nella campagna presidenziale lo aveva accusato di “essere dalla parte di dittature sanguinose”, lo ha ora invitato a visitare il paese per l’anno prossimo.

Secondo il giornale La Naciónla conversazione è stata “amena” ed è durata circa otto minuti. 

Milei e Francisco hanno parlato della povertà, che in Argentina colpisce quattro persone su dieci, e dei piani del presidente eletto per l’area sociale.

Papa Francesco è stato vescovo ausiliare di Buenos Aires nel 1992 ed è stato creato cardinale nel 2001.

Nel 2013 è salito al soglio pontificio e da allora  non ha mai visitato l’Argentina benché ogni sua parola ha avuto un impatto sulla politica del suo Paese d’origine.

La figura di Papa Francesco è stata strumentalizzata  nei dibattiti della campagna per le presidenziali, quando il peronista e ministro, Sergio Massa, ha ricordato a Milei i suoi insulti verso il Pontefice.

‘ L’Argentina ha milioni di fedeli cattolici e hai offeso il capo della Chiesa”, gli ha tuonato Massa, che però è stato sconfitto da Milei domenica al secondo turno.

“Voglio che tu approfitti di questi 45 secondi per chiedere perdono al Papa, che è l’argentino più importante della storia”. 

L’economista di estrema destra ha risposto: “Le mie affermazioni sono state fatte in un contesto quando non ero ancora in politica. Non ho problemi a ripetere che mi pento di questo”.

Milei ha insultato e fatto insultare più volte il Papa

Milei ha mentito in quel dibattito del 1° ottobre, prima del primo turno. 

Due settimane prima, in un’intervista con il giornalista americano Tucker Carlson, aveva accusato il Papa di “avere affinità per i comunisti assassini” di Cuba e Venezuela. “È dalla parte delle dittature sanguinose”, lo aveva accusato. 

Ma non è stato il suo ultimo torto al Papa.

Mercoledì 18 ottobre, un Milei che stava chiudendo la sua campagna per il primo turno, dopo essere stato il candidato più votato nelle primarie, ha parlato davanti a uno stadio affollato. 

Il primo oratore di quella notte è stato uno dei suoi referenti ideologici, l’economista Alberto Benegas Lynch, che tra gli applausi ha chiesto di “sospendere le relazioni diplomatiche con il Vaticano mentre nella testa prevale lo spirito totalitario”. 

Lo stadio gli ha risposto con grida di “libertà” e applausi, ma Milei ha risposto dopo che le dichiarazioni di Benegas Lynch, 83 anni, erano una “idea personale”.

Ora Milei ha iniziato a indossare i panni da presidente della nazione. 

Martedì mattina, ha visitato il presidente uscente, il peronista Alberto Fernández, nella residenza ufficiale nel nord di Buenos Aires. 

Verso mezzogiorno, mentre registrava un’intervista televisiva, è arrivata la chiamata del Papa. 

Il colloquio, da ambo le parti, è stato descritto come “rispettoso” e “istituzionale”.