Il Dossier “In-difesa 2024” della Fondazione Terre des Hommes ci restituisce un quadro inquietante e doloroso sulla condizione dei minori in Italia e nel mondo, evidenziando come il fenomeno dei maltrattamenti e delle violenze contro i più piccoli sia una piaga ancora ben lontana dall’essere risanata. Negli ultimi dieci anni, i casi di abusi, abbandoni e violenze sessuali sono aumentati del 34%, con un’incidenza crescente sul corpo delle bambine e delle ragazze, spesso vittime silenziose di un sistema sociale che troppo spesso ignora o minimizza il loro dolore.
Un dato che non dovrebbe sorprenderci, ma che purtroppo tende ancora a rimanere sullo sfondo del dibattito pubblico. Ogni anno, il numero dei reati contro i minori raggiunge cifre preoccupanti: quasi 7.000 casi nel 2023, pari a una media di 19 ogni giorno. Tuttavia, dietro ogni numero, si nasconde una storia di sofferenza, di infanzia negata e di futuro compromesso. In un contesto che si presume sicuro, come quello familiare, si consumano le violenze più terribili, il che rende la situazione ancora più drammatica e difficile da accettare.
Il Dossier non è solo un grido di allarme, ma anche uno specchio su una realtà che coinvolge tutta la nostra società, mostrando come la vulnerabilità di bambine e ragazze non sia affatto diminuita con il progresso civile e sociale. Anzi, sono proprio loro le principali vittime di violenza fisica e sessuale, una situazione che riflette radicate disuguaglianze di genere e l’inadeguatezza delle misure di protezione in Italia e altrove. Il fatto che il 61% delle vittime siano femmine e che la percentuale di crimini sessuali contro di loro superi in alcuni casi l’85% (come nel caso della violenza sessuale aggravata) è un campanello d’allarme che non può più essere ignorato.
A fronte di un quadro così critico, la risposta non può essere solo un aumento delle denunce e delle sanzioni penali. Come sottolineato da Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes, il vero problema sta nella mancanza di un supporto strutturale alla famiglia e nella persistente cultura patriarcale che legittima e perpetua la violenza contro le donne, a partire dalla tenera età. Questa realtà ci obbliga a un ripensamento radicale delle politiche di protezione, prevenzione e sostegno. Dobbiamo chiederci perché la famiglia, luogo che dovrebbe essere per eccellenza sicuro, si trasformi così spesso in un contesto di abusi e di sofferenza per i più piccoli. E la risposta, purtroppo, non è mai semplice.
Il dossier di Terre des Hommes ci invita a prendere coscienza di un fenomeno che va ben oltre la dimensione nazionale. In tutto il mondo, milioni di bambine e ragazze subiscono abusi, mutilazioni genitali, matrimoni forzati e altre forme di sfruttamento e privazione dei diritti. Come ricorda il presidente della Camera Lorenzo Fontana, si tratta di oltre 600 milioni di ragazze costrette a contrarre matrimoni precoci e di almeno 4 milioni di vittime di mutilazione genitale. Numeri che svelano una violenza radicata e sistemica contro le donne sin dalla nascita e che, in molti casi, viene perpetrata con la complicità tacita della società e delle istituzioni.
Le conclusioni di questo Dossier pongono l’attenzione anche su un fenomeno nuovo e altrettanto pericoloso: la violenza virtuale. Il cyberbullismo, il grooming e la diffusione di materiale pedopornografico sono piaghe moderne che colpiscono i minori in modo devastante, con effetti psicologici e sociali di lunga durata. È preoccupante notare che il 64% delle immagini pedopornografiche online provengano da server europei, dimostrando che anche nei Paesi più sviluppati non esistono sufficienti barriere di protezione per l’infanzia.
Tuttavia, c’è un dato in cui possiamo vedere un barlume di speranza: l’aumento delle denunce da parte delle vittime e delle segnalazioni provenienti dai contesti scolastici e sociali. Questo è il segno che qualcosa sta cambiando, che le vittime stanno trovando il coraggio di parlare e che la società, pur lentamente, inizia a riconoscere il problema e a mobilitarsi. Ma non basta. È fondamentale che la scuola, la famiglia e la comunità si uniscano in uno sforzo condiviso per prevenire questi abusi e per insegnare ai giovani il rispetto, l’empatia e l’importanza di costruire relazioni sane e positive.
In definitiva, i dati del Dossier ci obbligano a un esame di coscienza collettivo. La società moderna, con tutte le sue conquiste tecnologiche e sociali, sta ancora fallendo nel garantire ai bambini un’infanzia sicura e protetta. Come possiamo definirci una civiltà progredita quando non riusciamo a proteggere i più vulnerabili tra noi? La protezione dei minori non è solo un obbligo giuridico, ma un dovere morale che richiede un impegno senza compromessi da parte di tutti: dalle istituzioni, dalla scuola, dalle famiglie e dall’intera comunità.
Finché un solo bambino continuerà a subire violenza, tutti noi avremo fallito. Questo non è solo un problema di polizia o di leggi, ma una questione di cultura e di umanità. E fino a quando non comprenderemo questo, continueremo a leggere di questi crimini come semplici numeri in un freddo rapporto statistico, senza vedere le lacrime e il dolore che vi sono nascosti dietro.