L’analisi: Nell’epoca in cui il mantra della meritocrazia risuona incessantemente nei discorsi politici e istituzionali, è giunto il momento di interrogarsi sulla reale validità di questa nobile idea. Spesso glorificata come il fondamento di ogni sistema giusto, la meritocrazia, in realtà, sembra celare una serie di sfide e contraddizioni che meritano un’analisi critica.
In teoria, la meritocrazia dovrebbe promuovere la selezione delle persone in base alle loro competenze, abilità e successi, garantendo un’ascesa sociale proporzionata al merito individuale. Tuttavia, la pratica racconta una storia diversa. Troppo spesso, vediamo le élite perpetuare il proprio potere attraverso connessioni e nepotismo, rendendo il merito un concetto vacuo e illusorio.
Un esempio lampante è il recente governo che proclama la fine dell’era dell'”amichettismo” e l’avvento della meritocrazia. Eppure, un’analisi attenta delle nomine rivela che spesso le tessere di partito e i legami familiari sono ancora determinanti, mettendo in dubbio la reale attuazione della tanto decantata meritocrazia.
Con la formazione del Governo Meloni, il Ministero dal 4 novembre 2022 è stato denominato Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM).
Un altro aspetto problematico è l’equità di partenza delle persone. L’accesso a opportunità educative di qualità, reti di supporto e risorse finanziarie non è uniforme. Quindi, è utopistico pretendere che tutti partano dalla stessa linea di partenza nella corsa al merito. La meritocrazia, in questo contesto, si trasforma in un privilegio per pochi, anziché un sistema equo e aperto a tutti.
Inoltre, la meritocrazia rischia di trascurare la diversità e di favorire il conformismo. Se le promozioni sono basate esclusivamente sul merito, si rischia di trascurare le voci e le prospettive di chi potrebbe non avere avuto le stesse opportunità, riducendo la società a un monoculturale senza spazio per l’innovazione e la creatività.
Infine, la competizione eccessiva che la meritocrazia può generare può portare a una cultura dell’individualismo estremo, dove il successo personale è prioritario rispetto al benessere collettivo. Ciò può alimentare un ambiente lavorativo tossico e stressante, minando la solidarietà e la collaborazione.
Mentre la meritocrazia può sembrare un concetto lodato e incoraggiante, è fondamentale esaminare attentamente come viene attuata nella pratica. Sfide come il nepotismo, le disuguaglianze iniziali e l’eccessiva competizione dovrebbero spingerci a riflettere sulle vere basi di un sistema giusto ed equo. Forse è giunto il momento di sfidare il mito della meritocrazia e cercare modelli alternativi che abbraccino la diversità, l’equità e la collaborazione.
All’inizio anche io credevo molto nel merito. Col tempo mi sono reso conto che il fenomeno dell’amichettismo è universale. La Meloni è una donna sola, non si fida di nessun perciò ha messo i parenti, gli amici e i conoscenti nei posti chiave, Vediamo cosa saprà fare.
Proporrei alla Meloni di chiamare il ministero della cultura e dell’educazione MINCULPOP. Ministero della Cultura Popolare e di chiamare la RAi Istituto Luce, come ai tempi del Duce.