L’assassinio di alcuni leader di Hamas a Beirut è considerato un atto ostile in territorio straniero commesso dall’intelligence israeliana. Il gruppo armato sciita denominato Hezbollah ha alzato i toni dal Sud del Libano.

La parola chiave degli ultimi due discorsi di Nasrallah, il leader di Hezbollah in Libano è l’invito a negoziare per evitare la vendetta per l’assassinio del vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas a Beirut, Saleh Al-Arouri.

Il Washington Post ha confermato che gli israeliani temono un’ecalation del conflitto dal Sud del Libano perché “gli scontri lungo questa frontiera turbolenta potrebbero esplodere in una guerra totale”.

Netanyahu, tuttavia, ha interesse a estendere e quindi prolungare la guerra per non andare sotto processo. 

L’autorità radiotelevisiva israeliana ha riferito che funzionari israeliani hanno detto: “Le nostre stime sono che una guerra possa iniziare con Hezbollah se non si raggiunge un accordo”.

Nasrallah, ignorando la volontà del popolo libanese di evitare la guerra, ha elencato nel suo discorso i “successi” della resistenza contro l’esercito di occupazione negli ultimi 3 mesi dall’inizio della “Tempesta dell’Aqsa” e ha spiegato le vere perdite degli israeliani che non vogliono rivelare, sottolineando che “il nemico ha esercitato un forte silenzio mediatico sulle sue vittime e feriti sul fronte settentrionale”, ma gli esperti nel campo nemico dicono che il numero reale dei morti è tre volte quello annunciato dall’esercito di occupazione”.

E ha aggiunto: “La statistica secondo le fonti del Ministero della Salute israeliano finora è di oltre 2000 feriti sul fronte settentrionale”.

E ha rinnovato la conferma che “l’obiettivo del fronte dal Libano, dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen è quello di esercitare pressione sul governo nemico e di sfinirlo e ferirlo per fermare l’aggressione a Gaza, mentre il secondo obiettivo del fronte meridionale libanese è quello di alleviare la pressione sulla situazione sul campo a Gaza”.

Nasrallah si è rivolto agli israeliani dicendo: “Dico ai coloni e ai coloni che urlano ogni giorno e hanno paura e chiedono al loro governo di essere decisi militarmente con il Libano, questa è una scelta sbagliata per voi e per il vostro governo e i primi a pagare il prezzo sarete voi e le insediamenti del nord”.

Nasrallah dopo essersi reso conto che era in una situazione difficile, ha offerto in modo ambiguo un negoziato con Israele dichiarando: “Siamo di fronte a un’opportunità storica per la liberazione completa di ogni centimetro della nostra terra e per stabilire un’equazione che impedisca al nemico di violare la sovranità del nostro paese e questa opportunità è stata aperta di nuovo dal fronte libanese”.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Galant ha risposto dalla frontiera settentrionale dicendo: “Preferiamo una soluzione politica a una militare, ma l’ora zero si sta avvicinando”.

E ha confermato che l’esercito sta svolgendo un eccellente lavoro militare e sta infliggendo colpi dolorosi a Hezbollah.

E ha detto: “siamo impegnati a ridare il senso di sicurezza agli abitanti del nord attraverso tutti  i mezzi”.

Il canale 12 ebraico ha detto che le dichiarazioni di Galant sono state una risposta al discorso di Nasrallah e alle sue minacce…

Tra pochi giorni e si saprà la decisione: o una soluzione politica con il Libano o una soluzione militare. Non c’è una terza soluzione.

In risposta al discorso di Nasrallah, il portavoce dell’esercito israeliano Avichay Adraee ha rapidamente commentato dicendo: “Non è necessario avere un dottorato in statistica per seguire i numeri gonfiati che Nasrallah cerca di vendere dal suo rifugio, ai libanesi nel tentativo di convincerli della legittimità delle sue azioni continue nel distruggere il Libano a sostegno e supporto dell’organizzazione Hamas-Daesh, assassina di bambini e stupratrice di donne”.

E ha proseguito: “Ama molto parlare di Israele, senza affrontare i danni che colpiscono il Libano a causa delle sue avventure, o parlare dell’economia crollata o attirare l’attenzione sul sud vuoto dei suoi abitanti, o sui funerali dei suoi membri che vengono sepolti uno dopo l’altro nei villaggi del sud del Libano che sono stati uccisi per una guerra che non ha nulla a che fare con il Libano”.