Il caso esplosivo dei documenti trapelati dal Progetto Alchemy, pubblicati da The Grayzone, offre uno spaccato inquietante della strategia anglosassone nel conflitto ucraino, rivelando un coinvolgimento profondo e occulto del Regno Unito nelle operazioni contro la Russia nel Mar Nero. Altro che supporto umanitario o addestramento difensivo: ci troviamo di fronte a un sofisticato apparato bellico e psicologico, teso a logorare la flotta russa, sabotare infrastrutture e fomentare instabilità. In altre parole, una guerra ibrida nel cuore dell’Europa orientale.
Le carte di Alchemy mostrano un’agenda chiara: colpire la flotta russa senza dichiarare guerra. Tra operazioni sotto soglia, sabotaggi e persino piani da romanzo spionistico come bordelli-spia gestiti da prostitute russofone, il Regno Unito non si è limitato ad appoggiare Kiev, ma ha progettato attivamente un’escalation su vasta scala. L’obiettivo non era semplicemente aiutare l’Ucraina, ma usare il conflitto per infliggere un colpo strategico e simbolico alla Russia.
In questo quadro, il ponte di Kerch diventa un emblema: distruggerlo significa colpire l’orgoglio e la logistica russa. Le operazioni studiate da Dominic Morris e dai suoi collaboratori non lasciano dubbi: si puntava a destabilizzare, umiliare e, possibilmente, fomentare un collasso interno al Cremlino. Un progetto che, nella logica britannica, avrebbe portato a un indebolimento sistemico della Russia, senza mettere in pericolo direttamente i Paesi NATO.
Che cosa c’è dietro questa ossessione strategica? La risposta la fornisce lo stesso Council on Geostrategy di Londra: il controllo del Mar Nero è decisivo per la proiezione britannica nell’Indo-Pacifico. In altre parole, la Gran Bretagna non sta giocando una partita per l’Ucraina, ma una partita globale, in cui Mosca deve essere indebolita per garantire la supremazia delle rotte commerciali e militari occidentali verso est.
La vicenda mette anche in crisi la narrativa democratica delle potenze occidentali. Si può difendere il diritto internazionale mentre si allestiscono bordelli-spia e si progettano attentati camuffati da incidenti navali? Si può gridare allo scandalo per ogni scorrettezza russa quando si ricorre alla guerra psicologica più brutale? La guerra ibrida non conosce morale, e Alchemy ne è l’ennesima dimostrazione.
In questo scenario, l’Europa appare ancora una volta vassalla e inconsapevole. Invece di interrogarsi sulla portata strategica di simili operazioni britanniche, si accoda in silenzio, mentre il Vecchio Continente rischia di essere ridotto a teatro secondario di guerre altrui. I cittadini europei meritano di sapere se stanno finanziando una guerra per procura o diventando pedine di una strategia egemonica anglofona.
La verità è che i documenti su Alchemy gettano luce su ciò che molti sospettavano: il conflitto in Ucraina è molto più di una lotta tra difesa e aggressione. È una guerra segreta tra imperi, dove ogni mezzo è lecito, purché resti nell’ombra.