Papa Francesco oggi pellegrino a S. Maria Maggiore

Nessuna dichiarazione, nessun proclama. Solo un gesto, silenzioso e filiale: inginocchiarsi davanti a Maria.

Così, ancora una volta, Papa Francesco ha aperto il cammino della Settimana Santa, tornando alla Basilica di Santa Maria Maggiore, alla presenza dell’icona della Salus Populi Romani, immagine che accompagna da secoli la fede del popolo romano, ma che con lui è diventata uno specchio dell’anima universale della Chiesa.

Non c’è nulla di banale in questa visita – la 126esima, secondo quanto riferito – e non è solo la continuità rituale che colpisce. È la continuità affettiva, spirituale, mistica. La preghiera del Papa non è un atto di protocollo: è un ritorno a casa.

Maria non è una parentesi tra due eventi ecclesiali, è il grembo da cui parte ogni cammino.

E la Salus Populi Romani, più che una semplice icona, è diventata per Papa Francesco ciò che era per i pellegrini medievali: una presenza che precede e accompagna ogni svolta.

La visita di sabato 12 aprile 2025, alla vigilia della Domenica delle Palme, assume un significato tanto più denso perché avviene al termine di un periodo di convalescenza dopo il ricovero al Gemelli. Il Papa – ancora una volta fragile, provato, ma profondamente lucido – ha voluto affidare alla Madre il peso di questa Settimana Santa, che per lui e per il mondo ha il volto delle guerre, delle disillusioni e delle povertà crescenti.

Ma il gesto più commovente non è solo il ritorno in sé, bensì il segno condiviso: quel mazzo di fiori gialli, offerto da una fedele semplice e restituito da Francesco alla Vergine. È un gesto che racconta una Chiesa che non separa il popolo dal pastore, ma li riconosce uniti nella preghiera, nel dolore e nella speranza.

In questo tempo in cui la comunicazione è fatta di clamore, il gesto del Papa è controcultura: è silenzio che parla, è debolezza che affida, è fede che non pretende ma abita.

“Con Maria non ci si perde”, diceva il Papa. E anche questa volta ci ricorda che la vera forza della Chiesa non è la potenza, ma la preghiera. Non è la strategia, ma l’affidamento. Non è l’immagine, ma la Madre.